Occhio ai vulcani

Occhio ai vulcani | PROTEZIONE CIVILE | UNA RICERCA REALIZZATA DA TELESPAZIO Occhio ai vulcani PRECISA MAPPA DEL RISCHIO NELLE ISOLE EOLIE DISEGNATA CON DATI RACCOLTI DA SATELLITI. DAL VESUVIO VIENE LA MINACCIA PIÙ' GRAVE Flavia Ricci e F. Di Stadio (*) DER «rischio vulcanico» si intende la pericolosità di un fenomeno eruttivo e l'impatto che esso può avere sulla popolazione, sulle infrastrutture e sulle attività economiche. I principali pericoli derivanti dall'attività vulcanica sono rappresentati dalla ricaduta di frammenti solidi, dallo scorrimento di colale di lava e colate di fango e dall'emissione di gas vulcanici. I vulcani che rappresentano una fonte di pericolo sono sia quelli caratterizzati da attività semipersistente (ad esempio l'Etna), sia quelli la cui ultima eruzione può risalire anche a centinaia o migliaia di anni fa, ma che non sono spenti come si potrebbe erroneamente credere (Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio). L'Italia e l'Islanda sono i paesi europei con il maggior numero di vulcani attivi e il nostro paese è uno dei primi al mondo per numero di abitanti a rischio: circa due milioni, tutti nell'Italia meridionale. A causa della forte urbanizzazione del territorio, le zone più a rischio sono quella napoletana interessata dal Vesuvio e quella dei Campi Flegrei. L'Etna, pur essendo il vulcano italiano più attivo, per fortuna ha un'attività che si manifesta con lente colate di lava e le sue eruzioni possono provocare ingenti danni, ma sono poco pericolose per le persone, trattandosi di colate laviche a bassa velocità di avanzamento. L'area presa in considerazione nel progetto del 1999 "Programma di ricerca applicata all'osservazione della Terra" (Agenzia spaziale italiana e ministero della Ricerca) al quale ha partecipato Telespazio Divisione di Osservazione della Terra, si trova nella "Caldera della Fossa", parte della struttura vulcanica dell'isola di Vulcano (Isole Eolie) ed è caratterizzata da intensa attività esalativa. Quest'area - spiega il responsabile del progetto Luca Pietranera della Telespazio negli ultimi decenni è stata interessata da un marcato aumento delle emissioni delle fumarole che si è manifestato attraverso l'aumento delle temperature, l'espansione dell'area esalante e l'incremento di flussi di vapore, di anidride carbonica e delle specie solforate. Le indagini condotte sui vulcani attivi italiani hanno messo in evidenza la grande importanza dei metodi di acquisizione continua e a distanza che sono certamente i soli in grado di consentire l'acquisizione di dati per la valutazione del livello di rischio nelle fasi immediatamente precedenti un' eruzione. Il telerilevamento, inoltre, consente l'acquisizione contemporanea di dati su aree di grandi dimensioni, difficilmente ottenibile mediante indagini di tipo diretto. In questo programma il telerilevamento da satellite ha fornito un valido supporto per la realizzazione di carte temati- che e carte della pericolosità delle colate di lava. L'obiettivo principale è stato quello di caratterizzare e individuare pa- rametri per i diversi fenomeni legati all'attività vulcanica con il fine di identificare un model- lo di riferimento che potesse rappresentare le fasi immedia- tamente precedenti un'eruzio- ne vulcanica. Lo studio si è posto come scopo l'integrazio- ne del monitoraggio in situ e della più innovativa analisi dei dati provenienti dal telerilevamento da satellite. Per raggiungere gli obiettivi prestabiliti, si sono utilizzati dati provenienti dal sensore Thematic Mapper del satellite Landsat-5, che sono poi stati confrontati con i dati di temperatura misurati in situ all'interno e all'esterno delle aree fumaroliche. L'attività di ricerca, volta all'analisi dei dati dell'infrarosso medio (3-8 micron) e lontano (8-14 micron) nell'area craterica, ha portato a risultati interessanti: le indagini effettuate nell'area con fumarole hanno messo in evidenza una stretta corrispondenza fra l'andamento della temperatura al suolo misurata tramite indagini dirette e quella ricostruita in base alle immagini nelle bande 5 e 7 dell'infrarosso medio e della banda 6 dell'infrarosso lontano. Il modello sviluppato in questo progetto di ricerca si è concretizzato in risultati molto utili per l'utilizzo di metodologie satellitari, e in particolare i rilievi all'infrarosso lontano, nella sorveglianza di aree vulcaniche attive. Il modello ottenuto è in grado di assicurare informazioni di grande interesse per la protezione civile dell'area. Alcune delle aree studiate sono caratterizzate da difficoltà di accesso e da pericolosità estremamente elevate: la metodologia di acquisizione satellitare si pone quindi su un piano di privilegio rispetto alle tecniche di indagine classiche fino ad oggi utilizzate. I risultati dell'utilizzo di questa metodologia creano i presupposti per un servizio di alto interesse sia nel campo della sorveglianza e delle attività di protezione civile legate all'evoluzione dei sistemi vulcanici sia nell'ambito delle attività di ricerca che vengono intraprese in queste aree. (*) Telespazio, Divisione di Osservazione della Terra L'Etna in eruzione, II vulcano siciliano è tra i più attivi del mondo ma per fortuna non è molto pericoloso perla popolazione Una immagine satellitare dell'isola di Vulcano, nelle Eolie

Persone citate: Caldera, Flavia Ricci, Luca Pietranera

Luoghi citati: Ischia, Islanda, Italia