«Il cuore si è spezzato l'11 settembre»

«Il cuore si è spezzato l'11 settembre» «Il cuore si è spezzato l'11 settembre» Berenson: amo New York anche se là è scomparsa mia sorella MARISA Berenson cammina lenlamenle nelle sale che ospitano la mostra di «Orazio e Artemisia GentUeschi» al Metropolitan Museum di New York. Alta, elegante, con una grande borsa di Hermes e un cappello bordato di pelliccia. E' la settimana delia moda a New York e Marisa si divide tra esposizioni e sfiUite. Pochi mesi fa è stata colpita da una tragedia, ha perso sua sorella Barry nell'aereo 511 che si è infranto per primo contro le Twin Towers... «In un primo momento mi si e rotto il cuore. Non ci sono parole per descrivere quella situazione. Per fortuna ho una vita spiritunln molto intensa che mi fa vedere l'esistenza in un'altra dimensiono». Come ha appreso la notizia? «Ero su un aereo in arrivo da Parigi. Ci hanno dotto quanto ora successo. Siamo atterrati in un'isola e li siamo rimasti bloccati per quattro giorni. Quando siamo arrivali ci hanno mosso per alcune oro in uno stadio dove c'orano duemila persone. Ho telefonato a mia Ciglia e le ho detto cho stavo bene. E' lo! che mi ha spiegato quanto ora accaduto. Ero disperata, mi sentivo corno trafitta da un doloro fortissimo. Sono sicura però cho oggi mia sorella è in paco nella luco, questo lo sento». Perché è tornata a vivere a New York e perché ha lasciato l'Europa? «Era tempo di tornare alla creatività di New York o ritrovarla dopo 12 anni vissuti nella capitale francese. Sentivo ohe era tompn di rilornaro qui, dove la vita è più vibrante e più energica. Sono molto affezionata a questa città». Che cosa vuol dire per lei la moda, a New York? «Ne sono dentro e fuori, da tutta la vita. A causa di mia nonna, la stilista Elsa Schiapparelli, che s'ispirava molto al mondo dell'arte. Presto a Filadelfia ci sarà una grande mostra dedicata a lei. Qui al Metropolitan ho ammirato molti quadri di Dali: l'ho conosciuto, era amico di mia nonna. Un uomo straordinario, incredibile, di grande stravaganza, direi follia». La moda attuale le appare molto diversa dall'epoca di Elsa Schiapparelli? «Mi sombra che tragga ispirazione dal passato, anche se assimila molti spunti da ciò che si vede oggi por strada. La moda americana fa discorso a sé, in Francia i designer più importanti ora sono americani o inglesi». Chi sono i grandi personaggi che ha conosciuto? «Le persone con cui ho vissuto e lavorato. Fantastiche: da Luchino Visconti a Diana Vreeland». Com'era Visconti? «Uomo di grande cultura, ho sempre amato le persone raffinate e colte con cui entro subito in sintonia. I film di Luchino erano un riflesso della sua intelligenza, della sua vita. Stare a tavola con lui era sempre divertente, porche si circondava di persone perspicaci». Ha conosciuto altri registi? ((Antonioni, Bertolucci, Welles». Come ricorda Orson Welles? «A Los Angeles, pochi anni prima della morto. Cercava di fare un film ma non trovava i soldi per finanziarlo. Mi parlava di queste difficoltà. Pensavo: è atroce che un grande talento come il suo non trovi un produttore. Era un uomo divertente e affascinante». Altri personaggi affascinanti? «Tutti i Kennedy, soprattutto John: pieno di classo, bello, seducente». E' vero che sua sorella e lei da bambine eravate sempre coccolate dal duca di Windsor? «Sì, ricordo che il duca a casa di mia nonna veniva a prenderci nella nostra camera anche se eravamo in pigiama. Ci faceva scendere dal letto e ci portava in salotto per salutare gli altri ospiti. Aveva occhi azzurri, bellissimi. I nonni avevano uno chalet in Svizzera, a Closters, e lì ho conosciuto anche Greta Garbo, Dirk Bogarde, Gene Kelly e Fred Astaire. E' straordinario pensare che ho imparato a ballare con Astaire». Suo zio, il critico Bernard Berenson, lo vedeva spesso? «A Firenze, ai Tatti, la sua villa, quando avevo cinque anni. Più tardi andai a scuola al collegio Poggio Imperiale, e qualche volta andavo ai Tatti a prendere il tè». Ha avuto ima vita movimentata fin da ragazza? «Sì, perché ho viaggiato e osservato molto: culture diverse, gente povera e miliardari». Ha fatto l'attrice, ha recitato in film importanti come «Morte a Venezia)), «Cabaret», «Barry Lyndom). Esperienze positive? «Una grande fortuna, importante per me, poterlo fare fin da giovane». Gli impegni di quest'ultimo periodo? «Ho appena finito di recitare a Broadway in una commedia di Noel Coward» E al di fuori della sua vita di attrice? «Sto cercando di creare una linea di prodotti di bellezza e un profumo. Però ho anche progetti di cinema e di televisione. E sono un'ambasciatrice perl'Unesco, da 8 anni». Che differenza riscontra tra America ed Europa? «Grande. Sono il contrario l'una dell'altra e da sempre ho bisogno di questi opposti. A New York trovo che ci sia gente affascinante, una grande vitalità: mi piace questa mescolanza di persone, razze, mondi. Mi sento a mio agio». Dell'Europa le manca qualcosa? «Il modo di vivere. Penso all'Italia: la sua bellezza, i colori, il calore delle persone». Sta vivendo una storia d'amore o la sta cercando? «No. Sono profondamente filosofica. So che tutto arriva quando deve arrivare. Non cerco mai nulla in questo senso. Sono fortunata perché ho comunque una vita intensa e ricca, tra mia figlia, le amicizie e quello che faccio. Per me un uomo deve essere un di più, sennò è inutile. Certo, adoro gli uomini. Però so anche aspettarli». Marisa Berenson è attrice è stata modella e da molti anni fa parte del «jet set» Vive tra America ed Europa Foto sopra: l'attrice è con Luchino Visconti A sinistra, in una scena del film «Barry Lyndon», di Stanley Kubrick