Sotto segno della PALMA di Elena Loewenthal

Sotto segno della PALMA Sotto segno della PALMA LA STORIA Elena Loewenthal ODISSEO si è addormentato sfinito, dopo un naufragio turbolento e un viaggio fra i flutti, aggrappato all'esile zattera: sotto un riparo di foghe Atena gli ha infuso il sonno, fasciato le palpebre ammalate di spossante stanchezza. Dorme, al principio del libro VI dell'Odissea, l'eroe "costante", ma non dorme la sua dea, che corre invece a svegliare Nausicaa e darle un fremito nelle gambe e nella testa; da quell'istante è tutto un frenetico susseguirsi sino al momento dell'incontro: una palla lanciata per sbaglio dall'ancella in un gorgo profondo strappa l'eroe al suo letargo e gli presenta una scena quasi irreale, nella sua bellezza. Nudo e "orrido di salsedine", Odisseo si presenta al gruppo di fanciulle dai bei riccioli, ed è subito scompigho, fuga concitata. Una soltanto "dritta stette, ad aspettarlo": merito ancora una volta di Atena, che infonde a Nausicaa il coraggio nel cuore, ma merito anche della prudenza di Odisseo, che trattiene seppure a stento l'impulso d'afferrarle le ginocchia e la prega invece di lontano, con parole di miele. La vista della stupenda fanciulla ispira all'uomo un canto quasi incredulo alla sua bellezza: "Mai cosa simile ho veduto con gli occhi," le dice, "In Delo una volta vidi levarsi un fusto nuovo di palma... ammirandolo fui vinto dal fascino a lungo, perché mai crebbe tale pianta da terra, come te, donna, ammiro, e sono incantato!" "La tua statura ti fa come una palma," fa eco a Ulisse, da insondabili distanze nel tempo e nello spazio, il poeta del Cantico dei Cantici - che forse ma non per certo era Salomone, re sensibile al fascino femminile almeno quanto suo padre Davide -: "i tuoi seni ne sono i frutti penduli. Ed io mi son detto: voglio salire sulla palma, tenermi alle sue fronde, grappoli di vite i tuoi seni e arancio il profumo del tuo respiro". Eretta e fiera figura di una donna evoca la palma, pianta antica e dalla storia lunga nella natura, nelle parole, neh' arte -, alla quale è dedicato un volume dell'editore Pendragon; "Palma palmae", a firma di Gianfranco De Micheli e Francesco De Santis (pp. 206, euro 19, con un ricco e interessante corredo iconografico). Esso capita a proposito in questa stagione di rivieraschi festival canori e di primavera alle porte con l'imminente domenica d'annuncio della Pasqua cattolica, insieme alle fronde di quest'albero e dell'ulivo di pace. "La struttura della palma era già presente tra le prime forme di aggregazione cellulare," spiegano gli autori nella parte del libro dedicata alla botanica. In questo senso la palma è pianta archetipica, una sorta di mappa delle altre specie vegetali, attraverso la quale leggere l'anatomia di altre famigbe, come le graminacee (riso, mais, frumento, orzo) donde tutta l'umanità trae da sempre il suo pane quotidiano. Per contro, o meglio per coerente evoluzione, la palma, in tutte le sue molteplici manifestazioni naturali, cresce e si riproduce non per estensione di sé bensì attraverso una fihazione, un po' come fa la genìa di Adamo: biologi, botanici e giardinieri, esperti d'ogni sorta perdoneranno questo approssimativo accostamento, ma per chi voglia saperne di più non resta che leggere il primo capitolo del libro e addentrarsi fra monocotiledoni e totipotenzialità cellulari. Ed è forse proprio in virtù di questa sua duplice natura, un po' archetipica e primitiva, e un po' umana, che la palma ha acquisito lungo il cammino della storia una grande varietà di significati e accostamenti simbolici. Nel suo fusto dritto, nella fronda che svetta, la palma cova frutti e sentimenti, come narra il Talmud, il corpus della tradizione ebraica: "C'era una volta una palma ad Amato, non lontano da Tiberiade, che non dava frutti. Un giorno un giardiniere passò nei pressi, la vide ed esclamò: - questa palma femmina agogna una palma maschio che si trova a Gerico! - H giardiniere la innestò con quella, e la palma di Amato diede frutto". "Il giusto fiorirà come la palma" canta il salmista, e gli fa eco la tradizione: come il giusto è tutto d'un pezzo, cosi la palma che non presenta curve né escrescenze, come l'ombra lunga e generosa di quest'albero così è la ricompensa che attende i giusti nel mondo a venire, come il cuore della palma guarda verso l'alto, così è rivolto al cielo quello dell'uomo virtuoso. La palma è come,il giusto, prospg^jg lo Zohar, la, summa della Cwabalah, perciò èpiando si reipijl|fe quest'albero 'ci vuole molto tèmpo prima che ricresca, e parimenti se il mondo perde un santo bisogna attendere a lungo prima di vedeme un altro comparire interra; e come la palma non cresce se il maschio non si accosta alla femmina, così l'uomo giusto non può prosperare se non ha accanto la '- donna che gli spetta, e si veda il, •caso di Abramo e.Sarà. Non certo a caso, sotto una palma esercita il suo ministero la profetessa Debora: da queir albero situato sulla strada che va da Rama a Betel si diffonde il suo cantico di vittoria e speranza. Qualche generazione appena primar Mosè aveva intonato lode all'Eterno dopo il.risc^t^ dall'Egitto e il miracolo del MaiRosso ("Chi è come te fra gli dei!" aveva esclamato), subito prima di giungere, insieme alle tribù, a Ehm, luogo dove il deserto regala un miraggio che non è affatto illusione: dodici sorgenti di acqua e settanta palme. All'ombra di questi alberi protesi verso il cielo, narra