Miracolo in BAVIERA

Miracolo in BAVIERA BENESSiftg E JtóODilHMW UN LAND CHE SI PROPONE COME MODELLO PER LA NUOVA GERMANIA - ::: - -■- '- Miracolo in BAVIERA reportage inviata a MONACO CHIEDI a un berlinese quanto tempo impiega per raggiungere un mare che non sia il tristissimo Baltico o quanti scali deve fare per arrivare a Roma o a Washington...». Nato a Berlino, un'adolescenza trascorsa viaggiando tra Messico, Colombia e Perù con la telecamera in spalla, oggi Klaus Doeppner, regista di documentari e scrittore di novelle, ha deciso che il posto migliore dove vivere è Schwabing, quartiere bohémien di Monaco, capitale della Baviera. Da questa città è già partita l'offensiva politica di Edmund Stoiber, che vorrebbe ima Germania più bavarese, una Berlino più Monaco, e che spera di convincere il ruvido e disincantato elettore dell'Est che si sta preparando, per lui, un futuro fatto di strade illuminate, viali alberati, il lavoro la mattina e in birreria la sera con gli amici. Perché Monaco è così: le fo^^ije,n)?Ue piazze non smettono mài m zampillare, le luci dei negozi in centro non si spengono neanche di motte, i musicisti per le strade non h anno quell'aria disfatta dei cantastorie della ex Ddr, ma intonano melodie popolari facendo cantare i bicchieri di cristallo di Boemia. Le ragazze il sabato pomeriggio fanno shopping per la Marienplatz e non hanno affatto l'aria pensosa di chi sta correndo a casa a scrivere un'operetta morale come le adolescenti berlinesi. Indossano vestiti eleganti e hanno labbra tonde e colorate, se non fossero tedesche sarebbero italiane. «No, Monaco non è una provincia», dice Klaus enumerando le infinite possibilità di lavoro offerte agli stranieri dalle imprese della zona. E poco importa che racconti la sua storia intorno ai tavoli del «Weinbauer», uno di quei posti pieni di fumo dove cameriere grasse e bionde servono piatti colmi di wurstel, crauti e patate e dove i clienti sono così rumorosi che sembra di stare a Napoli. Se ci fosse un berlinese, direbbe con l'aria disgustata che aveva ragione Nietzsche quando scriveva a proposito dei bavaresi che «a giudicare da ciò che mangiano, non possono essere un popolo spirituale». Sarà, ma secondo Klaus il bello della Baviera è che si lavora, c'è più sole che nel resto del Paese, con due ore di macchina sei sulle piste di sci, l'aeroporto è collegato con mezzo mondo e l'Italia è un passo: «Trovatemi un motivo per cui dovrei andare via da qui». Analisti, osservatori e giornalisti affollano in questi giorni la Baviera cercando di rubarne il segreto: come è possibile che in ima Germania che viaggia sul filo della recessione, dove i disoccupati hanno superato i quattro milioni e il deficit di bilancio ha suscitato i rimproveri di Bruxelles, la Baviera continui invece a crescere, confermandosi al primo posto per occupazione, reddito prò capite e infrastrutture? Per lo sfidante alla cancelleria Edmund Stoiber, ministro dello Stato dal 1993 e considerato dai bavaresi una specie di re, non c'è migliore biglietto da visita, in questa campagna elettorale, che ricordare fatti e cifre del proprio mandato: privatizzazione dell' energia elettrica, investimenti per quasi tre miliardi di euro in cultura, tecnologia e servizi, incentivi per le imprese estere che vogliono stabilirsi in Germania. «Non ho bisogno di andare in America», è u motto a cui si ispirata la sua pohtica incarnando il desiderio segreto di ogni tedesco. Dopo la guerra, quando tutti Da Monapolitica di un Paese ppiù simile primo posreddito e gli Stati tedeschi erano in ginocchio, la Baviera è stata l'unica a ricominciare mantenendo la propria entità storica, la stessa dall' inizio dell'Ottocento: la Prussia, prima ricchissima, era stata frazionata e dissolta; Berlino spezzata in due; i Laender dell'Est sotto il dominio del socialismo reale; il resto del Paese in bilico tra i diversi modelli proposti dagli alleati. «La stabilità territoriale ha avuto un ruolo importante - spiega Robert Koll, analista delì'Ifo che da anni si occupa di redigere statistiche e scrivere rapporti sullo stato di Bayem - perché ha permesso agli abitanti