Lo sfregio del terrore al giorno di Dio

Lo sfregio del terrore al giorno di Dio UN RITO RAMILIARErCULTURALE E SOCIALE MILLENARIO DIVENTA OCCASIONE STRATEGICA PER UCCIDERE Lo sfregio del terrore al giorno di Dio Sempre più frequentigli attentati nella festività ebraica IL sabato per gli ebrei, laici e religiosi, è una festa, un rito, una tradizione familiare e sociale intoccabile, basilare. Durante il sabato si sta tranquilli a casa, oppure si fanno gite familiari. Ci sì astrae dalle abitudini e dalla banalità. Alla fine del sabato, sì esce tutti insieme, ì ragazzi vanno al pub, gli adulti al ristorante, i religiosi escono dal tempio e restano a chiacchierare e ad augurarsi «Shavuah tov» buona settimana. Anche ieri, in mezzo a quel lago di sangue, qualcuno, tutto macchiato, automaticamente diceva ai giornalisti «Shavuah tov». Il sabato era l'occasione per dimenticare la paura e il sangue che sconvolgono Israele dall'inizio dell'Intifada, 17 mesi or sono. Adesso il sabato non è più luì, è stato stravolto: è divenuto infatti un'occasione strategica per il terrorismo suicida. La gente si aggrega, forma gruppi rilassati per le strade, il terrorista trova pane per i suoi denti. E in più, distrugge simbolicamente il punto astratto e invincibile in cui nei secoli gli ebrei si sono sempre incontrati, il loro paradiso in terra. Così è stato ieri sera nel quartiere religioso di Beit Israel/ dove la gente vive come nella Polonia del XVIII secolo: niente cinema, niente televisione, niente divertimenti, niente esercito né caffè. Solo case di pietra nei vicoli, zeppe di bambini e di vecchi, e le sinagoghe con le yeshivà, le scuole religiose, dove si affollano, separati, uomini e donne che sembrano appena sbarcati da un altro mondo. Il sangue, le urla, i morti, hanno spazzato via il sabato. Lo Shabbes, come dicono i religiosi in yiddish, è stato «desacrato». Un altro sabato terribile: quello del villaggio di Karnei Shomron, nei territori occupati, sempre bersagliati di spari e di colpi di mortaio, ma non di attentati suicidi. Sabato 16 febbraio, alla fine di Shabbat, quando si è riaperto il centro acquisti c'era una particolare animazione perché si festeggiava in pizzeria il compleanno di una sedicenne. Un buon modo per i ragazzi di ritrovarsi dopo ventiquattr'ore troppo silenziose per degli adolescenti. Il terrorista suicida si è fatto esplòdere proprio nell'ingresso: i morti sono stati quattro, l'ultima vittima, una ragazzina, si è spenta all'ospedale solo due giorni fa, dopo molto lottare. Altro sabato, altro attentato. E' il 9 gennaio, una donna che guidava la sua auto in Cisgiordania viene uccisa a fucilate mentre torna a casa. Si era gettata a proteggere i bambini con il suo corpo. Gli agguati dopo il sabato, quando i religiosi muovono di nuovo le automobili, o i laici tornano dalle gite, sono particolarmente attraenti per i terroristi. Fra i tanti, forse il peggiore sabato di terrore è stato quello del primo di dicembre, quando uh doppio attentato terrorista nelle vie pedonali di Gerusalemme uccise 13 ragazzi e ne ferì 42: la scelta del sabato sera quella volta cade sulla Gerusalemme dei ragazzi che cercano di seguitare a vivere, a ritrovarsi, anche se, quella volta, nelle ultime 24 ore c'erano stati altri otto morti per attacchi terroristici. I giovani si incontrano in piazza Sion, in via Ben Yehuda, all'angolo di rav Cook per andare insieme all'Apple Pizza o al caffè Blu Hole. Un modo di affermare il diritto alla propria vita. C'è anche un caffè dove si ritrovano sempre ragazzi israeliani e palestinesi. 1 ragazzi religiosi del quartiere di Mea Shearim, confinante con quello in cui ieri è scoppiata la bomba, abitano di fronte, e anche loro dopo il sabato, forse di nascosto alle famiglie, vengono a guardare i coetanei che vivono una vita tanto diversa dalla loro, con la musica e la birra. Le due bombe umane hanno fatto strage saltando per aria a venti minuti di distanza, per colpire una prima volta nella sorpresa, una seconda fra i soccorritori. E' l'intero tempo del sabato, che inizia secondo la tradizione il venerdì sera, a essere preso di mira, proprio perché è il tempo della quiete e della socialità, in cui sorge di nuovo l'illusione che la vita possa essere lunga e bella: l'attentato di Tel Aviv alla discoteca Dolphinarium sul Lungomare nel giugno dell'anno scorso, in cui furono uccisi venti ragazzini in fila per andare a ballare, e poi ancora tanti altri attacchi terroristici, a Natanya, a Hedera, avvengono anche di venerdì, quando la gente fa preparativi per il sabato, o va a divertirsi. Non deve stupire: il terrorismo è la negazione di tutti quanti i diritti umani, la peggiore di tutte le violazioni perché impedisce ogni singola mossa, ogni necessario passo della vita quotidiana, ogni civile aggregazione. Il sabato, dice il teologo Abraham Heschel, ci fa uscire dalla tirannia delle cose, ovvero degli eventi, per mettere l'uomo in sintonia con la santità del tempo, in una parola con l'eternità e quindi con Dio. Ma tutto questo sembra appartenere a un altro mondo, ormai. Negli ultimi tempi era anche l'occasione per dimenticare la paura e le stragi che sconvolgono il paese dall'inizio della seconda Intifada 17 mesi fa. I kamikaze l'hanno spazzato via Per il teologo Abraham Heschel lo shabbat fa uscire dalla tirannia delle cose e degli eventi, mette l'uomo in sintonia con la santità del tempo, con l'eternità Non è più così

Persone citate: Abraham Heschel, Cook, Shomron

Luoghi citati: Cisgiordania, Gerusalemme, Israele, Polonia, Tel Aviv