VITTORINI conversazione con il padre

 VITTORINI conversazione con il padre VITTORINI conversazione con il padre ANTEPRIMA. Demetrio Vittorini QUANDO Elio entrava in una stanza tutti lo guardavano. Un effetto che faceva anche in luoghi pubblici, stazioni ferroviarie, treni, alberghi. Era alto un metro e ottanta che per la sua generazione era una statura imponente. Timido e impacciato quando vedeva persone per la prima volta. Non ama- «f; va parlare. Parlava però molto quando aveva amici intorno e si ' scaldava. »« -Molti hanno notato che aveva qualcosa di orientale nell'aspetto. Occhi leggermente a mandorla, color nocciola. Stà pracciglia ad arco, mobilissime. Le signore milanesi che si recavano alla libreria Einaudi, sempre alla stessa ora del tardò pomeriggio, per incontrarlo, guardarlo di sottecchi, o scambiare quattro parole con lui, lo ' chiamavano affettuosamente il grande saraceno. Quando rideva chiudeva un occhio e alzava un sopracciglio. Aveva un naso aquilino, quello degli Sgandurra, che alle volte lo faceva somigliare a un capo indiano d'America. Spesso pensando, o parlando, si toccava la punta del naso con un dito, il che faceva notare di più la curva del naso. I capelli erano castani - chiari d'estate quando stava al sole. Scuri d'inverno. Da giovane li portava lunghi e li pettinava anche con la brillantina. Dopo i trent'anni li portò sempre corti. Negli ultimi cinque anni di vita gli si fecero un po' radi in cima. Era asciutto, molto magro da giovane. Divenne più robusto e muscoloso tra i quaranta e i cinquanta anni. Tornò molto magro per la malattia e l'operazione nell'estate del 1963. Restò magro fino alla morte nel febbraio del 1966. In quest'ultimo periodo ebbe l'aspetto di un gentiluomo inglese vecchio stampo, anche nel modo di vestire. In realtà somigliava molto a suo nonno Sgandurra che usciva sempre con guanti e bastone. Notevole anche fu la sua somiglianza con l'attore russo Nikolaj Cerkasov, l'inteiprete di Alexander Nevski e Ivan il Terribile di Sergej Eizenstein. Più in Alexander Nevski che in Ivan, occorre dire; però, nel seguito di Ivan, La congiura dei boiardi, quando lo zar esce a guardare i corpi dei boiardi trucidati per suo ordine ed esclama: «troppo pochi!». Si poteva riconoscere Vittorini arrabbiato che sollevava un dito. La somiglianza con Cerkasov diventò poi sorprendente nel film di Kozintzev Don Chisciotte del 1957. Sia Cerkasov che Victorini erano invecchiati e sembravano una copia l'uno dell'altro. Ginetta, il grande amore Ginetta era una donna alta, con occhi e capelli chiari, longilinea, aveva le cosce magre delle donne stile liberty, ma in complesso era una falsa magra, con ossa sottili come le fiorentine. Aveva molto fascino e molta conversazione, ma anche un tono burbero e prepotente che poteva dar fastidio. Era una' delle poche e awenturosejlet-., trici ai libri, seguiva la letteratura moderna, parlava e legéeva in francese ed era anche intelligente. Andò a scuola dalle suore, le orsoline, peq^o di Milano, ma per poco ti^pò* perché non aveva pazienzaie.,' non sopportava la disciplina, U L'educazione di Ginetta, dunque, si completò con lezioni private di francese - che lei imparò bene - e anche d'inglese, in cui però non fece nessun progresso. Questa lingua era allora molto «straniera» in Italia e