I genitori d Samuele di nuovo dai carabinieri «Fateci tornare a casa»

I genitori d Samuele di nuovo dai carabinieri «Fateci tornare a casa» ILQAULODiCOGNE ANCORA UNA GIORNATA DI ANGOSCIA IN ATTESA CHE GLIINQUIRENTI COMPLETINO LE ANALISI I genitori d Samuele di nuovo dai carabinieri «Fateci tornare a casa» Un'ora e mezzo in caserma: hanno ringraziato i militari per aver tenuto giornalisti e cameramen lontani durante il funerale Poi sono tornati al cimitero dove hanno baciato la lapide del bimbo Renato Rizzo inviato a COGNE L'aria del mattino è forte come uno schiaffo. Non basta, però, a ridare un po' di colorito a questa faccia, cerea e stropicciata, che esce da una notte senza sonno. Ma lei, questa faccia, non la nasconde più nel cappuccio del piumino orlato di pelliccia, come faceva sino all'altro giorno se doveva uscire per un interrogatorio o per andare a Messa: adesso Anna Maria Lorenzi la mostra, indifferente agli scatti delle macchine fotografiche e agli sguardi, ora compassionevoli, ora curiosi di chi la scruta. Sempre stringendosi alla mano di quest'uomo grande e grosso eppure delicato, che la protegge pieno d'attenzioni e che ricaccia indietro il suo dolore per preoccuparsi di quello della moglie. A schiena dritta, insieme, dentro i momenti cruciali della loro giornata quando sono costretti a lasciare il rifugio prigione. Con la voglia di dimostrare che provano pena, ma non vergogna e che i sospetti non li intaccano. Un senso di rivincita che la grande partecipazione di Cogne ai funerali del bambino ucciso contribuisce a catalizzare. E a cui le parole dell'avvocato Grosso aggiungono vigore: «Sin dall'inizio mi sono fatto l'idea dell'assoluta estraneità della madre nell'omicidio. Una convinzione rafforzata a mano a mano che sono entrato nella vicenda». Escono alle 9 dal residence di Lillaz accompagnati in auto da un poliziotto loro parente. Raggiungono il cimitero: a terra, di fronte alla lapide, mazzi ghiacchiati di fiori, pelouche ammaccati dall'umidità. Lunghi minuti di raccoglimento, abbracciati, fino a quando le campane della parrocchia di Sant'Orso annunciano che sta per iniziare la Messa. Entrano in chie- sa, lei, forse, questa volta vede sopra il portale l'affresco di una Natività che i segni del tempo hanno trasformato in un richiamo inquietante a questi giorni: il Bambino sulle ginocchia di Maria ha il capo quasi completamente cancellato da una crepa che sembra una ferita. Nonno Mario, patriarca e punto di forza di questa grande famiglia, raggiunge i cronisti in attesa: «Auguro a tutti voi una buona domenica». La Ford argento dell'amico lascia, ora, Anna Maria e Stefano Lorenzi davanti alla caserma dei carabinieri. Restano in quegli uffici per un'ora e mezzo: quanto basta perché il tamtam dei media trasmetta notizie d'allarme. No, nessun nuovo interrogatorio, ma, al contrario, un'altra mossa di questa nuova strategia della coppia che vuole passare al contrattacco scrollandosi di dosso l'immagine di chi «subisce». Secondo indiscrezioni l'uomo e la donna ringraziano i militari per l'attenzione dimostrata durante i funerali nel tenere a distanza cameramen e fotografi, ma, subito dopo, avrebbero chiesto: «Quando potremo rientrare finalmente nella nostra casa?». E ancora; «Perché durante la cerimonia funebre due carabinieri in borghese riprendevano con telecamere tutti quanti?». Domande che, lette in controluce, potrebbero significare: nessuno ci ha indagato ufficialmente, siamo persone libere e vogliamo vivere come tali. Eccoli di nuovo in strada. Il desiderio di tornare nel piccolo cimitero lucido per il vento e per il sole li cattura un'altra volta: sempre mano nella mano, si fermano davanti alla tomba del bambino. Le labbra si muovono: forse una preghiera, forse uno di quei dialoghi che sembrano inutili a chi non vive certi dolori. Prima lui, poi lei posano un bacio sulla lapide. Rientrano al residence. Oggi è giorno di saluti: fratelli e sorelle di Anna Maria Loren¬ zi hanno esaurito i giorni di ferie e ripartono per le loro case. Nonno Mario scende un attimo, anticipa con un sorri- so sulla sua bella faccia da uomo leale le domande: «Com'è finita la partita del Bologna?». Poi se ne va. «Andate¬ vene anche voi - è l'invito ai giornalisti dell'agente di ps che ha vissuto per giorni, da sepolto vivo, con gli altri parenti, nel pianterreno dalle tende sempre chiuse -. Ormai tutti stanno capendo che questa pista è sbagliata». Parenti e amici sono tornati a casa Anna Maria e Stefano sono rimasti soli Anna Maria e Stefano Lorenzi durante il funerale del piccolo Samuele

Persone citate: Anna Maria, Anna Maria Loren, Anna Maria Lorenzi, Lillaz, Renato Rizzo, Stefano Lorenzi

Luoghi citati: Cogne