«Solo servire i cittadini giustifica il potere»

«Solo servire i cittadini giustifica il potere» «Solo servire i cittadini giustifica il potere» Ciampi a Viterbo: governare l'Italia del federalismo è la nuova sfida Claudio Tito ROMA Mentre a Montecitorio infuriava la battaglia sul conflitto di interessi, il Capo dello Stato ha fatto sentire la sua voce. Da Viterbo, dove ieri si è recato in visita ufficiale, il presidente della Repubblica ha infatti lanciato un monito a tutta la classe politica. «Soltanto al senso del dovere e del servizio verso i cittadini - è stato il suo richiamo -, può e deve ispirarsi chiunque occupi pubblici uffici, posti di pubblica responsabilità». L'obiettivo, certo, non era solo il provvedimento del governo sul conflitto di interessi. Il suo è stato un messaggio di carattere generale, erga omnes. Ma pur parlando agli amministratori locali, il pensiero di Ciampi è andato anche al tema che in questo momento sta infiammando più di ogni altra cosa i rapporti tra maggioranza e opposizione. Compito esclusivo di chi ha responsabilità pubbliche è quindi quello di improntare la propria azione ai bisogni della comunità. «Questa ha sottolineato - è la sola giustificazione del potere, più o meno grande che a ciascuno di noi è dato di esercitare». E del resto che il Capo dello Stato avesse in mente anche questo argomento, lo ha dimostrato la risposta del ministro della Funzione pubblica. Franco Frattini, che per l'esecutivo sta seguendo il disegno di legge in questione. «Il governo - ha spiegato - condivide forte¬ mente» e fa suo, attraverso la legge sul conflitto di interessi, il richiamo del Quirinale». Anche se poi a una domanda sul tema Ciampi ha tagliato corto con «non parliamone neppure». La stessa frase l'ha ripetuta al vescovo Mons. Chiarinelli che lo invitava a fare un paragone fra l'interminabile conclave del 1261 (27 mesi per eleggere Papa Gregorio X) e le lungaggini di certe decisioni politiche odierne: dalle nomine Rai, all'elezione dei giudici costituzionali sulle quali il Parlamento non riesce a trovare l'accordo da 15 mesi: «Non me ne parli...» Ciampi, però, ha affrontato un altro capitolo di stretta attualità: il federalismo. La scorsa settimana aveva invitato il Consiglio dei mini- stri a fare alcune correzioni alla devolution di Bossi. E ieri, Ciampi ha voluto evidenziare la «grande sfida» che attende l'Italia su questo terreno. Perchè, ha avvertito parlando nel medievale Palazzo dei Priori in riferimento alla riforma voluta dall'Ulivo meno di un anno fa e al ddl del ministro leghista, «governare la nuova Italia, avviata sul cammino del decentramento delle funzioni di governo, con una riforma di ispirazione federalista, in base ai principi di sussidiarietà e solidarietà, è una vera e propria sfida». Far convivere «cinque diversi livelli di responsabilità e di potere (comunale, provinciale, regionale, nazionale, europeo) è difficile come far suonare armoniosamente insieme tutti gli strumenti di una grande orchestra sinfonica». Secondo Ciampi, allora, «questa generazione, che si è proposta obiettivi giusti ma molto ambiziosi, ora deve dimostrarsi all'altezza dei compiti che si è data. Qui si dimostreranno le nostre capacità e il nostro impegno civile». Nello stesso tempo il Capo dello Stato ritiene che si debba avere la capacità di avere un po' di fantasia istituzionale per dar vita a «strutture di governo locale a geometria variabile». Ossia essere in grado di adattarsi alle esigenze del territorio che non può essere gestito con i limiti- rigidi dati dai confini formali delle regioni, delle province o dei comuni. Serve, insomma, una sorta di alleanza delle autonomie che possa superare quei «colli di bottiglia» delle infrastrutture che spesso minano lo sviluppo economico. Pur nella diversità, infine, l'Italia è sempre stata convinta della «sua identità e della sua unità» (anche per questo Ciampi effettuerà un'altra visita al sacrario militare di ElAlamein). In questi anni imo degli strumenti dell'Italia unita, è stata la moneta, la Lira. Che fra tre giorni andrà in pensione. «Dobbiamo vedere con fiducia l'affeimarsi dell'euro - ha ribadito - E' una realtà che io sottolineo sempre. Con la moneta unica non abbiamo fatto una cessione di sovranità, ma una messa in comune della sovranità monetaria». «E' difficile come l'armonia in un'orchestra sinfonica» Il capo dello Stato scherza con il vescovo Chiarinelli sulla somiglianza fra l'elezione dei giudici della Consulta e il conclave di 27 mesi per Gregorio X: «Non me ne parli...»

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