Famiglia in ostaggio Terrore nel triangolo delle bande delle ville

Famiglia in ostaggio Terrore nel triangolo delle bande delle ville Famiglia in ostaggio Terrore nel triangolo delle bande delle ville L'ultima aggressione nel Comasco: «Ci hanno picchiati e derubati» Corsa ai sistemi di sicurezza e alle pistole: «Spareremo alle gambe» reportage Brunella G io vara Inviata a COMO ALLORA ho preso il mio Beretta calibro 12, ho infilato due cartucce e sono uscito in giardino». In pigiama, ciabatte e fucile, per difendere casa, figlia e moglie dai due uomini che stavano scavalcando la cinta e «allora ho sparato i due colpi». Li han sentiti e riconosciuti in tutto il paese, i due colpi del Beretta di Elio Rimondi, «caporeparto in ima tessitura e militante leghista», e tutti han pensato la stessa cosa: «Un'altra rapina, speriamo non ci sia il morto». Morti no, nessuno vuole uccidere i rapinatori di villette del Comasco, dell'Olgiatese e del Milanese. Ma sparargli alle gambe, «così ne prendiamo almeno imo, di questi bastardi». Giovani e audaci, perlopiù slavi e albanesi, puntano la pistola alla tempia del bambino di casa e dicono al padre «la cassaforte? se non mi dici dov'è gli sparo». Oppure abbracciano la figlia grande e dicono «la violento, se non mi dai i soldi». Pasquale Muggeo, comandante provinciale dei carabinieri a Milano, dice che sono spesso «elementi raccogliticci, e non sempre extracomunitari». Il 4 febbraio sono entrati in azione a Basiglio, il 27 a Pasturago di Vernate, anche qui pistola puntata sul bambino, e il padre che piange «non uccidetelo». L'altra sera hanno assaltato una casa di Vernano, tenuto in ostaggio una famiglia, picchiato Domenico Buccolo di anni 72, e rubato 1500 euro. E non si sa se per spregio o per un qualche rimpianto, ma uno dei tre ha baciato i bambini, «che belli che sono, ciao bambini». La mamma Marika ieri spiegava: «Sono sconvolta per tutto: l'assalto, le botte a mio marito e a mio suocero... Ma la cosa che mi fa più schifo è quel bacio. Sono inorridita per il fatto che li abbia toccati». Ieri ha deciso di lavare tutto quello che i banditi hanno toccato. Ripulire, disinfettare le maniglie delle porte, il tavolo della cucina, i vestiti che sono stati sporcati da quelle mani. Lunedì è toccato ai Buccolo, giovedì scorso a Rimondi, mercoledì al cugino di Rimondi. Ouesto a Vernano, perché se si guarda appena un po' più in là, eccoci a Lurago d'Erba, dove domenica sera due rapinatori prendono in ostaggio tre ragazzi mentre i genitori sono fuori a comprare le pizze per cena. Chiudono nel bagno i bambini e prendono a ceffoni il più grande: «Dov'è la cassaforte?», ma lui resiste, non vuole tradire il segreto di papà. Allora gli portano davanti la sorellina e le puntano la pistola alla fronte. «Vedi? la uccidiamo». E lui allora recita la combinazione della cassaforte. Per la polizia e i carabinieri del posto, non c'è collegamento tra i due fatti. Ma è possibile che; la rapina di Vernano sia stata fatta dagli stessi che hanno agito a Cadorago giovedì scorso, nella casa di Pietro De Marchi, consiglie¬ re comunale che ha cercato di difendere le due figlie e che ha anche avuto un malore dalla disperazione. Anche qui, banditi a loro modo gentiluomini: uno domanda alla ragazza «perché non ti sposi?», e lei «perché non ho abbastanza soldi per comprarmi la casa». Allora lui le restituisce 130 euro di quelli appena rapinati, «prendi, perla tua casa». Strana gente. Picchiano e poi parlano pacatamente con le loro vittime. Buccolo, che è uomo coraggioso, ne ha affrontato uno pensando «sono vecchio, non ho niente da perdere». Si è arreso davanti alla pistola, ma è riuscito a interrogarne uno: «Gli ho parlato in albanese, lingua che conosco perché sono di San Paolo Albanese, in provincia di Potenza. Subito ha fatto finta di non capirmi, allora l'ho insultato: "sangue di lepre!", che per gli albanesi vuol dire che sei un coniglio. Si è arrabbiato e ha risposto. Ha detto di essere kosovaro, che suo padre è albanese e la madre serba. Ha persino detto di essere ortodosso, di religione». «E perché ci fai del male?», gli fa Buccolo. «Perché non ho lavoro, e tu hai una bella casa». In effetti i Buccolo hanno una bella casetta, ma niente Bmw nel garage, niente Rolex nel cassetto, nessun impianto d'allarme. Ma ormai da queste parti i sistemi di sicurezza si vendono come il pane, sui muri delle villette sbocciano come fiori centraline e sistemi antiintrusione, qualcuno alza le recinzioni, e persino la padrona della cascina Somigliana (tentativo di assalto la stessa notte dei Rimoldi) sostituirà il vecchio antifurto (un mazzo di ferraglia appeso alla maniglia) con qualcosa di più efficace. Si comprano cani, e che siano cattivi. Si organizzano ronde a pagamento: i comuni di Guanzate, Lurago, Fenegrò, Cirimido e Vernano si sono consorziati con i vigilantes della «Vedetta 2», il comune di Appiano si affida alla Sicuritalia. «L'allarme sodale è più che giustificato», commenta il prefetto di Como, Guido Palazzo Adriano. «Anche perché ad essere prese di mira non sono persone particolarmente benestanti. Bersaglio potenziale può essere chiunque». E ovunque, come sanno bene i carabinieri, al quale è affidato il controllo del territorio. Ma il territorio è vastissimo, e servito da strade veloci, autostrade e in un attimo sei lontano, irraggiungibile. «Ma la provincia di Como non è il Far West», dichiara Armando Selva, presidente leghista della Provincia. «Faccio appello a tutti perché segnalino ogni presenza sospetta sul territorio». Intanto qualcuno fa domanda per il porto d'armi, tanto per cominciare. Torna la paura in tutta la Lombardia per gli assalti alle ville