Milosevic davanti ai suoi lager di guerra di Giuseppe Zaccaria

Milosevic davanti ai suoi lager di guerra Milosevic davanti ai suoi lager di guerra L'accusa proietta le scene dai campi, l'ex leader preannuncia un suo videotape Giuseppe Zaccaria Inviato all'AJA «Questo tribunale non è competente a giudicarmi...»: sono esattamente le 15,32 quando Slobodan Milosevic, dopo aver trascorso la giornata ad ascoltare un'altra serie di accuse, prende la parola per ribadire posizioni già note. Lo fa solo per pochi minuti: alla fine dell'udienza manca meno di mezz'ora, e al presidente May lui ha già chiesto di rinviare la «controrequisitoria» a questa mattina. L'udienza di oggi si annuncia appassionante: non tanto, e non solo, perché Milosevic continuerà a rifiutare il ruolo di imputato (lui si definisce «prigioniero») e l'autorità della Corte (la chiama «organizzazione di linciaggio»), ma perché nella sua strategia di difesa qualcosa sta cambiando. Richard May gli ha appena chiesto se vuole alzarsi in piedi per dichiarazioni preliminari, lui resta seduto ma «coghe l'opportunità» per ribadire alcuni punti, con un tono più disteso del sohto. «Sono stato trasferito all'Aja in modo illegale, contrario sia alla Costituzione jugoslava sia a quella serba», dice. E poi: «contro di me di sta svolgendo un processo parallelo orchestrato dai mass media», «il procuratore Del Ponte ha già pronunciato una sentenza di condanna...». Sono appena le prime scintille dei fuochi d'artificio che s'accenderanno nel grande spettadolo di oggi. Il presidente May chiosa, ironico: «Ha chiesto di parlare domani, ma védache'ha già cominciato...». Dunque, si riprende questa mattina: e la novità più sorprendente è che si riprende in modo diverso. I documenti filmati hanno già fatto irruzione in questo giudizio: l'altro ieri con il famoso discorso dell'89 in cui, a Kosovo Polje, Slobodan incitava i serbi alla riscossa. Ieri con le altrettanto note sequenze del campo di Omarska. nella Bosnia Occidentale. Vedendo scoirere le immagini di quei prigionieri di guerra scheletriti anche l'imputato, ieri mattina, ha mostrato attimi di turbamento. Quelle immagini valsero un premio prestigioso alla giornalista che, con l'autorizzazione dei serbi di Bosnia, le aveva girate. Mostrano musulmani che nel '92 sono ammassati dietro il filo spinato, magrissimi, e in un paradossale «sonoro» registrato di fronte ai guardiani (purtroppo riportato ieri con traduzione approssimativa) dicono di essere trattati abbastanza bene. Sicuramente meglio di quelli uccisi. La voce del viceprocuratore Geoffrey Nice commentava le immagini con toni da fine dicitore. In fondo non ce n'era bisogno, le sequenze parlavano da sole: nello stesso tempo però esprime¬ vano in qualche modo l'essenza della guerra civile bosniaca. Dietro le telecamere, serbi di Bosnia che consentono le riprese nell'illusione di dimostrare che i prigionieri vengono trattati in modo relativamente umano, dall'altra l'occhio dell'Occidente che riesce a fissare solo fotogrammi terminali di una storia molto lunga. In ogni modo, da oggi i filmati cambiano regia: gli uomini dell'ex presidente hanno preparato un videotape di 56 minuti interamente dedicato al tentativo di santificare Milosevic: vi compaiono, pare, giornalisti e uomini di cultura occidentaH che dicono la loro sull'autocrate jugoslavo e il suo lungo regno. L'effetto di que¬ sta difesa d'ufficio è dubbio, però mostra già un mutamento di strategia: dal rifiuto di riconoscere la credibilità della Corte alla battaglia mediatica. Slobodan Milosevic continua a ritenere quello dell'Aja un tribunale politico, privo di ogni legittimità, eppure adesso passa da una passività rancorosa a una sorta di attacco, sia pure solo dal punto di vista dell'immagine. Ciò che davvero gli interessa, peraltro, non è la sentenza ma il fatto di poter passare per eroe agli occhi del suo popolo. Zdenko Tomanovic, che guida il team dei suoi consiglieri giuridici, nelle ultime ore ha concordato col prigioniero gli ultimi punti dell'intervento: meglio, ha fornito supporto tecnico alle sue affermazioni. Si annuncia un discorso torrenziale, che dovrebbe durare per due udienze e nel quale alle affermazioni di principio seguiranno rilievi giuridici. Primo punto: Milosevic sosterrà che il Tribunale intemazionale dell'Aja non è soltanto illegittimo, ma contrario allo Statuto stesso delle Nazioni Unite. All'articolo 171, questo stabilisce che spetta all'Assemblea (e dunque non al Consiglio di Sicurezza) istituire una qualsiasi forma di giustizia sovrannazionale. Ecco un altro salto di qualità (o di aggressività) nella strategia difensiva di Slobo: adesso motiva il disprezzo che ha sempre ostentato, lo sostiene con argomentazioni che con tutta probabilità saranno respinte, ma comunque impegneranno i giudici in un'analisi imbarazzante. Secondo punto: quando Milosevic parla di «estradizione abusiva» parla di violazione non solo delle leggi serbe e jugoslave ma di ogni convenzione sui diritti dell'uomo, tentando con questo di rovesciare le accuse che gli si muovono. Terzo punto dell'autodifesa sarà quello che riguarda la «prevenzione dell'accusa», sempre per usare le parole dell'avvocato Tomanovic. Carla Del Ponte presentando il processo si è detta certa che l'imputato sarà condannato, la sua addetta stampa Louise Harbour, ex giornalista, qualche anno fa scrisse un libro molto critico sulla vicenda del presidentejugoslavo. Un altro piccolo mistero precede il comizio dell'ex presidente Milosevic. Ieri l'accusa ha domandalo (senza successo) che un primo testimone venisse autorizzato a seguire il aula l'intervento dell'imputalo. Richiesta bizzarra, poiché tutto sarà trasmesso per televisione. Sull'identità di questo primo «Mister X» si succedono indiscrezioni. Potrebbe trattarsi di Mahmut Bakali, esponente albanese della presidenza collegiale jugoslava nel 1991. Ieri il dittatore deposto ha parlato pochi minuti «Non è un processo è un linciaggio» Oggi la sua autodifesa che potrebbe durare per due udienze. Atteso un misterioso testimone Una delle immagini proiettate ieri al processo di Milosevic: detenuti musulmani nel campo di concentramento di Omarska (Bosnia occidentale)

Luoghi citati: Aja, Bosnia, Bosnia Occidentale, Kosovo Polje