«Il pericolo è Forcolandia Va messa a ferro e a fuoco»

«Il pericolo è Forcolandia Va messa a ferro e a fuoco» LO SCONTENTO DELLA BASE: IL SENATUR E' TROPPO BUONO, QUI STA ARRIVANDO LA RESTAURAZIONE E NOI SIAMO SCESI AL 3 PER CENTO «Il pericolo è Forcolandia Va messa a ferro e a fuoco» Boso si candida alla presidenza: i nostri senatori sono paffuti e cercano solo poltrone, così fanno scappare i soldati indipendentisti della Padania reportage inviato a MILANO TESTATA? «Le Monde». Sconcerto. Rapido consulto di sguardi. Non era così agli altri congressi, ma questo è il primo della Lega di govemo, e non solo (accanto all'inviata di Ausonia, organo della Lega Sud) è venuta la corrispondente del più prestigioso giornale d'Europa, ma la nuova Rai fiutato il vento ha chiesto 41 accrediti, di cui 11 solo per Telecamere. Eppure non sono tronfi e neanche sereni i delegati, più mugugni che trionfalismi, alle amministrative tocca allearsi con gli ex democristiani e gli ex socialisti di Forza Italia, e poi le tasse che non scendono, il Berlusca pigliatutto, il posto alla Consulta che non c'è, la sanatoria alle colf invece sì. Tre i modi assicurati per accendere la platea (scarsa, vuoto surreale sugli spalti di Assago, teli verdi a dissimulare'il nulla). Il primo è l'elogio di Bossi: vince agevolmente il delegato toscano che lo definisce «grand'uomo, scienziato geniale capace di innestare l'economia politica in assiomi umanistici, capolavoro d'arte dedito al culto degli avi della reUgione della famiglia. Demiurgo». Il secondo è l'insulto alla sinistra: parte forte il toscano con «maialoni!» (tre volte); lo surclassa il piemontese: «I ciarlatani da strapazzo, Biagi, Dario Fo, Zaccaria, Furio Colombo, Flores d'Arcais, dobbiamo schiumarli e buttarli nella loro casa naturale». Pausa carica d'attesa, poi l'urlo: «Il cessoool!!». Vivi applausi. Scusi, come si chiama l'oratore? «Non lo conosce? Il professor Giansilvestro Ghiò». E chi è? «Un intellettuale». Il terzo modo è l'attacco ai poltronisti, anzi «caregari», come li chiama Erminio «Obelix» Boso. Boso è l'anima e (soprattutto) il corpo della Lega scontenta. Vuoi perché non ha avuto il collegio, vuoi perché Bossi gli ha detto di dire così per tenere sulla corda gli altri, vuoi perché così sente la base, Boso concorre per la presidenza contro la linea «caregara» e lancia così la sua candidatura in sala stampa: «Il mio cane è alto fin qui (più o meno gli arriva all'ombelico) e l'ho addestrato contro giornalisti, extracomunitari, guardia- caccia e forestali». Poi sorride. Scherzava: non ha nulla contro i forestali; e poi di cani ne ha almeno sette, particolarmente temuto Buck, alano riconvertito in cane da caccia. Guadagna il palco. Rievoca «le grandi lotte condotte con Speroni, Moretti, Leoni» dice indicandoli come fossero Marx Lenin Mao Tse-Tung, «quando soffiava il vento forte della Lega contro le anime corrotte, che hanno derubato milioni di cittadini per tanti anni», alcune delle quali sono ora alleate della Lega; «perché noi ci siamo svegliati per sei. sette anni», poi è arrivata la restaurazione, «e adesso siamo al 3 per cento». Per carità non è colpa di Bossi, «l'uomo politico più ispirato d'Europa», che se ha un torto è di essere troppo buono, «altro che abbasso Forcolandia, io dico: mettiamo Forcolandia a ferro e a fuoco». La colpa è dei «vertici che fanno scappare i soldati indipendentisti», dei «senatori bei grassi e paffuti» che non comprano la Padania ma se vedono una sedia libera «jamme jamme, se ne annamo a sede'», dice Boso in una lingua ideale che considera una sorta di esperanto del Centro-Sud, «mentre le truppe continuano a combattere, a fare le scritte sui muri la notte». Giudizio del toscano sui giudici: «Condannatori!». Il piemontese professor Ghiò: «Graziamo il serenissimo, a una condizione: Sofri no». Sui centri sociali, il toscano: «La loro è una turpe utopia»; Giansilvestro Ghiò: «Delinquenti!». «La rivoluzione tradita» è il solo libro che Boso cita in mezz'ora, più volte. Un buon titolo per rendere la causa del disagio: non perché Berlusconi ha bocciato l'avvocato Brigandì alla Consulta, ma perché è chiaro a tutti che la devoluzione è appena qualcosa in più di quel che dava il centrosinistra, e la Padania è rimasta un orizzonte, come il sol dell'avvenire o l'uomo nuovo, oppure un saluto, «Buona Padania» è l'attacco degli oratori, «Padania libera» la chiusa. Per domani Bossi ha comunque preparato una passarella per Berlusconi, lo porterà sul palco a braccetto, e i leghisti applaudiranno, se l'hanno fatto nel '95 con D'Alema non si vede perché dovrebbero negarsi al Cavahere, se lo chiede il capo. Per Berlusconi verrà anche cambiato il fondale. Sparirà il culturista biondo, un misto tra Thor, l'uomo di Marmo sovietico e l'uomo Plasmon, opera del «maestro professor Luigi Regianini, direttore della prima Biennale di arte padana e autore della bandiera del govemo padano» come da nota biografica. Lo sostituirà un rimorchiatore che traina un transatlantico, come la Lega l'Italia. Il professor Ghiò, che al confronto Borghezio pare Rumor: «La sinistra legata alla massoneria finanziaria industriale voleva farci invadere da milioni di poveracci per livellarci verso il basso!». C'è il banchetto celtico, dove ragazzi in kilt vendono; magliette con la scritta «Gallia cisalpina» e «Padania nazione/nessuna integrazione»; i volumi «Axu il trigabolo», «Mistero e storia dei templari» (a dispense) e «Das flieger des schamanen» (tradizione; il volo degli sciamani»; croci ovviamente celtiche, torques modello Calata morente e triskel, simbolo bretone. Certo oggi Bossi parlerà di tutt'altro, altro è ormai la Lega, vicina al mondo cattolico, con la Csu come modello. Nel frattempo, Giansilvestro Ghiò: il successo del governo sarà tale che «chi non ci ha votato ci dovrà chiedere scusa. Dobbiamo togliere alla sinistra il giocattolo con cui si sono baloccati per cinquantasette anni: il 25 aprile!». Gipo era Kohl al confronto. Finale con Va' pensiero, il canto registrato sale altissimo e struggente, sul video appare il volto di Speroni. Oggi la parola al Demiurgo. «Biagi, Dario Fo, Zaccaria Furio Colombo e Flores d'Arcais? Dobbiamo schiumarli e buttarli nella loro casa naturale, nel e...» Il leader trentino Erminio Boso durante il suo intervento al congresso della Lega Nord

Luoghi citati: Assago, Ausonia, Europa, Italia, Milano