Finito il duello, Pera e Casini si vedono Mimun favorito per la presidenza Rai di Ugo Magri

Finito il duello, Pera e Casini si vedono Mimun favorito per la presidenza Rai retroscena Ugo Magri ROMA NON è chiaro se s'incontreranno a Montecitorio, a Palazzo Madama oppure (considerati i rapporti tutt'altro che idilliaci) addirittura in campo neutro. L'unica cosa davvero certa è che Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini hanno in animo di vedersi oggi per affrontare le nomine Rai. Inutile consultare l'agenda di entrambi: l'appuntamento dev'essere ancora preso. Verrà fissato stamane, dopo che ieri notte alle dieci la Commissione affari costituzionali della Camera ha dato via libera alla legge sul conflitto di interessi. Il voto era atteso originariamente per domani; ma il colpo di teatro annunciato da Massimo D'Alema (l'Ulivo che abbandona per protesta i lavori della Commissione) ha finito per accorciare i tempi. Difatti la maggioranza si è precipitata a licenziare il testo. «L'opposizione ha tentato di buttarla in caciara», commentava il portavoce del premier. Paolo Bonaiuti, «però noi non siamo nati ieri».' Esauriti dunque i convenevoli. Pera e Casini si scambieranno due fogli con le rispettive liste di nomi. Poiché i posti nel Cda sono cinque in tutto, i presidenti di Senato e Camera dovranno per forza mettersi d'accordo. Che ci riescano entro oggi, però, è tutto da vedere. Ieri sera, nei palazzi della politica, ancora non si respira¬ va l'aria euforica delle intese già praticamente raggiunte. Al massimo si può dire che il terreno ora è più sgombro dalla folla di pseudo e autocandidature, fiorite come sempre accade in questi casi. A contendersi le poltrone sono rimasti i nomi veri. La battaglia più grossa si combatte sul presidente della tivù pubblica. L'ultimo fixing dà in vantag¬ gio il direttore del Tg2, Clemente J. Mimun. La ragione è semplice: nessuno lo candida con speciale afflato, ma proprio per questo finora non c'è chi gli abbia sollevato un veto. Per arrivare alla sua nomina, bisogna che gli altri candidati siano stati messi fuori combattimento. Silvio Berlusconi ne manda in campo due. Uno è Carlo Rossella, direttore di «Pa¬ norama». L'altro, rilanciato nelle ultime ore con particolare energia, è lo stesso candidato su cui il premier aveva puntato fin dall'inizio; Giuliano Urbani, ministro per i Beni culturali. Il primo assalto era stato respinto da Casini (un ministro, è la ragione, non può essere buon garante per la Rai). Berlusconi però non ha ceduto di un millimetro e ades¬ so ci sta riprovando. Solo se e quando il nuovo tentativo per Urbani avrà fatto la fine del precedente, Berlusconi proverà con Rossella. E qualora anche Rossella fosse bocciato da Casini, a quel punto il premier avrà in Mimun la sua carta sicura. Casini potrà «vendere» la ritirata del premier come una propria vittoria, e il centrosinistra dal can¬ to suo non potrà che rallegrarsene. Guarda caso, i segnali giunti ieri dall'Ulivo erano tutti proMimun. Non per sincero trasporto, bensì come minor male rispetto all'altra ipotesi temuta da Francesco Rutelli e Piero Fassino; quella di Antonio Baldassarre. Nel quartier generale ulivista qualcuno ha ricordato che l'ex presidente della Corte Costituzionale fu in rapporti amichevoli con Bettino Craxi e Cesare Previti, facendo immediatamente pendere la bilancia verso il direttore del Tg2. L'unica vera sorpresa dì ieri riguarda la direzione generale di Viale Mazzini. Berlusconi e Fini, l'altra sera a cena, avevano concordato che il diritto di scelta sarebbe toccato ad An. Le ultime voci annunciano il grande ritorno in pista di Agostino Sacca, che Fini aveva disconosciuto come suo candidato non più tardi della settimana scorsa, ma che ora è pronto a «ribattezzare» come proprio. Naturalmente, Sacca dovrà farsi garante di strutture e sotto-strutture aziendali che An ha in animo di rimodellare secondo un proprio progetto. Né la sua poltrona viene da alcuno giudicata incompatibile con quella di Clemente Mimun. Il quale vive l'attesa della decisione finale in un clima descritto dal seguente aneddoto. Ieri mattina Mimun ha bacchettato gli amici che lo già lo chiamavano con l'appellativo di presidente. «Invece di distrarvi con queste sciocchezze», ha détto, «preoccupiamoci degli indici di ascolto. Ieri noi siamo andati male e il Tgl è finito 4 punti sotto la concorrenza. Di questo passo si va verso la Caporetto...». Giocosa invece la vigilia di Carlo Rossella: una giornata al telefono con l'amico James Rubin, ex portavoce del Dipartimento di Stato americano, e poi a ragionare sull'acquisto di una RollsRoyce «Comiche» color bleu, anno 1988. L'ACCELERAZIONE DI IERI SERA IMPRIME UNA SVOLTA AL LAVORO DEI DUE PRESIDENTI Finito il duello, Pera e Casini si vedono Mimun favorito per la presidenza Rai Berlusconi lascia in campo anche il ministro Urbani e Carlo Rossella, solo dopo passerà il direttore del Tg2. Dall'Ulivo un no a Baldassarre. E per la direzione torna il nome di Sacca

Luoghi citati: Caporetto, Roma, Sacca