di compattarsi, anche psicologicamente. A differenza della Ruhr, che ha subito scelto di investire in grandi industrie e che dopo un periodo di grande ricchezza attraversa oggi una profonda crisi, in Baviera ci si è rimboccati le maniche dal basso, partendo dalle risorse umane e dal territorio, e sviluppando un'economia basata soprattutto sull'agricoltura. Negli anni Settanta - proprio quando cominciava il declino della Ruhr con la crisi della grande industria - la Baviera ha conosciuto una rinascita straordinaria». Lo sviluppo è stato lento e costante, il motore è stato la piccola e media impresa. «I grandi colossi come Siemens sono venuti dopo, e hanno trovato il terreno giusto», dice ancora il dottor Koll. Oggi Baviera vuol dire Bmw, Audi, Man e Eads Deutschland, ma' anche Allianz, Munchener Ruck e Hypovereinsbank. Grande impresa e grande finanza, circondate da un universo di imprese tessili, di ceramica, di giocattoli, di scarpe e lavorati in pelle. Per non parlare della ricerca, che vede intorno al Max Planck Institut - all'avanguardia per scienza e biotecnologie - le università con il maggior numero di finanziamenti per studenti stranieri e con una qualità di accoglienza pari alle sorelle americane. Poco importa, dunque, che nella Silicon Valley tedesca scorrano anche fiumi di birra e ie, che i un ere, ci he in na forte e che la domenica, sulle colline dell'Oberbayem, la gente ami indossare i costumi tradizionali e riempirsi la bocca di carne fritta e patate arrosto. «Se la gente viene da tutto il mondo a chiedere come abbiamo fatto, un motivo ci sarà», dice Peter Friess, direttore di «Go to Bavaria», una delle tante agenzie che promuovono gli investimenti esteri sul territorio. «E se oggi le imprese straniere, soprattutto indiane e americane, decidono di aprire la loro sede tedesca a Monaco, il merito è soprattutto di una politica di investimenti che ha favorito la nascita di agenzie come questa». Si chiamano «Bayem software Offensive», «Bayem Innovative», «Future Bayem», «Invest in Bayem» e così via; vivono dei finanziamenti statali ottenuti dalla privatizzazione di enti pubblici (circa 5 miliardi di euro). Non danno soldi, ma consulenze, personale formato, consigli per come agire sul territorio. «Per gli investitori è una garanzia sapere che da quarant'anni c'è sempre lo stesso governo - dice ancora il dottor Friess -. Berlino, per esempio, è una città molto meno affidabile. Adesso poi, con un ex comunista come Gysi con l'incarico di responsabile dell'economia, per noi gli affari miglioreranno ancora». E' tutto merito della politica, dunque, se i bavaresi hanno belle macchine e bei vestiti e se le vetrine dei loro negozi non hanno gli avanzi della stagione scorsa allo stesso prezzo della nuova, come invece succede nell'altra metà del Paese? La conferma viene da fonti giornalistiche della «Sueddeutsche Zeitung», quotidiano vicino all'Spd - anch'esso con sede a Monaco - che ha spesso attaccato Edmund Stoiber e la politica della Csu. «Bisogna ammettere che ci sanno fare - dicono alla redazione pohtica della «Sueddeutsche» - e anche se commettono l'errore di dare un' immagine della Baviera troppo attaccata alla tradizione e distan- te dal resto del Paese, hanno una capacità di mantenere il contatto con l'elettorato davvero unica». Un esempio? Franz-Josef Strauss, il predecessore di Stoiber che perse la sfida con il socialdemocratico Helmut Schmidt, oltre a essere un politico abile e adorato dagli elettori, era un appassionato pilota di aerei. Ma quando decise di far approvare una riduzione fiscale per il carburante di aeroplani, la base si ribellò, cominciando a tempestare di lettere e telefonate di protesta i rappresentanti comunali, e esprimendo dissenso ad ogni livello, dalle riunioni circoscrizionali ai congressi del partito: «Prendiamo la macchina tutti i giorni e non ci siamo mai sognati di chiedere riduzioni fiscali. Perché dovrebbe pretenderle il nostro ministro, che certo non ha bisogno dell'aereo per andare in ufficio?» Alla fine furono gli stessi uomini vicini a Strauss a consigliargli una rapida ritirata: «La gente non