Bush: risposta nucleare a un altro 11 Settembre

Bush: risposta nucleare a un altro 11 Settembre Bush: risposta nucleare a un altro 11 Settembre Con la periodica revisione della strategia atomica nazionale sette paesi sono nel mirino, in tre scenari diversi: oltre a quelli delibasse del male» (Iraq, Iran e Corea del Nord) anche Russia, Cina, Siria e Libia Paolo Mastrolilli NEW YORK La guerra in Afghanistan non è ancora finita, con l'operazione Anaconda rallentata dal maltempo. Ma intanto gli Stati Uniti preparano i piani per attaccare con armi nucleari Russia, Cina, Corea del Nord, Iraq, Iran, Siria e Libia. In realtà la notizia, pubblicata ieri dal Los Angeles Times, non ha una correlazione diretta con la campagna contro il terrorismo. Ma in questo clima, considerando alcuni dei paesi inseriti nella lista, assume un peso più rilevante. Nei mesi scorsi l'amministrazione Bush ha chiesto al Pentagono di fare una revisione della strategia nucleare nazionale, che si chiama «Nuclear Posture Review» ed è una prassi abituale dei governi. Stavolta, però, i militari hanno ricevuto indicazioni molto precise: devono prepararsi a fare la guerra atomica almeno contro quei sette paesi, e realizzare armi di teatro utilizzabili anche in altre regioni, e in situazioni dove oggi nessuno penserebbe a un attacco nucleare. Gli scenari cui deve guardare il Pentagono sono tre: usare atomiche contro obiettivi capaci di resistere agli attacchi non nucleari; come risposta ad aggressioni nucleari, biologiche e chimiche; oppure «in caso di sviluppi militari sorprendenti». La prima ipotesi, ad esempio, riguarda i bunker sotterranei costruiti da vari governi, o anche le caverne dove forse si nasconde ancora Osama bin Laden. La seconda ipotesi serve da avvertimento contro gli «Stati canaglia» che potrebbero aggredire gli Usa o cedere tecnologia ai terroristi. La terza ipotesi invece riguarda proprio la possibilità che gruppi come Al Qaeda, magari con la complicità di qualche paese nemico, lancino un attacco anche peggiore dell'I 1 settembre. La Russia sta nella lista perché possiede sempre molte armi atomiche, anche se formalmente non è più un avversario. La Cina, invece, resta un punto interrogativo per Washington sul piano strategico. Gli altri paesi sono tutti potenziali nemici, compreso «l'asse del male» composto da Iraq, Iran e Corea del Nord. Il Pentagono, quindi, deve essere pronto a usare le armi nucleari in caso di attacchi contro Israele, Taiwan e Corea del Sud. Il governo non ha commentato la rivelazione, ma gli esperti del settore lo hanno fatto. Quelli contrari all'Amministrazione hanno detto che è un colpo alla credibilità di Bush, che aveva proposto a Putin di ridurre le testate russe e americane tra 1.700 e 2.200 in dieci anni. La nuova «posture», invece, incoraggia chiunque voglia costruire armi atomiche. Gli analisti favorevoli, però, hanno detto che la chiarezza di Washington serve a mettere in guardia tutti i nemici. La notizia si è sovrapposta alla guerra in Afghanistan, dove l'operazione Anaconda ieri è stata bloccata dal maltempo e dalle mine che ostacolano l'avanzata. Il premier Karzai ha detto che «la resistenza dei nemici è diminuita molto negli ultimi giorni, e quest'ultima roccaforte di Al Qaeda e dei taleban sta per cadere». Ma i comandanti afghani che hanno portato nella zona mille soldati di rinforzo hanno spiegato che i guerriglieri sono asserragliati in due punti: nel primo ci sono circa 400 uomini e nel secondo 100, protetti da campi minati. Il maggiore americano Bryan Hilferty ha ammesso per la prima volta che la forte resistenza dipende dalla presenza di «almeno un pezzo grosso» nella regione, senza specificare se si riferiva a Bin Laden o altri capi. Fonti del Pentagono, inoltre, dicono di aver individuato altre sacche di resistenza a Nord di Kandahar e a Sud di Jalalabad che potrebbero diventare il teatro delle prossime operazioni. La campagna dell'Afghanistan quindi non è finita, eppure si guarda già oltre, con la missione del vicepresidente Cheney che parte oggi per il Medio Oriente. La guerra al terrorismo, intanto, ha già scavalcato quella del Golfo come l'impegno più lungo dei militari americani all'estero dai tempi del Vietnam. E la fine non è in vista. Elicotteri Apache a Kandahar: l'offensiva americana contro taleban e miliziani di Al Qaeda asserragliati a Gardez continua a essere rallentata dal maltempo

Persone citate: Bin Laden, Bryan Hilferty, Bush, Cheney, Karzai, Osama Bin Laden, Paolo Mastrolilli, Putin