Il robot che amava i genitori di Lietta Tornabuoni

Il robot che amava i genitori VIDEOCLUB. Lietta Tornabuoni Il robot che amava i genitori SU un tema attuale quanto la creazione scientificotecnologica di esseri pseudo-umani, Spielberg ha fatto con «A. I.Intelligenza Artificiale» un film imperfetto e magistrale, allarmante e commovente, con il suo protagonista prediletto interpretato benissimo da Haley Joel Osment: un piccolo smarrito, solo, che vuol tornare a casa e ritrovare la sua mamma. Sul film s'è discusso e si potrà discutere quanto si vuole: ma è una di quelle opere cruciali destinate a rimanere come emblema del loro tempo, uno di quei titoli proverbiali che basta citare per evocare problemi assoluti, una di quelle narrazioni impossibili da ignorare. Premessa: lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari dovuto all'effetto serra ha sepolto sotto l'acqua Amsterdam, Venezia, New York e tante altre città, ha costretto a imporre limitazioni severe alla procreazione: il professor William Hurt propone alla sua società di elettronica di costruire un robot bambino capace di amare i genitori che gli danno l'imprinting, non soltanto un robot «simulatore di sensualità» ma un Mecca (abbreviazione di meccanico, mentre gli esseri umani sono Oi^a, organici) dei sentimenti. Venti mesi dopo la creatura esiste e inizia a sperimentare l'esistenza: viene adottato e amato, poi messo da parte e abbandonato; affronta avventure paurose insieme con l'orsetto Teddy, giocattolo parlante intelligente, e con Gigolò Joe, un Mecca-Lover, un robot sessuale. Si trova coinvolto in persecuzioni che alludono a queUe contro gli immigrati di colore, consulta il sapiente dottor So, cerca di diventare un bambino vero. Toma a casa: sono ormai passati duemila anni, può finalmente dormire, morire forse. Favola un po' sadica per bambini, immaginazione d'un fantafuturo prossimo, variazione di Pinocchio (ci sono Mangiafuoco, il Paese dei Balocchi e la Fata Turchina, s'intravede Geppetto), «A. I.» è tratto nella sua prima parte da un racconto di Brian Aldiss. A quanto dice il regista è un progetto che Stanley Kubrick non fece in tempo a realizzare dopo averci lavorato per dieci anni, benché non somigli al grande cineasta che se n'è andato. Somiglia soprattutto a Spielberg: lo stile mescola l'azzurra glacialità della tecnologia e il rosso palpitante del cuore. «A. I. I ntelligenza Artificiale», un film imperfetto e magistrale, allarmante e commovente, favola un po' sadica, variazione di Pinocchio Haley Joel Osment nel film «A.l.Intelligenza Artificiale» Steven Spielberg A.l.Intelligenza Artificiale Warner Home Video. A noleggio FANTASCIENZA

Persone citate: Brian Aldiss, Haley Joel Osment, Mecca, Spielberg, Stanley Kubrick, Steven Spielberg, William Hurt

Luoghi citati: New York, Venezia