considerata ostica. Soprattutto Ginetta adolescente nuotava, vogava e giocava a bocce. A vent'anni s'innamorò di Cesare Vico Ludovici, che conobbe a Lerici, vicino a Bocca di Magra, e volle a tutti i costi sposarlo, malgrado le incertezze e esitazioni di lui. Cesare Vico Ludovici era un intellettuale, aspirante scrittore e drammaturgo. E' ancora ricordato in Italia come il primo traduttore dell'opera omnia di Shakespeare che Einaudi ristampa tutt oggi fedelmente. Una traduzione nel gergo teatrale italiano di quegli anni. Un po' pirandelliano, un po' giacosiano. Veniva da una famiglia che esportava marmo di Carrara dalle cave nelle Alpi Apuane verso l'America e che fece bancarotta nel 1929; Era stato educato all'Accademia navale di Livorno. Ginetta s'innamorò della combinazione di sportivo, cadetto di marids, linguista sprittore e gentiluomo e non ebbe pace finché non riuscì à sposarlo. ij Poi restò deltìBàrCesare Vico soffriva d'insonnia, s'alzava tardi, girava per casa in veste da camera. «Ma che fa? Non lavora?» chiedevano i familiari Varisco allarmati. «Sta scrivendo un libro e lavora di notte». Lo scusava Ginetta. Al che ogni volta che qualcuno della famiglia incontrava Ginetta o Ludovici in persona chie- deva notizie del libro e del suo progredire: «E alura, el liber?». Ginetta ottenne un divorzio da Ludovici a Lugano, quando i divorzi svizzeri erano ancora riconosciuti in Italia, e cominciò una relazione con Ferrata. Quando incontrò Vittorini fu il grande amore per entrambi. Amore proibito, non consumato, fatto di sguardi e parole a distanza e perciò mitizzato. Per Ginetta Elio .era il timido radazzo del Sud dai grandi occhi. Elio vide in Ginetta quello che gh eroi giovani e provinciah di Stendhal vedevano nelle loro damigelle cittadine. Delfina, la moglie sicihana sposata troppo presto, diventò un grosso peso per v ■''' Elio, un grosso f ostacolo per Ginetta. Elio lasciò Firenze per un po' e andò a vivere a Milano in un'orrenda camera ammobiliata. Voleva punirsi .■. - o purificarsi. ' ''.:-.1;.;;': Delfina andò a .v'.r" trovarlo, passò alcuni giorni con lui e. quando tornò a Firenze scoprì d'essere incinta per la seconda volta. Nessuno veramente voleva che io nascessi. Elio si sentì molto stupido. Delfina tentò invano di abortire con metodi caserecci quanto innocui. Ginetta, che era stata sul punto di cedere all'amore per Elio, s'infuriò e per negarsi Vittorini sposò Ferrata. Venne la guerra e nel 1943 l'occupazione nazista. Ferrata, poco in salute e non uomo d'azione, decise di rifugiarsi in Svizzera per sfuggire alla Gestapo che lo cercava. Elio invece rimase e partecipò attivamente alla Resistenza. Fu allora che Elio e Ginetta consumarono il loro amore di lunga attesa e fino alla morte di Elio non si separarono più. LO SCRiTTORE NEL RITRATTO DEL FIGLIO DEMETRIO: Ì^PIÙ' CHE LA VITA, 0^^RIVELA IL SUO MONDO ^ti^NARRAVO, V ^OlTRE LA POLITICA, ^ .^.'.^IL PCI E TOGLIATTI. ZjlWm^NELL'ULTIMO PERIODO SILEBBE L'ASPETTO SSBjfDI UN GENTILUOMO 0kANGLESE, ANCHE NEL MODO DI ^JMVESTIRE, SOMIGLIAVA W^ftA SUO NONNO SGANDURRA -^mCHE USCIVA SEMPRE "CON GUANTI E BASTONE» ran s ?5?:';;- ORE NEL RITRATTO . ,.p^^' LIO DEMETRIO: Ì^S|||? CHE LA VITA, 0^^^^^ O MONDO ^ti^^^fò ARRAVO, V ^f;^^ POLITICA, ^ .^.'.^ OGLIATTI. 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