Un padre chiamato Lear di Monica Bonetto

Un padre chiamato Lear A L - G A R Y B A L D 1 DI SETTIMO Un padre chiamato Lear La compagnia A.T.I.R. di Macerata si ispira a Shakespeare e Almodóvar PRIVATO e pubblico. Una commistione particolarmente feconda nel teatro di tutti i tempi, che consente di dare un respiro universale a vicende personali, di disancorare emozioni e suggestioni dall' asfissia del proprio vissuto liberandole ed esorcizzandole sulla scena, di parlare di sé e del tempo in cui si vive in equilibrio tra partecipazione e distacco critico, verità e finzione. E' ciò che ha fatto anche la giovane regista Serena Sinigaglia, a capo di una numerosa e composita compagnia di Macerata che si chiama A.T.I.R. (Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca). E' partita da un' fatto che le ha segnato in maniera indelebile l'esistenza: la morte del padre, quando era ancora bambina; e un'adolescenza e una giovinezza vissute «con una mancanza terribile, sconosciuta, misteriosa e affascinante» come scrive lei stessa. Poi ha incontrato un testo inglese immortale che parla di un padre e della sue fighe e in particolare di ima di queste, la più piccola, la prediletta, Cordelia. E infine un film spagnolo, che racconta magistralmente lo straordinario rapporto tra madre e figlio. E così ha preso forma l'idea di uno spettacolo teatrale, un allestimento in cui, come è sohto fare il gruppo maceratese, lavoro d'attore e stralci dei tèsti scelti concorrono a dar vita ad un'opera autonoma e originale. Lo spettacolo, che si intitola «Re Lear ovvero tutto su mio padre», ha debuttato nella sua forma definitiva meno di un mese fa. Ora sarà al Garybaldi Teatro di Settimo da mercoledì 6 a sabato 9 febbraio alle 21. Il «Ré Lear» di Shakespeare, così come la sceneggiatura di «Tutto su mia madre» di Fedro Almodóvar, sono dunque le stelle polari di riferimento, il materiale aperto da setacciare e depredare a piacere. Spiega la regista Sinigaglia: «Prendiamo, così come abbiamo già fatto per le "Baccanti", ciò che ci preme di più e tralasciamo ciò che non ci appartiene»: l'unica regola vigente è quella che impone di rispettare la stesura originaria dei brani selezionati, evitando interpolazioni o riscritture infedeb. Inoltre, il lavoro degh attori, si è incentrato su tre temi prescelti: il padre, il potere e la vecchiaia. «Il padre - spiega ancora Serena Sinigaglia - è indagato come aspetto privato della vicenda, il potere come aspetto pubblico, la vecchiaia come possibile contesto e pretesto narrativo». Numeroso il cast di attori impegnati nella rappresentazione: Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan (anche autrice delle musiche e trainer vocale della Compagnia), Emiliano Bronzino, Fabio Chiesa, Donatella Civile, Marco Fubini, Ugo Giacomazzi, Salvatore Li Causi, Michela Ottolini e Sara Paolini. Le scene sono state ideate da Maria Spazzi. Monica Bonetto Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 6 neirallestimento dl Serena Sinigaglia

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