Dieci anni di guerre Oggi Milosevic alla sbarra in Olanda di Giuseppe Zaccaria

Dieci anni di guerre Oggi Milosevic alla sbarra in Olanda Dieci anni di guerre Oggi Milosevic alla sbarra in Olanda Si avvia a Scheveningen il processo all'ex dittatore serbo per le tragedie di Croazia, Bosnia e Kosovo. «Mai così caricato», dice la moglie Mira: chiamerà come testimoni i potenti del mondo reportage Giuseppe Zaccaria inviato all'AJA IL processo enfaticamente definito qualche mese fa «la Norimberga dei Balcani» s'inizia oggi dinanzi al Tribunale Internazionale dell'Aja. Sulla sua portata epocale, tuttavia, comincia ad affacciarsi qualche dubbio. Onesta mattina Slobodan Milosevic toma in aula per rispondere di dieci anni di guerre e massacri in Croazia, Bosnia, Kosovo. I suoi consiglieri legali (l'ex presidente jugoslavo continua a non riconoscere il Tpi e dunque rifiuta i difensori) lo descrivono «ottimista e in splendida forma». Il procuratore Carla Del Ponte annuncia di possedere «prove schiaccianti». Da Belgrado si attende di ora in ora la congegna di due «supertestimoni», .ma nel frattempo vengono resi pubblici i nomi di altri che avrebbero dovuto rimanere segreti. Nelle prossime ore, infatti, si attende l'arrivo al carcere di Scheveningen di Nikola Sajnovic, già premier federale e stretto collaboratore di Slobo, e dell'ex ministro di polizia Vlajko Stojlkovic. Sul piede di partenza, con destinazione Olanda, sembra anche Dragoljub Ojdanic, il generale che sostituì al ministero dejla Difesa Pavle Bulatovic, assassinato in un ristorante belgradese nel febbraio di due anni fa. A questo punto i testimoni citati dall'accusa diventano più di trecento, ma l'impressione è che manchino ancora i veri ele¬ menti-chiave, quelli che possano collegare gli scontri, le stragi, i numerosi episodi di barbarie a un diretto ordine del Capo. Soprattutto manca ancora all'appello l'uomo che per vent'anni ha condiviso l'intera carriera del Capo, colui che ne ha conosciuto ogni decisione: Milan Milutinovic, attuale presidente di Serbia, è il testimone su cui la signora Del Ponte continua a puntare con maggiore accanimento, però continua a non esserci traccia di un'altra improvvisa consegna sul genere di quella che toccò a Milosevic. Al contrario, man mano che l'attenzione dei «media» toma a concentrarsi sull'evento, il clima sembra soffrire di una strana concitazione e da Belgrado giungono notizie preoccupanti. L'ultima, la pubblicazione su un settimanale dell'elenco di un centinaio di «testi segreti»-. Ieri mattina il «National», settimanale di tagho aggressivo nato dopo la svolta democratica, ha dedicato un lungo articolo a coloro che potrebbero far condannare Milosevic: nell'elenco ci sono pochi nomi di rihevo e una serie di sconosciuti, soprattutto di etnia albanese. Fra i più noti si citano Mihalj Kertes, ex responsabile delle dogane; l'ex capo dei servizi segreti Jovica Stanisic; Vladimir Djordjevic detto «Rodja», già capo della polizia, accusato eh aver interrato in fosse comuni i corpi di civili kosovari; William Walker, ex capo della missione Osce in Kosovo, e poi alcuni personaggi davvero sorprendenti. Per esempio, fra i testimoni d'accusa si contemplano Hasim Taci, già leader della guerriglia dell'«Uck» e perfino Ibrahim Rugova, da poco eletto presidente del «parlamentino» kosovaro. Negli ultimi tempi la signora Del Ponte aveva avvertito più volte dei rischi che questi testimoni correrebbero in Serbia: se questo è vero, dopo la pubbhcazione dell'elenco (attendibile o meno che sia) i rischi si moltiplicano e molti potrebbero decidere di non presentarsi all'Aja. Stando ai legali che assistono Milosevic, il processo minaccia di virare verso un rito del tutto nuovo. Stando alle loro anticipazioni l'accusa intenderebbe utilizzare ben 123 «testimonianzechiave» senza che i loro autori compaiano in aula. VerbaU in forma scritta che non consentirebbero alcuna contestazione né controinterrogatorio. Lo stesso impianto giuridico-pohtico dell'accusa è atteso l. una controprova. Nel dicembre scorso il presidente Richard May aveva mostrato di non credere alla tesi della signora Del Ponte, in base alla quale le tormentate vicende di Croazia, Bosnia e Kosovo erano state unite dal medesimo disegno pohtico di Milosevic, quello di una «Grande Serbia». In quell'occasione la Corte aveva rifiutato l'unificazione dei processi, che poi il collegio d'appello ha invece accettato pochi giorni fa a causa della difficoltà di far giungere più volte testimoni per giudizi diversi. Resta il fatto che fino a questo momento l'idea della «Grande Serbia» come progetto-motore degli accadimenti di un decennio appare piuttosto lontano dal convincimento dei giudici (oltre al presidente May, inglese, l'americano Patrick Robinson e il coreano O Gon Kwon). Questa mattina la parola toccherà per prima alla signora Del Ponte, che comincerà a illustrare le accuse, a partire dalla vicenda del Kosovo. Per quel che accadde nella regione serba, Milosevic deve rispondere di cinque capi d'accusa, che nel caso della Croazia diventano 23 e in quello della Bosnia 29. Slobo, dicono i legali che l'hanno incontrato in carcere, aspetta solo che la pubblica accusa esaurisca il suo compito per cominciare a parlare senza interruzioni. Si sa già che chiamerà a testimoni tutti i potenti con cui ha condiviso dieci anni di contatti e trattative, da Clinton a Tony Blair, da Jacques Chirac a Ri¬ chard Holbrooke, che racconterà di terroristi albanesi e cellule di Al Oaeda. Sua moglie Mira oggi non sarà all'Aja, ma pochi giorni fa in un breve incontro con chi scrive, a Belgrado, diceva: «Non ho mai visto Slobodan così caricato: se non gli impediranno di parlare il mondo scoprirà vicende incredibili». Grande attesa per un giudizio definito fino a pochi mesi fa «la Norimberga dei Balcani» La Del Ponte annuncia: «Ho prove schiaccianti» Oltre trecento i testi citati dall'accusa. Ieri un settimanale di Belgrado ha pubblicato i nomi segreti di chi potrebbe far condannare Slobo Slobodan Milosevic al tribunale di Scheveningen: tenuto da una guardia, quando comparve per la prima volta in tribunale