Zinni incontra Arafat: ci sono segnali positivi

Zinni incontra Arafat: ci sono segnali positivi S'INIZIA NEL SANGUE LA MISSIONE DELL'INVIATO USA IN MEDIO ORIENTE Zinni incontra Arafat: ci sono segnali positivi Una mina uccide a Gaza una donna e i suoi 4 figli. Israele: non è nostra AldoBaquis TEL AVIV Nel giorno in cui il mediatore statunitense Anthony Zinni ha avviato ima nuova spola (la terza) per raggiungere un cessate il fuoco fra israeliani e palestinesi una nuova strage ha mietuto ieri vittime innocenti nella striscia di Gaza. Erano le prime ore del pomeriggio quando una forte esplosione ha lasciato atterriti gli abitanti del popoloso campo profughi palestinese di el Bourej, a sud dì Gaza. Ouando la colonna di fumo si è diradata gli abitanti hanno trovato il cadavere dilaniato di Zina al-Wawada, 43 anni, assieme a quelli dei suoi quattro figli di età compresa fra 8 e 16 anni. Fonti palestinesi hanno spiegato che - mentre guidava un carretto trainato da un asino - la donna è probabilmente salita su una mina abbandonata sul terreno il giorno precedente da soldati, allo scopo apparente in impedire infiltrazioni di guerriglieri. «Si tratta di un nuovo massacro compiuto dagli israeliani», ha dichiarato il generale Abdel Razek al Majaida, comandante delle forze palestinesi a Gaza. Una fonte militare a Tel Aviv ha replicato che la mina non poteva essere stata deposta da soldati di Israele perchè - dopo la morte accidentale di quattro bambini palestinesi in un incidente analogo avvenuto alcune settimane fa nella striscia di Gaza - è stato deciso di non ricorrere più a questo tipo di armi. Sempre ieri altri quattro palestinesi sono stati uccisi dal fuoco di militari israeliani in una serie di incidenti divampati in diverse zone della striscia di Gaza. In questa atmosfera surriscaldata il generale Zinni ha cercato di convincere israeliani e palestinesi a prodigarsi per un cessate il fuoco che sarebbe seguito poi dal rilancio di negoziati bilaterali di pace. Al termine di un incontro a Ramallah con Yasser Arafat, Zinni ha ieri ostentato un cauto ottimismo affermando che i colloqui da lui avuti sono stati «molto positivi» e che le due parti sembrano adesso impegnate a cercare una via di uscita dalla crisi. In precedenza il presidente del Consiglio legislativo palestinese Ahmed Qrei (Abu Ala) aveva condizionato a quattro richieste perentorie la disponibilità dei palestinesi a discutere del cessate il fuoco. Secondo Abu Ala, nessun progresso potrà essere registrato se prima Israele non avrà revocato lo stato di assedio imposto alle principali città palestinesi in Cisgiordania e non avrà abbandonato le zone autonome palestinesi. Ieri le forze israeliane hanno compiuto un ritiro parziale dalle principali città cisgiordane, restando tuttavia assestate nelle zone limitrofe nel tentativo di prevenire nuovi attentati in fase avanzata di realizzazione secondo i servizi di informazione. Abu Ala ha aggiunto che i palestinesi richiedono da Israele l'impegno preciso a non ricorrere più contro la popolazione civile né a carri armati né ad aerei da combattimento. Esigono infine che finiscano definitivamente le esecuzioni mirate dei militanti della intifada. Il ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer ha replicato che le misure di sicurezza mantenute dall'esercito hanno essenzialmente un carattere preventivo e che esse potrebbero essere revocate in tempi brevi se da parte palestinese venisse un impegno preciso a prevenire con decisione gli attentati anti-israeliani. «Non abbiamo alcun interesse a restare nelle zone autonome», ha assicurato Ben Eliezer. Il ministro degli esteri Shimon Peres ha affermato che la riesumazione della Commissione politica israelo-palestinese dopo un anno di pausa rappresenta un ammorbidimento della posizione del premier Ariel Sharon che in passato si era detto strenuamente contrario alla organizzazione di contatti politici fintanto che sul terreno proseguono le violenze. Secondo Peres, la ripresa dei lavori della Commissione politica potrebbe essere «ima questione di giorni». Con Zinni, i ministri Peres e Ben Eliezer hanno molto insistito sul ruolo destabilizzante dei guerriglieri libanesi Hezbollab che secondo Israele sarebbero i responsabili dell'attacco armato che alcuni giorni fa ha provocato la morte di sei persone in Galilea. I ministri israeliani hanno aggiunto che tale attacco non sarebbe stato realizzato senza la approvazione almeno tacita della Siria. Le autorità libanesi hanno subito respinto le affermazioni israeliane. Il leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, si é limitato a confermare in termini generali che la sua organizzazione sostiene la intifada. Ma non ha voluto precisare se la infiltrazione in Galilea sia stata condotta dai suoi uomini. L'inviato americano Anthony Zinni con il leader palestinese Yasser Arafat dopo l'incontro avvenuto ieri nella sede dell'Autorità palestinese, a Ramallah