«Così non potevano avvelenare la rete idrica»

«Così non potevano avvelenare la rete idrica» «Così non potevano avvelenare la rete idrica» Ma per gli esperti il ferrocianuro può essere la base per veleni più pericolosi ROMA Ferrocianuro di potassio. Quattro chili e 400 grammi. Ma che cosa ne volevano fare i presunti terroristi? Soprattutto, che cosa ne avrebbero potuto fare, dal momento che in loro possesso è stata trovata anche la mappa degli acquedotti romani? Il composto, altrimenti noto come prussiato giallo, è conosciuto come diuretico e, a dosi alte, anche come purgativo. Viene usato in agricoltura e, in particolare, nell'industria enologica, come demetallizzante. E' un additivo alimentare, impiegato anche nel trattamento del succo d'uva. Vista così, la faccenda non sembra troppo pericolosa. Ma l'insidia resta, se si pensa che l'obiettivo potrebbe essere stato l'ambasciata americana a Roma. «Il ferrocianuro di potassio - spiega il farmacologo Mario Eandi -, di per sé, è in grado di bloccare l'emoglobina. Non vedrei un impiego letale attraver¬ so l'acqua, ma piuttosto come base di partenza per ricavarne veleni ben più pericolosi: il gas di cianuro, per esempio». Eandi spiega che, avendo a disposizione un chimico esperto e un'attrezzatura, «tutto sommato, neanche tanto costosa», si potrebbe ottenere quel risultato. Ed ecco che prende forma un possibile uso letale, attraverso l'impianto di aerazione di un edificio. Il risultato: una camera a gas. Lo stesso scetticismo a proposito di un possibile attacco all'acquedotto è espresso da Giuseppe Ruocco, direttore dell'Ufficio Settimo della Direzione generale della Prevenzione, la struttura che vigila sul rischio di bioterrorismo nel nostro paese dall' 11 settembre. «Aggredire un acquedotto - osserva - non è così facile come si potrebbe pensare. E' formato da tante parti diverse, serbatoi, anse, condutture dove l'acqua viaggia a pressione. Già in tempi normali, serbatoi e punti di presa sono attentamente sorvegliati, per evitare contaminazioni relative, ad esempio, ai prodotti chimici usati in agricoltura. Si può immaginare quanto siano stati rafforzati i controlli e i monitoraggi, anche biologici, dopo l'attacco alle torri gemelle di Manhattan». «Il ferrocianuro di potassio non ha la tossicità del cianuro», osserva Alessandro Barelli, direttore del Centro anti-ve- leni del Policlinico Gemelli di Roma. E ipotizza che, diluendo 4 chilogrammi del composto in mille litri d'acqua, «si possano creare seri problemi tossicologici in un condominio». È molto lontana dalla realtà, conclude, l'ipotesi che con una simile quantità si possa mettere in crisi l'intera rete idrica di una città. Anche Fabrizio Qleari, capo della Direzione generale della Prevenzione, conferma il controllo continuo dell'acquedotto. «Dall' 11 settembre in poi dice -, non abbiamo mai abbassato la guardia. Il piano antiterrorismo prevede una fitta rete di strutture e di esperti, di altissimo livello, schede informative su tutte le possibili sostanze tossiche e sui centri che, al bisogno, verrebbero immediatamente allertati. Un complesso di specialisti che riguarda, non soltanto il ministero della Salute, ma anche le Regioni e l'Istituto Superiore di Sanità. Siamo preparati a fronteggiare una minaccia sia chimica, sia fisica», [d. dan.l Viene usato in agricoltura nell'industria enologica ma può produrre dei composti letali L'esterno dell'alloggio di Tor Bella Monaca dove abitavano i marocchini arrestati l'altro ieri a Roma

Persone citate: Alessandro Barelli, Eandi, Fabrizio Qleari, Giuseppe Ruocco, Mario Eandi

Luoghi citati: Manhattan, Roma