Chirac ha detto l'atteso «sì» di Cesare Martinetti

Chirac ha detto l'atteso «sì» AD AVIGNONE LA RICANDIDATURA UFFICIALE ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI Chirac ha detto l'atteso «sì» Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Nella città del teatro, Jacques Chirac mette in scena la sua recita più attesa ma in definitiva più scontata. «Si, sono condidalo», risponde a Marie-Josée Roig, sindaco di Avignone, alla fine di una mattinata trascorsa in maniche di camicia a discutere di economia con manager e imprenditori. Chi lo dubitava? Nessuno. Ma il momento della dichiarazione, nella liturgia francese delle elezioni presidenziali ha la sua solennità. La scelta del momento e dei modi è studiata. Frangois Mitterrand, per esempio, nel 1988 lo fece a un mese esatto dalle elezioni nel corso di una trasmissione tivù rispondendo semplicemente «oui» alla domanda se si ripresentava. Chirac anticipa (il primo turno sarà il 21 aprile) perchè i tempi stringono, la campagna è lanciata e il fenomeno del «terzo uomo» Jean-Pierre Chevènemenl che da tre mesi gira la Francia attaccan¬ do a destra e a sinistra e scalando percentuali nei sondaggi sta scompaginando le carte nel campo di Chirac come in quello di Jospin. Il primo ministro si dichiarerà a fine febbraio per rispettare i tempi della sessione parlamentare. Il presidente è sceso in campo ieri scegliendo non casualmente Avignone, la città dove solo un anno fa la gollista Marie-Josée Roig ha sonoramente battuto la ministra socialista Elisabeth Guigou nelle elezioni municipali. A 69 anni, inseguito da scandali e inchieste (sospese nel rispetto dell'immunità) Chirac affronta la sua quarta campagna presidenziale. Nell'Sl non arrivò nemmeno al ballottaggio, nel quale il presidente uscente della destra, Giscard d'Estaing, venne battuto da Mitterrand. Neir88 arrivò alla sfida finale col presidente socialista, ma fu battuto 54 contro 46 per cento. Nel '95 Chirac riuscì finalmente a conquistare l'Eliseo con un sottile 52,7 per cento contro la sorpresa Lionel Jospin. Lo stesso duello che si ripeterà il 5 maggio, a meno di una clamorosa sorpresa che può arrivare solo da Chevènement. L'apparato chiracchiano s'è immediatamente messo in movimento. Il «candidato» è rientrato a Parigi in treno avendo lasciato ad Avignone l'aereo presidenziale come se volesse smettere i panni del presidente per vestire quelli del semplice politico in campagna. Nella capitale, alla gare de Lyon lo aspettava una folla di fan. E anche all'Eliseo è rientrato su una vettura privata e non su un'auto di servizio. E contemporaneamente ha preso ad attaccare il governo di sinistra: «Non tengono conto della realtà e decidono per ideologia». Il cavallo di battaglia sarà «libertà e fiducia» nei francesi e nelle loro capacità. Jospin non ha commentato; dal partito socialista il segretario Francois Hollande ha ironizzato: «Chirac sta facendo campagna elettorale da cinque anni». La Borsa non ha reagito.

Luoghi citati: Avignone, Francia, Parigi