«Non farò come re Simeone» I Savoia festeggiano il rientro di Maria Corbi

«Non farò come re Simeone» I Savoia festeggiano il rientro «Non farò come re Simeone» I Savoia festeggiano il rientro Maria Corbi Inviata a GSTAAD «Li ringrazio di cuore per il loro voto ma lì dentro non ci voglio andare». Il principe Vittorio Emanuele di Savoia parla di quando sarà in Italia e assicura che non ha intenzione di sedere su uno scranno di Palazzo Madama. «Non voglio fare come mio cugino Simeone di Bulgaria, primo ministro, che ha un yacco di problemi, poveretto». «Se potessi mi piacerebbe avere un ruolo di rappresentante del mio Paese, ma non politico, per l'economia italiana all'Estero. Non voglio fare il ministro, portare via il lavoro a nessuno». L'euforia da rientro ha travolto Casa Savoia che ieri ha festeggiato con un grande gala all'Ho tei Palace di Gstaad. Una festa di beneficenza, organizzata dall'ordine cavalleresco di San Maurizio e Lazzaro (di cui Vittorio Emanuele è il Gran Maestro), prevista da tempo ma che è stata l'occasione per festeggiare con gli amici il voto di martedì. Si fanno progetti. Vittorio Emanuele pensa di trasferirsi in Italia: «Ho sempre rappresentato le imprese italiane all'estero e da dentro potrò farlo ancora meglio, ma non ho ancora deciso dove stabilirmi». Intanto fa affari con la Bulgaria, dove sta ristrutturando alcuni ospedali. Emanuuie Filiberto potrebbe lavorare a Milano, in un filiale della sua Banca, la Syz. Un amico lo chiama al cellulare e lo invita a una sfilata a Milano il 5 marzo. Il principe ride e gli spiega: «Se vengo mi arrestano. Ci vuole ancora un po' di tempo». Poi si augura che rientrino presto anche le spoglie dei Savoia all'estero. La festa al Palace è un ritrovo di nobiltà europea: tutti, 300 ospiti, hanno pagato 500 franchi svizzeri per essere presenti a quest'asta di beneficenza. Gioielli battuti da Sotheby's - un diamante taglio smeraldo da 800 mila dollari - e opere d'arte regalate da amici come il quadro di Gunther Sachs. Tutto il ricavato andrà per la costruzione, a NapoU, di un asilo per bambini bisognosi. «Questa festa è stata fatta con uno scopo benefico - spiega Marina Doria in un abito lungo di Gai Mattiolo bordato alla scollatura in pelliccia -, per questo non l'abbiamo disdetta dopo la notizia della morte di Margareth d'Inghilterra che è anche la cugina di quarto grado di mio marito». Per Margareth comunque è stato fatto osservare un minuto di silenzio. Emanuele Filiberto fa il padrone di casa nella sala Baccarat tutta vestita in rosso. Si mangiano terrine di fois gras, pernice, gamberi e branzino al sapore di asparagi, brownies con salsa al mandarino. Da Roma sono arrivati i conti Antonio e Daniela d'Amelio, la marchesa Ginevra Carraffi del Villar, l'onnipresente Carlo Giovannelli, i principi Orsini e i Romanov, cugini primi di Vittorio Emanuele. Per il jet set senza blasone c'è Elle Me Pherson accompagnata dal marito banchiere. Nella lista anche Francesco Caltagirone con la moglie Rita Rovelli, la vedova Balthus, il produttore Aurelio De Laurentis. Manca Alba Parietti che, come dice il giovane principe nel suo italiano da esule, «è stata ritenuta a Milano». Assente giustificato anche Mike Bongiomo, cavaliere dell'Ordine dal 1988, che è convalescente dopo una caduta sugli sci. Intorno a Marina ci sono le sue amiche più care, la contessa Laura Gancia e la marchesa Marta Brivio Sforza. Dopodomani è il suo compleanno, stessa data del marito che dice: «Niente feste, siamo troppo vecchi». L'argomento di conversazione della serata è naturalmente il rientro, ma anche gli articoli al vetriolo che continuano ad apparire sui giornali. «Hai visto le cose perfide che ha scritto quel Zeffirelii?», dice una dama siliconata. Emanuele Filiberto alza le spalle: «Ognuno ha le sue opinioni. Io amo molto Zeffirel- li, ho visto tutti i suoi film. Senza ironia». Insomma, il giovane principe sfodera il sorriso, ha imparato a destreggiarsi tra le polemiche e cerca di evitare le scivolate. Meno abile il padre, anche pet il suo carattere timido ed emotivo. Ma della questione della «XIII disposizione» parla senza paura: «Confido molto in quello che deciderà tra qualche settimana la Camera. Ma sa quante volte in questi anni ci hanno fatto vedere lo specchietto per le allodole?». Da quando si ricorda, il principe è stato sempre sul punto di tomare: «Anche quando siamo partiti dicevano a mio padre "Lasciate pure la roba qui, che tanto al massimo tra due mesi sarete di ritomo"». Sono passati cinquantacinque anni e ancora gli eredi Savoia non hanno visto l'Italia se non in cartolina o dall'aereo, come quella volta che un volo Swiss Air passò proprio sopra Venezia permet¬ tendo a Vittorio Emanuele una gita turistica in quota. La città più amata è comunque Napoli: «C'era il mare, il sole delle ultime immagini che ho portato con me del mio Paese», dice il principe. «Mi sento napoletano». Ma questo .sbarco allo Yacht Club con il quattordici metri Aniram (Marina all'incontrario) non ci sarà: Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto scenderanno dal traghetto di linea. Parola di Savoia. Party di beneficenza in Svizzera, all'asta gioielli da SOOmila dollari Vittorio Emanuele: «Mio cugino in Bulgaria ha tanti grattacapi...» «Quando cominciò l'esilio ci dissero: lasciate tutto qui fra due mesi tornerete...» Emanuele Filiberto: «Zeffirelii polemico? Amo molto tutti! suoi film» Vittorio Emanuele di Savoia con la moglie Marina Doria