Scontro nella capitale della destra di Fabio Martini

Scontro nella capitale della destra CANDIDATI PRESIDENTI DUE EX MSI, BUONTEMPO E FIORETTI, E PISO CHE MILITAVA IN «TERZA POSIZIONE» Scontro nella capitale della destra I congresso romano di An riscopre l'anima missina Fabio Martini ROMA Nell'asettica Fiera di Roma il congresso è ancora ai preliminari e Mimmo Gramazio ne approfitta per deliziare i camerati con una delle sue vecchie bravate: «Era il 1969, i compagni ci .avevano provocato e arrivai davanti al liceo Giulio Cesare con una mazza da baseball che cominciai a roteare... Fu quella volta che menai il figlio di Taviani, che le aveva date ad uno dei nostri. Ma il padre era ministro dell'Interno, la polizia mi cercava e mi ricordo quello che mi disse Giulio Caradonna: "Dome' vienitene a casa mia: io c'ho l'immunità parlamentare e nun te' possono arresta'!"». Certo, ricordi lontanissimi e scazzottate irripetibili: oggi Domenico Gramazio è una delle massime autorità sanitarie della Regione Lazio, An è partito di governo e Gianfranco Fini si prepara a scrivere la Costituzione europea. Eppure quell'amarcord anacronistico è uno dei frammenti che contribuisce a comporre la curiosa fisionomia di Alleanza nazionale romana, da ieri a congresso fino a domenica. Un congresso vetrina, perché Roma, per dirla con Maurizio Gasparri «è la capitale della destra italiana». Da dieci anni An è il partito più votato a Roma e sono romani, di nascita o d'adozione, quasi tutti i capi del partito. Ma per diventare un partito del 25-300Zo, An ha innestato sul vecchio tronco missino, i quadri e gli elettori dell'eterna de romana: quella popolare, impiegatizia e papalina di Giulio Andreotti e di Vittorio Sbardella. Un mix a suo modo ben dosato, ma nel quale l'anima missina non è affatto in dissolvenza come si potrebbe credere, ma resta invece un ingrediente vivo e decisivo. Come dimostrano i candidati alla guida del partito romano e il clima del congresso. Alla sfida per guidare la federazione più importante d'Italia si presentano tre personaggi molto pendenti a destra: la «Destra sociale» di Francesco Storace e Gianni Alemanno candida Vincenzo Fiso, coinvolto nel 1985 nel processo agli estremisti neofascisti di Terza Posizione e assolto dopo ben quattro anni di detenzione; la «Destra protagonista» di Maurizio Gasparri candida Teodoro Buontempo, personaggio fuori dagli schemi ma con una storia missina sbandierata con orgoglio; la «Nuova Alleanza» di Adolfo Urso e Domenico Nania presenta ai nastri di partenza Pierluigi Fioretti, anche lui ex msi. E anche il clima della prima giornata del congresso romano conferma quanto sia viva l'anima missina. Certo, davanti alla Fiera sono parcheggiate le autoblu di ministri e assessori. Certo, per dirla con un militante di base come Alessandro Lucarelli «a sto' congresso non si vede un giubbotto e neanche un poliziotto, ma soltanto giacche, cravatte e tailleur firmati...». Certo, i capi si rivolgono ai militanti con un democristiano «Cari amici...... Eppure, persino Maurizio Gasparri, il ministro di punta della delegazione di An al governo, ha sentito il bisogno di regalare al congresso battute militanti. Come queste: «L'altra notte, rincasando, ho visto che sotto casa c'erano diversi carabinieri. La mia prima sensazione da militante di destra è stata di preoccupazione: chissà cosa è successo...». E ancora: «Io non voglio la scorta, noi siamo abituati al rischio, perché le stagioni dure e difficili della militanza ci hanno temprato» e «senza i nostri militanti non saremmo nulla». Anche le percentuali finora raccolte dalle tre correnti nei congressi provinciali (e le proiezioni finali) raccontano di un congresso all'insegna della continuità: la corrente «liberale» di Urso e Nania che puntava a conquistare il primo posto si fermerà attorno al 300Zo, mentre il restante 700Zo verrà diviso tra le due correnti (Destra protagonista e Destra sociale) che interpreta¬ no le anime storiche della destra italiana: il filone tradizionalista di Almirante, Michelini e oggi Fini e quello movimentista che ha avuto in Evola e Rauti i suoi ispiratori. Il congresso, che è stato aperto da un saluto non rituale del sindaco Walter Veltroni, da oggi si consumerà nella sfida tra gli etemi duellanti all'ombra di Fini: il «governatore» Storace non ha per nulla gradito la decisione di Gasparri di sparigliare, candidando un beniamino della base come Buontempo: «Stanno spendendo molto per sostenerlo...». E Gasparri: «Il partito non è una caserma, ci contiamo ed è finita lì». Teodoro Buontempo in una foto d'archivio

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