OBIETTORI d'Israele Soldati della pace

OBIETTORI d'Israele Soldati della pace tULUEORMSDIAi E DELLA BH UlSl APPASSIONANTE DIBATTITO CHE DA DUE SETTIMANE SCUOTE GERUSALEMME OBIETTORI d'Israele Soldati della pace reportage AidoBaquis TEL AVIV ##D RENDIAMO ad esempio il "m patriarca Abramo. E' certo lui il primo obiettore di coscienza al mondo. Pur di iinpedire al Dio onnijpptente di infliggere agli abitanti di Sodoma e Gomorra una punizione collettiva è pronto a essere punito a sua volta. In cospetto di Dio, egli osa perfino alzare la voce. "Ma come? - si scandalizza Abramo - Lasceresti che il giusto muoia assieme con lo scellerato? E se invece di un giusto soltanto, ce ne fossero magari cinquanta?". Alla fine è Dio a arrendersi, non l'obiettore di coscienza Abramo». La protesta dei riservisti israeliani - da due settimane al centro di un appassionato dibattito in Israele - parte da lontano, forse addirittura dalla Bibbia. Il caso di Abramo viene comunque evocato da imo dei firmatari di una petizione di protesta, il sergente Shammay Leibovitz, che è il nipote di imo dei maggiori filosofi israeliani: l'anticonformista per antonomasia Yeshayahu Leibovitz. Colui il quale già nel 1967, quando la Guerra dei Sei Giorni si era appena conclusa con la brillante occupazione militare delle terre comprese tra il Sinai, il Giordano e il Golan, già temeva che l'occupazione militare avrebbe in definitiva rischiato di corrompere il carattere democratico di Israele. Gli.scarni cenni biografici che Leibovitz jr. è disposto a fornire all'opinione pubblica non fanno pensare a un «contestatore di professione». Ha studiato in un collegio rabbinico. Fa l'avvocato. E non se la sente più di servire nei Territori. Pur di non infrangere i propri principi morali, rischia adesso la carriera. Come lui, altri 150 riservisti israeliani che nei giorni scorsi hanno pubblicamente annunciato di non essere più disposti a fare da «aguzzini» al popolo palestinese. Almeno 43 sono ufficiali, con posizioni di comando fra i carristi, nel genio, anche nell'aviazione. Nella vita civile sono talvolta liberi professionisti, o anche impiegati. Anche se il capo di stato maggiore generale Shaul Mofaz sospetta che siano manovrati da forze pohtiche di opposizione, essi sostengono di essere scesi in campo solo per un'esigenza di carattere morale. Rifiutano per ora di rilasciare interviste alla stampa estera, per «non essere strumentalizzati». Chi vuole conoscerli meglio non ha che da visitare il loro sito internet: www. seruv.oig. «Seruv» significa «rifiuto». Sulla stampa israeliana, alcuni hanno scritto che nel loro caso «Seruv» significa solo «pavidità personale». Uno degli iniziatori della protesta è il tenente della riserva Yishay Saguy, un ufficiale dell'artiglieria di 25 anni. Nel giugno scorso è stato incarcerato nel «Carcere militare n. 6», alle pendici del Monte Carmelo, per avere rifiutato di unirsi al suo battaglione per svolgere un periodo di riserva a Gaza. Per 26 giorni Saguy ha lasciato la famiglia e il lavoro, e si è trovato rinchiuso dietro un reticolato, sottoposto a una rigida disciplina. «Mi sembra assurdo - ricorda - che per un atto di carattere morale io sia stato punito con un rigore maggiore di quanto non si faccia verso un ufficiale brutale». A esasperare il tenente Saguy sono state le piccole sopraffazioni quotidiane a cui sono sottoposti i palestinesi nei Territori. «Quando la pattuglia si annoia - spiega decide magari di fermare la prima automobile di passaggio. Si fanno scendere i passeggeri, si impone loro di smontare la vettura, di rimuovere i pneumatici, di mettere tutto in bell'ordine ai margini della strada, e infine di rimontare tutto. Esiste - accusa - una mancanza di sensibilità verso le sofferenze del prossimo, specialmente se si tratta di un arabo». Ieri il premier Ariel Sharon ha probabilmente sparso altro sale sulle ferite di Saguy e compagni quando ha affermato che talvolta «il soldato israeliano che brutalizza subisce un danno maggiore del palestinese che sia sottoposto alle sue intemperanze». A scanso di equivoci, Sharon ha subito precisato che quando lui era nell'esercito puniva con estremo rigore i soldati violenti. Per Shammay Leibovitz non ci può essere innocenza per alcun militare che partecipi alla repressione della rivolta. «Noi uccidiamo persone innocenti. Ogni settimana - scrive nel sito internet dei contestatori - uccidiamo