«Conosciamo i nomi dei killer della Cutuli» di Francesco Grignetti

«Conosciamo i nomi dei killer della Cutuli» «Conosciamo i nomi dei killer della Cutuli» Lo ha confermato il responsabile della Difesa afghano Fahim Kahn nel corso della visita del ministro Martino a Kabul. «Non sono ancora stati arrestati, ma farò tutto il possibile perché questo accada presto» Francesco Grignetti inviato a KABUL Il ministro della Difesa, Antonio Martino, aveva uno speciale favore da chiedere al govemo afghano: dare impulso alle indagini sulla morte di Maria Grazia Cutuli. «Io poi nutro un interesse particolare al caso perché la giornalista del "Corriere della Sera" era mia conterranea». E così ieri, a Kabul, quando Martino è stato ricevuto dal suo collega Fahim Khan, un ministro-guerriero, uno che è stato dieci anni in montagna a combattere insieme ai suoi mujaheddin, l'argomento-Cutuli è stato il primo ad essere toccato. «So che voi vi state impegnando già a fondo e non avete bisogno di incoraggiamento. Ma il mio govemo - ha detto Martino al suo interlocutore - ha un piccolo favore da chiedervi: fare il possibile per assicurale alla giustizia gli assassini della giornalista Cutuli». E Fahim: «Stia tranquillo. Mi risulta che i nomi dei responsabili sono già stati identificati, conosciamo i loro nomi, ma ancora non sono stati arrestati. Comunque farò tutto quanto mi è possibile, userò tutta la mia personale influenza per accertaimi che questo accada. E vi terremo informati». Martino è uscito dal colloquio più sollevato. Anche perché è confermato che un presunto assassino si trova in carcere. E' un ex comandante della polizia taleban, un signorotto della guerra che dominava l'area dove Maria Grazia Cutuli fu assassinata, il quale è stato attirato dal suo villaggio vicino Jalalabad a Kabul con un tranello e ora se la deve vedere con quelli dell'Alleanza del Nord. L'avrebbero visto con un telefono satellitare e degli occhiali da sole dei giornalisti uccisi. Ma queste prove non sono ancora saltate fuori. Martino è però uscito dal colloquio con Fahim Khan doppiamente sollevato perqhé, «a differenza di quanto mi aspettavo», nessuno ha toccato il punto delicatissimo di allungare i termini della missione. Ovviamente, se non l'ha fatto il ministro afghano, tantomeno ci ha pensato Martino, che è contrario a restare in Afghanistan un giomo in più del previsto e lo va ripetendo da sempre. L'ha detto anche ieri: «Se non ci sono fatti nuovi, alla scadenza dei tre mesi noi italiani andiamo via. E questo è il mio personale auspicio». Eppure sembra paradossale che una missione così complicata dal punto di vista logistico, che ha impiegato quasi un mese per completare il trasferimento dei camion, debba mollare non appena è entrata a regime. E poi - gli chiedono - come la prenderebbero gli afghani? Non sarebbe un brutto segnale? «Ma se anche gli italiani vanno via, come è mia opinione - risponde il ministro - ciò non significa che Isaf smobilita». Intende dire che, come da programma, ci sarebbe un avvicendamento tra Paesi diversi. Le poche ore di Martino in Afghanistan sono state sufficienti per dare un'occhiata agli alloggiamenti dei trecentocinquanta militari italiani presenti in Afghanistan. Per parlare con il comandante, il colonnello Giorgio Battisti. Per scambiare qualche idea con l'ambasciatore Domenico Gioigi. E per ascoltare le valutazioni del generale inglese John McColl, responsabile della missione intemazionale di pace. Un presunto assassino si trova già in carcere E' un comandante locale della polizia taleban. Sarebbe stato visto con un telefono satellitare e occhiali dei reporter assassinati Il ministro della Difesa Martino ieri durante la visita nella caserma dove alloggia il contingente italiano a Kabul

Luoghi citati: Afghanistan, Kabul