«I kamikaze? Nascono ai posti di blocco»

«I kamikaze? Nascono ai posti di blocco» «I kamikaze? Nascono ai posti di blocco» Il quotidiano israeliano «Haaretz» denuncia le atrocità commesse contro gli arabi TEL AVIV Era la sera del 18 febbraio e nel villaggio palestinese di Kizan a-Najar (a breve distanza dalla colonia ebraica di Morag, nel Sud della striscia di Gaza) Abdel Wahab Ziad a-Najar era impegnato a distribuire il fieno alle sue mucche. All'ùnprovviso i proiettili presero a sibilargli accanto alla testa. A-Najar cercò di raggiungere la propria abitazione, ma per l'intensità del fuoco dovette rifugiarsi nella capanna del suo vicino. Sallah Hussein Jaribua Abu Zaum. Poco prima due palestinesi armati avevano cercato di infiltrarsi nelle serre di Morag. Uno degli aggressori, membro della Brigate al Aqsa (al Fatah), era subito rimasto ucciso sul terreno. L'altro era invece riuscito a fuggire nel buio, non lontano dalla stalla di a-Najar. Quando il fuoco dei militari israeliani sembrò essere cessato, a-Najar provò di nuovo a raggiungere la famigha. Il suo cadavere - scrive in un dettagliato rapporto il gruppo umanitario «Betselem» - fu trovato a circa duecento metri di distanza. Commentando episodi analoghi, il quotidiano «Haaretz» ha scritto, con amarezza, che se i servizi di sicurezza israeliani cercano di stabilire dove vengano preparati i candidati agli attentati suicidi, il principale centro di addestramento sono appunto i posti di blocco, i coprifuochi prolungati e gli assedi militari. La stessa notte di quel primo episodio, nella stessa zona, carri armati israeliani aprirono il fuoco anche verso imprecisati obiettivi jalestinesi, nel punto dove sorge a capanna di Sami Atya al Bahabsa. Nel primo attacco rimasero feriti una delle sue mogli, Saadya, cinque fighe e due figli. I feriti furono trasportati al vicino ospedale Nasser di Kahn Yunes. Ricoverati i famigliari, Sami al Bahabsa cercò allora di raggiungere la seconda moglie, Mariani, e la figlia Mona, rimaste indietro. Ma nella zona infuriava la battaglia. Neanche alle ambulanze veniva concesso di muoversi. Accompa;nato da un ricercatore di Betseem, dopo aver atteso a lungo al Bahabsa insistette con l'autista dell'ambulanza affinchè cercasse di raggiungere la moglie e la figha, che erano ferite. Ma a un posto di blocco i soldati li respinsero sparando, e il parabrezza andò in frantumi. Erano le 21.30. Alle cinque di mattina i soldati israeliani abbandonarono la zona dei combattimenti. Quando Sami al Bahabsa finalmente raggiunse la propria abitazione, la moghe e la figlia erano a terra, senza vita. All'ospedale Nasser sono ancora ricoverati i suoi congiunti: la figlia Sabrin versa in condizioni gravi, secondo Betselem. Il suo rappresentante ha anche trovato sul terreno «freccette» di acciaio, lunghe alcuni centimetri: probabilmente i resti di granate «flechette» sparate dai carri armati isareliani. Questi eventi sono avvenuti ai margini di una nottata drammatica, subito dopo che al vicino valico di Kissufim (fra Gaza e il territorio israeliano) un kamikaze palestinese che indossava la divisa dell'esercito israeliano aveva ucciso una donna e due militari, prima di soccombere a sua volta. Un episodio convulso e drammatico, inziato con l'uccisione a sangue freddo della coIona mentre parlava al telefono con la sorella, e con il lancio di una bomba a mano nella sua automobile. Le cronache dei Territori sono purtroppo ricche di episodi non solo violenti, ma anche arbitrari, compiuti dai soldati israeliani e conclusisi con la morte di un palestinese. Betselem ha raccolto ad esempio, alcune settimane fa, la testimonianza del tassista Muhammed Sami Muhammad Yaakub, 31 anni, sposato, residente a Kafr Ruman, in Cisgiordania. Per raggiungere dal suo villaggio l'ospedale di Nablus occorre superare il posto di blocco israeliano di Dir Sharaf. Impresa non facile: in genere i soldati lo bloccano, i malati proseguono a piedi, mostrano ai militari i certificati medici, poi salgono su un altro taxi autorizzato a raggiungere Nablus. Uno dei clienti fissi di Yaakub era il cinquantenne Muhammed Khoury, sofferente di disfunzioni renali, bisognoso di cure continue nell'ospedale di Nablus. La mattina del 13 novem- bre, alle ore 7, il figho di Khoury avvertì il tassita che le condizioni del padre si erano aggravate e che non c'era un minuto da perdere. i Ma all'incrocio di Kedumim, una jeep militare li fermò per accertamenti. «Spiegammo loro che l'uomo stava molto male, ma ci intimarono di attendere nel taxi», ha riferito a'Betselem. «Quando, dopo un bel po' di tempo, feci per aprire la portiera, un soldato mi puntò il fucile addosso. Tomai al volante. Continuammo ad attendere». A un certo punto la jeep se ne andò, lasciando i due palestinesi sulla strada serjza i documenti medici e senza le carte di identità. Senza documenti, il taxi non avrebbe potuto spostarsi fra i posti di blocco della Cisgiordania. Quattro ore dopo i soldati finalmente tornarono, ma con una brutta notizia: il taxi doveva tomare a Kafr Ruman. Yaakub portò allora il suo sfortunato passeggero al meno attrezzato ospedale di Tulkarem, dove fu caricato su una ambulanza e finalmente condotto a Nablus dove il dottor Hassan Hajjaz ne accertò la morte. Ia.b.] Le cronache sono ricche di episodi in cui i malati sono stati lasciati morire nelle auto ferme ai controlli Molte anche le vittime innocenti rimaste uccise durante la caccia ai terroristi dopo gli attentati Un palestinese malmenato da un militare israeliano a un posto di blocco nei Territori

Luoghi citati: Cisgiordania, Gaza