«Stefano, dà un bado a Davide: è tutto quello che d resta»

«Stefano, dà un bado a Davide: è tutto quello che d resta» PRIMA I CARABINIERI IN BORGHESE, POI UNA SCORTA HANNO ACCOMPAGNATO LA MADRE DI SAMUELE VERSO IL CARCERE DI TORINO «Stefano, dà un bado a Davide: è tutto quello che d resta» Nella notte delle manette Anna Maria voleva essere accompagnata dal marito. Il telefono in casa Franzoni squilla all'una del mattino: «Signora, venga con noi in caserma a firmare alcuni documenti» Renato Rizzo inviato a MONTEACUTO VALLESE La notte delle manette è incominciata con una bugia a cui non ha creduto né chi la diceva né chi l'ascoltava. Ed è finita con un abbraccio frenetico ed un sussurro all'orecchio: «Stefano, dà un bacio a Davide: è tutto quello, che. ci resta». Poi Anna Maria Franzoni si è stretta nel suo piumino scuro ed è salita sull'auto diretta a Torino, destinazione una cella di isolamento nel carcere delle Vallette. Quattro ore di viaggio, incontro all'alba, ma lei gli occhi li teneva sgranati e fissi sull'orizzonte, senza vedere nulla, se non, forse, i confini della propria paura. Sembrava un acquerello Monteacuto, l'altra notte, prima che un turbine lo scompigliasse. Strade vuote, cielo nero, un'unica casa illuminata tra le tante buie: quella dei Franzoni. Solo qualche ombra si muoveva lì attorno. Discreti carabinieri in borghese, segnale d'un imminente cambiamento di scena. Fruscio di gomme, motore al minimo. Un Pajero verde esce dal garage della palazzina arroccata sul pendio. E' il fuoristrada con cui Leonardo, uno dei fratelli di Anna Maria, si è mosso tutto il giorno portando con sé la fidanzata Cristella, soprabito scuro, capelli neri lunghi. Sembrano loro, nel buio. Ma appena rientrano nel cerchio luminoso e sfocato di un lampione, l'equivoco si svela: «Sono Stefano e Anna Maria». Il Pajero accelera, si infila spedito nelle curve. C'è una camionetta della polizia, immobile ma vigile, sul ciglio della strada che scende ripida verso il bivio per Benedetto Val di Sembro. Intanto si materializza una Punto verde che non si capisce se faccia da scorta o da cuscinetto. Sopra, gli stessi carabinieri in borghese visti a Monteacuto. Il Pajero è ormai solo due puntini rossi che appaiono a intermittenza lungo i tornanti. Poi scompaiono del tutto, inghiottiti da qualche sentiero imboccato, forse, a luci spente. Una galoppata nei boschi, mentre un'altra auto militare, illuminata come un albero di Natale, presidia il crocicchio da cui si può raggiungere l'autostrada: controllo o, piuttosto, dissuasione per chi fosse tentato di cambiare improvvisamente rotta. Stefano e Anna Maria Lorenzi vanno a «vedere» un bluff sapendo di perdere. All'una e qualche minuto, infatti, era squillato il telefono nella grande casa senza sonno: «Carabinieri della compagnia di Vergato, la signora dovrebbe venire subito a firmare alcuni documenti». E loro affrontano quella che sarà l'ultima corsa insieme in auto, senza scampo, verso la trappola che le voci di tanti giorni hanno annunciato. Caserma, ore 1,30. Il capita¬ no Fernando Cassanelli informa la signora «Franzoni Anna Maria» che, da Aosta, è giunto un ordine di custodia cautelare. Incomincia la trafila burocratica: foto, firme, pratiche per l'identificazione. Lei non si lamenta mai: «Era come se se lo aspettasse» dirà più tardi uno dei militari. Giunge anche Giorgio Franzoni, il patriarca della famiglia, e il suo arrivo sembra siglare ima certezza: tutti attendono l'abbraccio di un addio forse lungo, certo difficile. Ecco la tecnica senza clamore di cui aveva parlato il procuratore di Aosta: lei. Arma Maria, l'accetta e non spreme ima lacrima. Chi l'ha vista la descrive come «rassegnata». Le due, è l'ora. La donna, ormai in stato d'arresto, viene invitata in una stanza. Si rende conto che un capitolo della sua vita sta per chiudersi davvero. Stringe la mano del marito: «Vieni anche tu con me». Le spiegano che non è possibile: questo è un viaggio che si affronta da soli. Lei lascia nella destra di Stefano il senso di una carezza. «Bacia Davide», dice. Padre e marito rientrano a Monteacuto. Sono le 2,45 quando salgono in casa e informano mamma e fratelli che Anna Maria, da stanotte, non starà più lì, ma in una cella sorvegliata 24 ore su 24. Davide, il bambino, non si è accorto di nulla. Dorme. Il mattino gli annunceranno che «mamma è partita per un viaggio». E lui rivivrà un nuovo trauma, dopo la perdita del fratellino «diventato un angelo». «In questo momento - spiega il neuropsichiatra Giovanni Bollea - la madre non è la sola ad essere in prigione. E' in carcere anche lui, perché non può uscire e nemmeno andare a scuola». Come sono lontani Cogne e i compagni, come sono freddi quei fax che arrivano dalla scuolina dove ancora c'è la neve a questa casa dove già sono fiorite le forsizie, con l'elenco dei compiti e delle lezioni da studiare. La notte delle manette ha luccichii sinistri anche per un bimbo di 7 anni. L'ingresso del carcere delle Vallette a Torino dove è stata rinchiusa la madre di Samuele

Luoghi citati: Aosta, Benedetto Val, Cogne, Fernando Cassanelli, Torino