ancora la tradizione, in numero di settanta ad evocare gli altrettanti savi, per la prima volta i figli d'Israele si dedicarono allo studio. E in un futuro che le tribù erranti ancora non potevano immaginare, fronde di palma e ali di cherubino avrebbero veghato nel luogo solenne, il SantuariowcWU Tempio, così come lo descrive il più immaginifico fra i profeti "biblici, Ezechiele. t Malgrado questo ruolo stanziale, però, la palina resterà nella tradizione e nel rito ebraico il simbolo precipuo d^lT erranza e di quélla vita prowispria, nel deserto, fatta dì incertezza e attesa; "Nella festa dei Tabernacoli portavano in mano un mazzo de fronde, composto di quattro sorti di piante: salice, cedro, palma e mirto", spiega Tommaso Reina (1579-1653) neUe sue "Prediche Quaresimali", parlando della festa ebraica delle Capanne che, in autunno, rievoca i quarant' anni di vagabondaggi per il deserto dei figli d'Israele, sospesi fra la pingue schiavitù d'Egitto e una Taira Promessa stillan; te sì latte e miele, ma ancora ignota. La domenica che precede la resurrezione di Cristo è invece nella liturgia cattolica il giorno dedicato alla palma. Quest'albero è nella tradizione cristiana innanzitutto simbolo di martirio per fede: "L'amore ond'io avvampo ancora vèr la virtù che mi seguette infin la palma", narra san Giacomo a Dante nel canto XXV del Paradiso. Ma essa evoca soprattutto, nella ricorrenza della domenica degli ulivi e delle palme, l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, a dorso d'asina, accolto dagli "Osanna al figlio di Davide": annuncio di sovranità in terra e cielo, come narra il capitolo 21 del Vangelo di Matteo, Da questo episodio la palma trae il suo senso di "vittoria" e anche solo mondano trionfo o eccellenza, e questa immagine del messia che varca la sogha della città sull'umile cavalcatura, accolto da un agitar di fronde, è come un respiro di brezza prima della passione e della morte. Ma la palma non ha significato soltanto nella tradizione del monoteismo biblico, naturalmente: Gianfranco De Micheli e Francesco De Santis sollecitano il lettore con testi cuneiformi, antiche canzoni dell'India, alberi dell'illuminazione alle spalle del Buddha. La palma da dattero è ad esempio l'albero sacro mesopotamico, la cui sintesi figurativa sono le scene di impollinazione artificiale. Di qui trae origine un motivo decorativo corrisposto in tutta l'antichità classica: la "palmetta", espressione di gioia, eleganza e soprattutto magica simmetria nel mondo. Il corredo di immagini offre nel libro una quantità di colori e suggestioni, che vanno dalle simulazioni al computer alle perfezioni logaritmiche della palma, passando per i graffiti preistorici, le anfore greche, le lapidi di Palmyra, alcune tinte di Gauguin e dei dipinti tantrici. Non per nulla, la palma gentile, ^crive Carducci nelle "Primavera Ellei^iche", si volge al "nativo oriènte", dove questa pianta non è soltanto motivo ornamentale o simbolico, ma spesso anche fonte insostituibile di sostentamento. I datteri che sono provvista per il Sahara, racconta Monod ne "Il viaggiatore delle dune" (appena pubblicato da Bollati Boringhieri), sono secchi, duri e dall'impatto al suolo fragoroso: autentici concentrati di sostanza. Nel paesaggio tropicale e subtropicale la palma è una risorsa portentosa: frutti zuccherini, bevande fermentate, zucchero, germogli eduli, oh, grassi, cera, sostanze medicinah, fibre tessili, frasche, avorio vegetale. Il catalogo è quasi inesauribile, e la palma sconfina in una versatilità sovrannaturale: "Nei paesi dell'India," scrive ancora Rema nelle sue prediche quaresimali, "si trova una sorte di palma la quale non solo produce frutti, ma ella stessa è tutto frutto. Il tronco, i rami, le foghe, la corteccia, la radice, i fiori, tutto serve o per pane o per companatico o per intingolo o saporeto o per bevanda". Dall' Oriente si passa all'Occidente estremo del grande Jorge Amado e la sua "Cucina di Bahia" (Emaudi 1998), dove l'oro dell'olio di palma confabula con la dolcezza della jaca, e il piccante del peperoncino ammicca alle donne vestite di pizzo bianco sopra la pelle color cannella. Segno mirabile di una geometria del mondo che per il fedele è puro dettato del cielo, la palma diventa simbolo di sostentamento materiale e spirituale. Ed è gesto festante di una fede vittoriosa che, passando per la porta di Gerusalemme a dorso d'asina, si protende verso il cielo, fra gli osanna della domenica che precede la Pasqua cattolica. Quanta strada ha fatto quest' albero fiero, dal giorno in cui l'immagine di una fanciulla l'ha evocato negli occhi e nella memoria di un naufrago che della vita ha già visto molto ma non abbastanza. L'ima e l'altra, la palma e la donna, dispensano frutto - che sia figlio o ancora soltanto desiderio - e sono la voce della vita con il loro spasimo di fertilità. Una lunga vicenda, nella natura, nell'arte, nelle parole. Un albero fiero, quanta strada ha fatto dal giorno in cui l'immagine di Nausicaa l'ha evocato negli occhi e nella memoria di Odisseo E come il giusto, perché quando si recide ci vuole molto tempo prima che ricresca, evoca l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, è l'Illuminazione alle spalile del Buddha «La palma sacra e il Nilo» (tomba di Pashedon); sotto: «La palma nella matematica» (elaborazione di F. De Santis) «La palma nella botanica» (elaborazione al computer). Sotto: «La Sacra Famiglia» di Raffaello Sanzio