Quando ricordare è un dovere di Chiara Priante

Quando ricordare è un dovere Un opuscolo descrive la vita nei lager di un artista ungherese di Pianezza Quando ricordare è un dovere Gustavo Meltzeid a Bossoli e a Mauthausen COSA celano le lettere KL (Konzentrazions Lager), quanta brutalità, crudeltà, infamia e bassezza umana di figli di un popolo che credeva di essere superiore agli altri, cercherò di rilevare raccontando brevemente la vita del campo ed alcuni fatti accaduti durante la mia forzata permanenza colà». Sono le parole che aprono il diario di Gustavo Meltzeid, artista ungherese trasferitosi a Pianezza dopo la prima guerra mondiale per realizzare alcuni monumenti ai Caduti e qui vissuto fino alla cattura tedesca per la collaborazione con il C.L.N,dopo la quale fu internato nei campi di concentramento di Fessoli e Mauthausen, dove rimase fino alla liberazione. Parte dei suoi ricordi, scritti nei giorni successivi al ritomo a Pianezza, tornano alla luce dopo 45 anni dalla sua morte grazie ad un opuscolo stampato in occasione del Giorno della Memoria dai Comuni di Alpignano, Pianezza, San Gillio, Givoletto e Casellette. Una parte del diario, di grande mole e articolazione, era già stata pubblicata nel 1974 grazie all'impegno dell'associazione «Gli Amici dell'arte» di Pianezza. Lo stile di Meltzeid, influenzato dall'essere l'ita¬ liane per lui una lingua acquisita, dona all'opera una particolare forza espressiva, quasi come si potesse sentire il racconto dalla voce dell'autore con le inevitabili inflessioni che doveva avere. Inizialmente l'artista racconta con tono ancora incerto, debolmente speranzoso la vita del campo; ma la speranza man mano che si prosegue nella lettura diventa terrore e poi apatia. «Il comando aveva intenzione di sfollare un po' l'ospedale e facendo vedere il miraggio della convalescenza li ha fatti gasare tutti! Tutti i quattromila!», si legge tra le ultime pagine. L'opuscolo raccoglie inoltre alcuni disegni eseguiti da Meltzeid durante la prigionia e rielaborati al ritomo a casa. Grazie ad un altro prigioniero addetto ai forni crematori, l'ungherese era riuscito ad ese¬ guire in segreto gli schizzi su piccoli rettangoli di carta da lettera e a nasconderli tra le fessure dei mattoni. «Pomo cromatore», «Tortura», «Tutti in piedi, chi cade è morto» sono solo alcune delle didascalie che accompagnano i disegni. Chiara Priante Serena Oggero Redazione Grinzane li forno crematorio usato nei campi di sterminio nazisti così come l'artista l'ha ricordato in un disegno

Persone citate: Bossoli, Gustavo Meltzeid, Meltzeid

Luoghi citati: Alpignano, Casellette, Givoletto, Pianezza, San Gillio