bambini, donne, vecchi. Tutto "per errore". "Senza intenzione". Una giovane è stata uccisa perché "si è trovata coinvolta in uno scontro a fuoco". Un bambino è stato ucciso "perché non sapeva che non doveva passare per un dato posto". Un vecchio ha preso fuoco perché si trovava a due passi dall'automobile di un ricercato, colpita da un razzo. Proprio questa settimana - lamenta il riservista - ' abbiamo letto nella porzione settimanale della Bibbia: "Non uccidere"». Condannati da destra come disfattisti e come pericolosi sediziosi, nemmeno da sinistra i riservisti in lotta hanno trovato molti consensi. Pur criticando l'occupazione dei Territori 0 leader della opposizione parlamentare di sinistra, Yossi Sarid, ha osservato che il loro rifiuto di servire nell'esercito può rappresentare un pericoloso precedente. Ad esempio per soldati di destra, i quali un giorno potrebbero rifiutare, per motivi ideologici, di smantellare gli insediamenti ebraici nei Territori. Da tempo rabbini oltranzisti li avvertono che la rimozione di colonie è un'infrazione grave al precetto che impone di insediarsi nell'Eretz Israel, la biblica terra di Israele. Se le forze armate israeliane si dividessero secondo le diverse ideologie dei loro comandanti, si dischiuderebbe l'incubo di una guerra civile. Il dibattito è approdato nella stessa radio delle forze armate, che con coraggio ha invitato i contestatori a spiegare le loro ragioni. Uno di questi, Lior, ha detto ieri di temere che un giomo potrebbe trovarsi-trascinato di fronte a un tribunale intemazionale di guerra. «Potrei dovermi giustificare davanti a im giudice: dovrei magari spiegargli perché era necessario tenere sotto coprifuoco centomila palestinesi, o perché bisognava proprio fermare una ambulanza a un posto di blocco, magari provocando poi la morte di qualcuno». «Il nostro scopo - spiegano gli organizzatori della protesta - è che ogni volta che il governo o il gabinetto ristretto decidono di radere al suolo un quartiere palestinese o di bombardare nelle vicinanze di una scuola, essi comprendano che fra i militari ci sono altri ideali oltre a quello di obbedire agli ordini». In Israele è lecito ai soldati rifiutare di obbedire a ordini sui quali «sventoli la bandiera nera dell'illegalità». Ma l'interpretazione di questo principio può variare da posto a posto, dal comandante, dalla situazione. Secondo l'ex capo dello Shin Bet (sicurezza intema) Amy Ayalon «troppo pochi soldati rifiutano di obbedire ad ordini palesemente illegali». Da parte sua il generale Mofaz assicura che a quanto gli risulta ordini del genere non vengono impartiti. «Se lo fossero, mi aspetterei anch'io dai soldati che rifiutassero di obbedire», ha precisato Mofaz. Ma è giusto scaricare su un ragazzo di 18-19 anni una decisione morale così difficile? Parlando alla radio militare, Lior ha detto che quando era di leva aveva paura di respingere gli ordini. Solo adesso che è più maturo e nella riserva ha scelto la strada della disobbedienza. «Non ci sono "occupazioni militari illuminate" così come non ci sono nemmeno uomini con quattro gambe», conclude Shammay Leibovitz. Nel frattempo la protesta prende piede. Uno degli organizzatori, David Zonshein, ha detto ieri che il gruppo iniziale di 50 firmatari si è triplicato. «Pensiamo già di trasformarci in un movimento», ha aggiunto. Lui stesso, che è un ufficiale, sta per essere sollevato dall'incarico. Nei prossimi giorni deve presentarsi a un nuovo periodo di riserva nei Territori. Sa già che rifiuterà e che probabilmente trascorrerà anche lui le prossime settimane in una delle tende dal «Carcere militare n. 6». ^ www.lastampa.it Su www.lastampa.it l'approfondimento sull'obiezione di coscienza in Israele e il link al forurr dei militari che contestano Sharon Sono già 150 i riservisti (43 ufficiali) che hanno pubblicamente detto di non essere più disposti a fare da «aguzzini» del popolo palestinese «Uccidiamo persone innocenti: donne, vecchi, bambini. "Per errore"» Il capo di stato maggiore sospetta una manovra di forze d'opposizione «Pace ora» implorano. In inglese e in ebraico, i cartelli innalzati dai gruppi pacifisti che sabato sono scesi in piazza a Tel Aviv per chiedere la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi 1 tenente Yishay Saguy, uno degli obiettori Soldati israeliani accanto al corpo di un palestinese appena ucciso

Luoghi citati: Gaza, Gerusalemme, Israele, Tel Aviv