vuole», e la legge non si fece. L'elettore prima di tutto; e se l'elettore cambia, la politica lo segue. Era il novembre di due anni fa, quando il Papa proibì ai preti cattohci tedeschi di continuare a gestire i consultori per donne che vogliono abortire e, soprattutto, di fornire loro il certificato di avvenuta consultazione che dava la possibilità di interrompere la gravidanza. Che cosa fece Stoiber il cattolico? Ritirò i finanziamenti ai consultori religiosi e annunciò la nascita di «Donum Vitae», una catena di consultori pubbUci che effettuavano lo stesso servizio. Anche in questo caso, l'esempio della Baviera è stato presto seguito da tutti gli altri Laender. Anche la pohtica della famiglia è cambiata negli ultimi anni, passando dal modello «uomo che lavora - donna che sta a casa» a programmi di tutt'altro genere: «La mia scrivania, negli ultimi anni, si è riempita di lettere delle nostre elettrici - racconta Maria Boehme, deputata al Parlamento della Csu -. Raccontavano che per loro si stava facendo un po' difficile concUiare vita e lavoro. Una volta mi scrisse una donna dicendo che suo marito le rimproverava di non occuparsi abbastanza dei bambini per colpa dell'ufficio. La sua lettera finiva così: "Ho faticato per avere questo posto, sono iscritta da vent'anni alla Cdu e vorrei che il partito facesse qualcosa per salvare il mio matrimonio". Ci siamo messi al lavoro e nel gennaio scorso abbiamo approvato un documento intitolato "Offensiva per la pohtica della famiglia: 1200 marchi di sussidio a ogni nucleo famihare"». Che significa poter pagare una "Tagesmutter" (istituzione tutta tedesca di mamma in affitto, che si occupa di più bambini alla volta) e, probabilmente, salvare i matrimoni. «Roba da far invidia ai socialdemocratici», dice ancora Maria Boehme, ricordando tra l'altro che l'ultimo documento sull'Europa presentato da Schroeder l'anno scorso era una versione «neanche tanto riveduta» di un analogo documento europeo presentato dalla Csu nel novembre del 1998. Non c'è proprio niente che vada storto, in quest'angolo di Germania? A dire U vero la Baviera del Nord non tiene il ritmo e anche il dottor Koll, l'economista delì'Ifo, riconosce che «le regioni più deboli sono quelle al confine con gh Stati della ex Ddr». La disoccupazione abbassa la media della regione e nei dintorni di Ratisbona bisogna fare chilometri prima di vedere uno stabilimento industriale. Poco male, se non fosse che il problema di Edmund Stoiber, in questa campagna elettorale, sarà proprio quello di convincere l'Est del Paese a votare per lui, che non è protestante e viene dal Sud. La domanda è: «Sarà possibile applicare il modello bavarese agli stati più deboli, ad esempio la Sassonia, dove tutte le imprese che nascono falliscono dopo un po' e c'è la percentuale più alta di disoccupati?» Stando agh indicatori economici sembrerebbe di no, visto che le zone più deboli della Baviera sono proprio queUe al confine con la Sassonia, ma al palazzo della Stattskanzlei, sede del governo bavarese, il portavoce del candidato cancelhere pensa che ce la faranno: «La squadra è fortissima - assicura Ulrich Wilhelm con il sorriso di chi sta assaporando l'inizio di una gran bella battaglia pohtica - e il Paese è stanco degli errori di Schroeder in pohtica economica». Eppure a BruxeUes, insieme alla lettera blu di ammonimento, sono giunti apprezzamenti per la pohtica di bilancio del ministro Eichel. ((Alla gente importano poco le sottighezze di Bruxelles - osserva Wilhelm -. Una lettera blu è una lettera blu e ai tedeschi non piace essere gh ultimi della classe, neanche a quelli dell'Est». Da Monaco è partita l'offensiva politica di Stoiber, che vorrebbe un Paese più «bavarese», cioè più simile alla regione ormai al primo posto per occupazione, reddito e infrastrutture Accanto alle celebri birrerie, che sono fra l'altro simbolo di un tempo libero nel benessere, ci sono nuove industrie anche in settori d'avanguardia e una forte spinta allo sviluppo sociale *^sop Lo sfidante alla cancelleria Edmund Stoiber, ministro-presidente della Baviera dal 1993. A sinistra Monaco, capitale del Land