Arafat verso la libertà 3 mesi di confino di Aldo Baquis
Arafat verso la libertà 3 mesi di confino Arafat verso la libertà 3 mesi di confino In seguito all'arresto da parte dell'Anp degli assassini del ministro Zeevi Sharon convoca il Consiglio di Difesa. Ma sul caso il premier rischia la crisi: un esponente dell'estrema destra minaccia di lasciare il governo Aldo Baquis TEL AVIV Il premier israeliano Ariel Sharon ha convocato per oggi il Consiglio di difesa del suo governo per decidere se sia possibile restituire la libertà di movimento al presidente palestinese Yasser Arafat (che dal 3 dicembre è confinato nei propri uffici di Ramallah, in Cisgiordania) dopo che questi ha fatto arrestare i principali responsabili dell'assassinio del ministro Rehavam Zeevi e uno dei protagonisti del caso della Karine A, la nave intercettata nel Mar Rosso con armi iraniane destinate ai territori palestinesi. Favorevoli alla liberazione di Arafat si sono detti i principali ministri laburisti (Shimon Peres, Benyamin Ben Eliezer) e anche il presidente del gruppo parlamentare del Likud, Zeev Boim, secondo cui il confinamento a Ramallah si è rivelato controproducente: invece di indebolire la popolarità di Arafat fra i palestinesi secondo Boim, ha sortito l'effetto opposto. Si oppone invece a revocare il confino il ministro di estrema destra AVigdor Lieberman (Infrastrutture nazionali), che minaccia di abbandonare il governo in segno di protesta. Sharon, a quanto pare, potrebbe proporre di rinviare di qualche giorno una decisione definitiva in materia. In occasione della ricorrenza religiosa dello Id el-Adha, Arafat ha ieri ringraziato i palestinesi per il sostegno manifestato nei suoi confronti e ha assicurato che in un futuro non lontano potranno tutti assieme pregare nella Moschea Al Aqsa di Gerusalemme. Quel giorno, ha previsto, bandierepalestinesi sventoleranno sulle mura di Gerusalemme, sulle sue chiese, sulle sue moschee. Mentre le violenze sul terreno sono sensibilmente calate, migliaia di palestinesi hanno approfittato ieri della ricorrenza religiosa per visitare nelle corsie degli ospedali i feriti degli ultimi combattimenti e rendere omaggio nei cimiteri ai morti. Negli ultimi dieci giorni, secondo la stampa palestinese, si sono aggiunti 55 nuovi «martiri» alla lista delle vittime dell'Intifada. Uno di questi, Firas ai-Bau, è stato ucciso ieri a Halhul (Hebron) a breve distanza da un posto di blocco israeliano. Sulle circostanze dell'incidente esistono versioni discordanti. Secondo un portavoce militare israeliano, l'uomo aveva prima cercato di avventarsi contro i soldati gridando «Allah è grande». Fonti palestinesi replicano che l'uomo era disarmato e sostengono che è stato ucciso senza alcun motivo dai militari israeliani. Malgrado questo incidente (e il ferimento in modo grave a Rafah di un bambino palestinese di 11 anni) la situazione sul terreno si è notevolmente calmata da venerdì grazie an¬ che a un riuscito colloquio di sicurezza fra le due parti e a un deciso intervento diplomatico di mediazione compiuto dall'Egitto. Oggi responsabili della sicurezza israeliani e palestinesi torneranno di nuovo a incontrarsi. Di fatto sono cessati i raid israeliani nelle zone autonome, e nelle principai arterie di Gaza i mezzi blindati israeliani hanno rimosso i posti di blocco. L'obiettivo è far trascorrere senza gravi versamenti di sangue l'Id el-Adha e la festa ebraica del Purim (carnevale), che inizia oggi. In Israele l'allarme attentati resta altissimo e in alcune località per ragioni di sicurezza le parate carnevalesche sono state abolite. Alcuni giovani palestinesi soccorrono un compagno rimasto ferito negli scontri con l'esercito israeliano a Rafah
Luoghi citati: Cisgiordania, Egitto, Gaza, Gerusalemme, Halhul, Hebron, Israele
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