Zaccaria, domani ultimo Cda. Poi apre un sito di Maria Grazia Bruzzone

Zaccaria, domani ultimo Cda. Poi apre un sito Zaccaria, domani ultimo Cda. Poi apre un sito Il presidente: «Lascio una tv solida». Contri: «No, il budget è troppo ottimista » Maria Grazia Bruzzone ROMA E' un Roberto Zaccaria sobrio, affettuoso, quasi commosso anche se non privo di spunti polemici, quello che saluta i giornalisti nell'ultima conferenza stampa del suo mandato. Il nuovo cda della Rai è ancora in alto mare, e il presidente non manca di sottolinearlo con un certo compiacimento. Ma per il consigho uscente in sella da quattro anni, un record per* la Rai, è arrivato infine il momento dell'addio. L'addio alla Rai dove Zaccaria anni fa ha passato 16 armi da consigliere di amministrazione, la Rai di cui è diventato presidente accanto a Pierluigi Celli e poi protagonista quasi assoluto. «L'esperienza più significativa della mia vita professionale», confessa con emozione. Così il presidente tiene per sé l'ultima scena del film e parla per ultimo, dopo i consiglieri e dopo il direttore generale Cappon. Difende la scelta «un po' cocciuta» di essere voluto restare fino alla fine del suo mandato «non per affezione a una poltrona ma per affermare un principio di stabilità sancito dalla legge», stabilità che è «condizione di indipendenza, come avviene per ì poteri costituzionali». «E noi siamo stati indipendenti, dal governo e dai grandi poteri economici del paese» rivendica il presidente ulivista, attaccato per mesi dal centro destra. Augurandosi, e quasi sfidando i suoi successori a fare altrettanto. E qui inserisce una frecciata sul fervore di consultazioni di delegazioni politiche, che col sistema bipolare sono . state eliminate per la scelta del presidente del Consi¬ gho, ma in questi giorni fervono per la scelta del nuovo cda della Rai. «Se i partiti assumono un ruolo così incisivo non so come si potrà garantire l'indipendenza». Poco prima Vittorio Emiliani, decano dei consiglieri, ha ringraziato il presidente «coraggioso e competente» «che da giurista ha difeso fino in fondo l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione», Stefano Balassone ha parlato dell'«ossessione del pluralismo» del consiglio, sottolineando che «non a caso alcuni dei direttori da noi nominati oggi sono in corsa per incarichi più importanti»; Gianpiero Gama eri ha parlato di luci e ombre, esaltando il momento più alto, l'anno del Giubileo del 2000. Alberto Contri, il più critico, ha ricordato i momenti di dissenso «sempre per motivi tecnici», ultimo dei quali il suo rifiuto a votare il budget del 2002 «perché troppo ottimista»: sarebbe una bomba sotto la sedia dei futuri amministratori. Un giudizio smentito da Cappon, cifre alla mano. Zaccaria non dimentica i dissensi ma li considera fisiologici. E difende, ovviamente, il suo cda. «È stato un buon consiglio», afferma, e invita a non liquidarlo con giudizi sommari, avvisando che in caso contrario «risponderemo». «Lasciamo una Rai solida, con un ruolo centrale e pluralista», difendendo la scelta di «dare spazio alla diversità» come l'unica possibile «in un paese come il nostro diviso tra due culture che non riescono a trovare punti di coesione su temi politici, istituzionali, sociali». L'imparzialità che oggi viene invocata possibile in un paese coeso, altrimenti è un'utopia che rischia di diventare imparzialità del solo soggetto che parla». Il giurista tornerà a fare il professore, il suo mestiere di sempre. Ma il salto nel silenzio della sua Firenze è forse troppo brusco e Zaccaria annuncia che domani stesso - giorno dell'ultima riunione del cda - aprirà un sito Internet. «Si chiamerà www. robertozaccaria.it», aggiunge con un sorriso malizioso. Quasi prevedesse di dover rispondere a futuri attacchi. Il presidente della Rai Roberto Zaccaria

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