Bulgakov multietnico di Silvia Francia

Bulgakov multietnico AL CARIGNANO Bulgakov multietnico Debutta «Il Maestro e Margherita» con attori italiani, moldavi e russi WOLAND, incarnazione di Satana, capita nella Mosca , degli Anni 20, corrotta e piena di intrighi. Con interventi magici, dove fantasia e comicità si intrecciano, sconvolge gli ambienti teatrali e letterari, smascherando soprusi e favoritismi. Woland aiuta soprattutto il Maestro, scrittore vittima della censura di partito per un romanzo su Pilato (di cui nella narrazione vengono riportati i capitoli relativi alla condanna a morte di Cristo). Rinchiuso in un manicomio perché giudicato indesiderabile, viene liberato grazie all'intervento di Margherita, la donna da lui amata, che accetta di diventare strega e di guidare per una notte il gran sabba di Satana. Questa la trama, nota a molti, de «Il maestro e Margherita», romanzo che venne pubblicato nel 1967, molti anni dopo la morte del suo autore, Michail Bulgakov. Proprio questo romanzo, che ebbe da subito un enorme successo, offre al Teatro di Castalia e al regista Andrea Battistini, lo spunto per un progetto scenico multietnico, con il coinvolgimento, accanto, agli interepreti della Compagnia italiana, anche di attori moldavi e russi. Lo spettacolo, in scena al Carignano dal 5 al 10 marzo, per la stagione dello Stabile, punta proprio su quella «contaminazione di diverse culture, di diversi linguaggi, di diversi percorsi, che ha animato l'operazione rendendola in continuo sviluppo di confronto e compenetrazione fra modalità espressive altre che "giocano" in una medesima azione: come dire, un percorso di ricerca e crescita continua», spiega il team di Castalia. Già l'adattamento del testo, curato da Rocco D'Onghia, è considerata come «ima sfida molto complessa»: si è partiti, infatti, dal presupposto che se la bellezza di un'opera letteraria risiede principlamente nella sua prosa, la sfida teatrale consisteva proprio nel far sentire le vibrazioni di quella prosa, anche sul palcosceni- co. Di conseguenza «elementi puramente narrativi sono diventati parti consistenti nelle scene, sono entrati nei dialoghi, si sono trasformati in monologhi e, uniti a invenzioni e variazioni teatrali, hanno contribuito a mantenere accelerato il ritmo dell'azione» commenta il regista Battistini, che per. lo Stabile tormese aveva già curato le realizzazione di «serial» teatrali ispirati al «Gattopardo» di Temasi di Lampedusa e a «Cassandra» di Christa Wolf. «Il Maestro e Margherita», diventa dunque, secondo la concezione esposta, un'imponente struttura polifonica, che include un registro allegro e sentimentale (le azioni di Woland per le strade di Mosca), uno puramente sentimentale (la storia del Maestro e di Margherita) e una epica (il romanzo nel romanzo di Pilato). Suggestioni diverse e accorgimenti teatrali, per restituire sul palcoscenico, l'emozione di un'opera letteraria giocata su una spiritosa e «necessaria» cattiveria, sulla lucida comprensione della stoltezza degli esseri umani, sull'indulgenza per le pene che essi sopportano, sulla fede incorollabile nel potere dell'amore e dell'immaginazione. Silvia Francia Oxana Kìtchenko al centro della scena de «Il Maestro e Margherita» di Bulgakov

Persone citate: Andrea Battistini, Battistini, Bulgakov, Christa Wolf, Michail Bulgakov, Pilato, Rocco D'onghia

Luoghi citati: Lampedusa, Mosca