«Il nostro silenzio è diventato colpa»

«Il nostro silenzio è diventato colpa» «Il nostro silenzio è diventato colpa» BOLOGNA «Se esiste ancora un po' di dignità e rispetto è il momento di dimostrarlo». Per la prima volta Stefano e Anna Maria Lorenzi, rompono il silenzio. Parlano al telefono dalla casa della famiglia Franzoni di Monteacuto Vallese, sull'Appennino bolognese dove si sono rifugiati per sfuggire ai giornalisti. «Siamo sempre stati in silenzio non perché dobbiamo nascondere qualcosa - spiega Anna Maria Franzoni -, ma perché siamo persone riservate, che vorrebbero vivere in maniera riservata anche il proprio dolore. Sicuramente non ci vedrete mai andare in televisione a parlare di Sammy. Preferiamo il silenzio». A Monteacuto anche ieri c'erano molti giornalisti. Ad alcuni cronisti sono state tagliate le gomme dell'auto. Segno della tensione crescente che l'indagine sulla morte del piccolo Samuele sta provocando. L'anziano parroco, don Carlo Roda, che celebrò il matrimonio fra Annamaria e Stefano Lorenzi, da un lato capisce i motivi dell'esasperazione dei parenti, dall'altro condanna gli atti di intimidazione: «E' un brutto fatto. Forse l'informazione esagera, ci sono troppi cronisti in giro, e i parenti sono esasperati. Questo però non giustifica certi comportamenti. Va bene protestare, ma questo è da teppisti». I genitori del piccolo sono protetti dall'affetto di amici e parenti (Anna Maria ha dieci fratelli). Il fratello di Samuele, Davide, ha ripreso la scuola con una maestra elementare che lo segue tutti i pomeriggi a casa per i compiti, acacnto ha la mamma. Sono i compiti che gli spediscono con regolarità i compagni di Cogne. NeUa casa, ogni pomeriggio, riceve anche visite di bambini della sua età e gioca con loro. Stefano Lorenzi, aiuta anche il suocero in alcuni lavori nell'impresa di famiglia, esce per andare al mercato a fare la spesa o si reca in visita ad amici. Anna Maria praticamente non esce mai, aiuta nei lavori di casa. La donna (presto potrebbe tornare a Cogne insieme al marito) chiarisce il suo comportamento: «Ho visto in tv quella mamma che ha perso il figlio nell'incidente del Dullman durante la gita scolastica: a comprendo, ma io non sono fatta così, noi non siamo fatti così. Non parhamo. Prima avevamo la nostra vita, la nostra riservatezza, adesso sappiamo che quella vita non sarà più possibile». Il marito fa un appello: «Chiediamo di poter vivere il dolore per la perdita di Samuele e abbiamo piena fiducia nell'operato della Procura di Aosta. La notizia che Anna Maria è indagata è una totale falsità e rientra nell'atteggiamento di chi vuole cercare la notizia a tutti i costi. Abbiamo parlato solo per chiarire quello che pensiamo non parleremo più fino a che questo caso non sarà risolto». E il parroco spera che le indagini portino lontano dalla madre di Samuele: «Mi auguro che l'investigazione dei Ris non arrivi a conclusioni dolorose». If. g.l La mamma: «Su noi solo menzogne, perché non ci confidiamo, lo non andrò intvaparlarediSammy» Nel paese di lei come reclusi «Vogliamo solo rispetto» Davide seguito da una maestra ricevei compiti dai compagni Stefano Lorenzi, il padre di Samuele

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