«Quei bimbi avrebbero una salute mentale a rìschio» di Marco Accossato

«Quei bimbi avrebbero una salute mentale a rìschio» «Quei bimbi avrebbero una salute mentale a rìschio» D'Agostino presidente della commissione bioetica: è un salto nel buio intervista Marco Accossato CRIMINALE». Il professor Francesco D'Agostino, presidente della Commissione nazionale di Bioetica, non usa eufemismi. Quella dell'utero artificiale è una strada «che non deve essere percorsa». Anche la tecnica anti-aborto che arriva dall'Università Juntendo di Tokio è un salto nel buio: «Di fronte al "bene" che possiamo fare garantendo a un feto di continuare a svilupparsi, non conosciamo il "male" che possiamo procurare al nascituro, sia a livello fisico, sia psicologico». Professore, dunque un «no» categorico all'utero artificiale. «Categorico. E per almeno due motivi. Primo: per mettere a punto la tecnica, i ricercatori dovrebbero sacrificare moltissimi embrioni, che a un certo livello del loro sviluppo muoiono, perché non si è ancora in grado di arrivare allo stato fetale. Secondo: l'utero artificiale è la negazione assoluta del rapporto madre-bambino che esiste e cresce durante tutti i nove mesi di gravidanza. La psicoanalisi, già da tempo, ha spinto le proprie indagini a livello prenatale. Accettare una macchina-utero significa ridurre la gravidanza a un processo biologico, dimenticando tutte le compromissioni psicologiche e affettive fra la donna e il nascituro. Creeremmo bimbi con una salute mentale a rischio». Ancora una volta il vuoto legislativo in materia di riproduzione umana pone scienza e coscienza agli estremi. «Vorrei sapere quale madre accetterebbe di affidare il proprio figlio a un utero artificiale, sapendo che è un salto nel buio pauroso. Gli scienziati contemporanei si lasciano accecare dalla sperimentazione pura. Il fatto che una cosa si possa fare giustifica, per molti, che si faccia. E' più che mai urgente una legge». E' ancora accesa la polemica sulle donne-incubatrici, le cosiddette mamme in prestito. L'utero artificiale potrebbe essere giustificato come un "male minore", un'alternativa più accettabile? «No. Semmai la sperimentazione desse i risultati voluti, i bimbi che nascerebbero sarebbero oggetto di studi per tutta la loro crescita. Produrremmo cavie. Sono processi ciechi e imprevedibili. E' dimostrato che durante la gravidanza non è solo la madre a influire sul carattere del nascituro; persino il padre crea già un legame col figlio. Che legame si può creare con una macchina? Recentemente, la bioetica si è interrogata sull'utilizzo di un utero animale, ad esempio di ima gorilla, al posto di quello umano. La conclusione è la stessa: non abbiamo nessuna conoscenza scientifica sul rilievo che ha, per il nascituro, l'esperienza della gestazione. Quindi non possiamo manipolarla». Nel caso della scoperta fatta a Tokio, però, si aggirerebbe il rischio di un aborto. Insomma, si agirebbe a fin di bene, permettendo a una vita iniziata naturalmente di proseguire... «Guardi, è già stata avanzata l'ipotesi di un lavaggio uterino per scongiurare gli aborti. Prelevando un feto, impiantandolo nell'utero di un'altra donna, si potrebbe garantire il diritto della madre a rinunciare a una gravidanza non voluta, e contemporaneamente il diritto a una vita nascente. Ci si è fermati davanti a un dubbio: di fronte a un bene si moltiplicavano le figure materne e si metteva in pericolo l'equilibrio psichico del nascituro. Di fronte all'utero in affitto, o a quello artificiale, dovremmo applicare ciò che io chiamo "principio di precauzione". Proprio in questo periodo, di fronte al rischio della "mucca pazza", è stato vietato l'uso di certe parti animali. Bene, di fronte al rischio di creare bambini con una salute mentale compromessa dovrebbe essere vietata qualsiasi sperimentazione».

Persone citate: D'agostino, Francesco D'agostino

Luoghi citati: Tokio