«Colpiranno ancora, sarà peggio dell'11 settembre» di Paolo Mastrolilli

«Colpiranno ancora, sarà peggio dell'11 settembre» UN ELENCO DI OBIETTIVI TROVATO NELLA CASA DI MOHAMMED ATEF, L'EX RESPONSABILE MILITARE DI AL QAEDA UCCISO IN AFGHANISTAN «Colpiranno ancora, sarà peggio dell'11 settembre» Un rapporto riservato della Cia: nel mirino centrali atomiche, dighe, navi Paolo Mastrolilli NEW YORK I terroristi sì preparano a colpire ancora gli Stati Uniti, con attacchi più drammatici dì quelli dell'I 1 settembre. E' l'allarme contenuto in un rapporto riservato della Cia e confermato dal Pentagono, proprio mentre la seconda fase della guerra prende forma concreta, e continuano a piovere le reazioni intemazionali all'avvertimento lanciato dal presidente Bush contro r«asse del male» durante il discorso sullo stato dell'Unione. Il rapporto è stato rivelato dal giornale Washington Times, secondo il quale è stato diffuso due settimane fa in forma riservata tra le agenzie governative, evitando gli appelli pubblici dì dicembre che erano stato criticati per la loro vaghezza. La Cia teme che ì terroristi vogliano colpire una centrale nucleare o un deposito dì armi atomiche, con bombe o con altri aerei dirottati. Lo scopo è provocare più vittime dell'I 1 settembre, e generare radiazioni che facciano un danno più permanente. Gli aerei commerciali potrebbero essere usati ancora per distruggere edifici, secondo una lista di possibih target trovati nella casa dì Mohamed Atef, il responsabile militare di AI Qaeda ucciso nei bombardamenti in Afghanistan. Anche dighe e riserve d'acqua sono nell'elenco dei terrori¬ sti, che hanno puntato l'attenzione pure all'estero, sulle navi della Quinta Flotta ancorate a Bahrein e sulla rappresentanza americana nello Yemen. Questo allarme era riservato, ma mercoledì lo stesso capo della Cia Tenet si è presentato al Congresso per informare i parlamentari sulla continua ricerca di armi di distruzione di massa da parte doi terroristi. Quindi la minaccia è stata confermata ieri dal capo del Pentagono Rumsfeld, durante un discorso tenuto alla National Defense University, per giustificare l'incremento di 48 miliardi di dollari nel bilancio della Difesa per il 2003. Il ministro ha detto che gli Stati Uniti devono prepararsi ad attacchi «molto più ferali» di quelli dell'I 1 settembre, facendo riferimento ai missili e alle armi di distruzione di massa, che hanno spinto Bush ha lanciare il suo avvertimento a Corea del Nord, Iraq e Iran. Questi paesi, infatti, potrebbero usare quelle armi oppure passarle ai terroristi. Il Presidente ieri è tornato sull'argomento, durante i discorsi tenuti in Florida e Georgia, per diffondere il messaggio dello stato dell'Unione e sollecitare ì cittadini al volontariato. La Casa Bianca ha chiarito che non sono imminenti attacchi contro Pyongyang, Baghdad o Teheran, e che l'avvertimento punta a cambiare la loro politica. Bush però ha ripetuto che non starà ad aspettare gli eventi, e quindi azioni pratiche dì natura non militare potrebbero cominciare presto. Il vicepremier iracheno Aziz ha reagito interrompendo un viaggio che l'aveva portato in Cina e Russia per rientrare subito in patria, dove il vice dì Saddam, Taha Yassin Ramadan, ha definito «stupido» il discorso del presidente americano. Il leader religioso iraniano Khamenei ha accusato Bush dì essere «assetato dì sangue» e ha rispolverato la vecchia retorica del «Grande Satana», rispondendo che «è una grande soddisfazione essere presi dì mira dagli Usa». Teheran ha detto anche che continuerà ad aiutare i palestinesi, dopo l'incidente della nave carica di armi inviata a Gaza. Anche la Cina ha criticato Bush, mentre il Giappone e la Corea del Sud hanno mostrato nervosismo, perché le parole del Presidente potrebbero chiudere il piccolo spiraglio dì dialogo aperto negli anni scorsi. Ma intanto la seconda fase della guerra al terrorismo sta prendendo forma concreta proprio in Estremo Oriente. Ieri, infatti, circa 600 soldati americani hanno cominciato le operazioni congiunte con quasi 4.000 filippini per dare la caccia al gruppo islamico Abu Sayyaf. Le chiamano esercitazioni, per limitare le ripercussioni politiche inteme, ma il comandante del Pacifico Dennis Blair ha detto che l'obiettivo di Manila è sradicare i terroristi. Proprio ieri, del resto, è stato trovato il corpo di un americano ucciso dai guerriglieri comunisti locali. Alcune navi di Washington intanto si sono spostate al largo della Somalia per pattugliare le coste e forse lanciare raid. Gli scontri tribali continuano in Afghanistan, mentre il premier Karzai è a Londra, dove non è riuscito a convincere Tony Blair ad aumentare il contingente britannico. Gli uomini fedeli al governatore della regione di Paktia, Padshah Khan Zadran, si sono scontrati con quelli del comandante Haji Saifullah per il controllo della città di Gardez, 75 miglia a Sud di Kabul. Sono morte almeno 60 persone, a conferma della costante instabilità del paese. Dal Pakistan, invece, sono riapparsi via e-mail gli estremisti che hanno preso in ostaggio il reporter del Wall Street Journal Daniel Pearl. Hanno esteso ad oggi la scadenza entro cui minacciano di ucciderlo se i prigionieri di Guantanamo non saranno liberati. Ma il Segretario di Stato Powell ha risposto che Washington non tratterà. Dopo Washington, il premier afghano Karzal (qui con Blair) ha fatto ieri tappa a Londra