Sharon: «Dovevamo eliminare Arafat nell'82» di Aldo Baquis

Sharon: «Dovevamo eliminare Arafat nell'82» Sharon: «Dovevamo eliminare Arafat nell'82» Per Aznar inutile un vertice internazionale Aldo Baquis TEL AVIV Israele avrebbe dovuto eliminare Yasser Arafat nel 1982, in Libano. Lo afferma il premier israeliano Ariel Sharon in un'intervista che sarà pubbUcata oggi dal quotidiano «Maariv», mentre il presidente palestinese resta da due mesi assediato da soldati israeliani nel proprio ufficio di Ramallah, in Cisgiordania. Fra israeliani e palestinesi c'è dunque un abisso. Per questa ragione il presidente di turno della Uè e premier spagnolo José Maria Aznar ha escluso che si possa organizzare in tempi brevi un secondo vertice di Madrid, analogo a quello che nell'ottobre 1991 segnò l'inizio del processo di pace mediorientale. Di fatto Aznar ha respinto la proposta lanciata lunedì a Bruxelles dal presidente del ConsigUo Silvio Berlusconi. Nell'intervista Sharon toma col pensiero all'invasione di Beirut quando lui, ministro della Difesa, braccava i fedayn di Arafat. La kefiah del leader palestinese era entrata nel mirino di un cecchino israeliano: una parola via radio, e 0 grilletto sarebbe stato premuto. «C'era l'intesa che non lo avremmo ucciso - ricorda Sharon -. Rimpiango che non lo abbiamo eliminato». La reazione del ministro degli Esteri spagnolo Josep Piqué è stata indignata: «Questo genere di dichiarazioni va respinto. Arafat resta l'unico interlocutore possibile per Israele». «Preoccupatissimo» si è detto il presidente della Commissione Uè', Ronlano Prodi, in un'intervista a Rai 24: «Non avevo mai assistito a un degrado di questo tipo. Si stanno perdendo i punti di riferimento umani e il senso della compassione». Ai ministri degli Esteri europei Berlusconi aveva fatto presente la gravità della crisi nei Territori (descrittagli per telefono pochi giorni fa dallo stesso Arafat) e aveva suggerito di organizzare una conferenza israelo-palestinese con la partecipazione di Stati Uniti, Uè, Gnu, Paesi arabi. Ma Aznar ritiene che «lanciare nuove iniziative è inutile, non esistono le condizioni minime». La nuova bordata di Sharon (che, secondo giornalisti israeliani, si riferisce al presidente palestinese come a «un cane obbligato a restare nella propria cuccia», cioè a Ramallah) ha accresciuto il senso di oltraggio dei dirigenti palestinesi. «Sharon si rivela per quello che è, un personaggio di stampo mafioso», ha commentato il negoziatore Saeb Erekat. Chi mostra di non voler perdere occasione per cercare il bandolo della matassa resta il ministro degli Esteri Shimon Peres, che ieri incontrava a New York il presidente del parlamento palestinese Ahmed Qrei. Sharon ha già avuto cura di precisare al «Maariv» che questi contatti non sono di suo gradimento. Per il momento, secondo il premier, «è necessario e possibile trovare una risposta militare al terrorismo dei palestinesi». Poi si potrà negoziare la creazione di uno Stato palestinese indipendente e disarmato, «dotato solo di una forza di polizia incaricata di mantenere l'ordine pubblico». «Per una vera pace - ha garantito - sono pronto anche a rinunce dolorose». Ieri per molti israeliani è stata una giornata quasi di guerra. I coloni di Gush Katif sono stati costretti a restare nei rifugi mentre artificieri israelia- ni disinnescavano cinque mortai da 82 mm. puntati da Hamas contro i loro insediamenti. Anche gli abitanti di Kiryat Shmona sono entrati nei rifugi per non essere colpiti dalle schegge di razzi sparati dalla contraerea dei guerriglieri libanesi Hezbollah. Secondo Peres, l'Iran ha dotato gli Hezbollah di 10 mila razzi, parte dei quali possono raggiungere le città israeliane di Haifa e di Hadera. L'episodio più cruento è avvenuto in mattinata nel Sud della striscia di Gaza quando - con una tecnica appresa dai guerriglieri Hezbollah - militanti di Hamas hanno fatto esplodere due ordigni al passaggio di un pullman israeliano e hanno poi cercato dì colpire i passeggeri con bombe a mano e armi automatiche. La reazione dei militari israeliani appostati nelle vicinanze è stata istantanea e i due assalitori sono stati uccisi sul posto. Un terzo palestinese è stato ucciso in Cisgiordanìa dal fuoco dì soldati, dopo che aveva lanciato una bottigha incendiaria contro un'automobile. Due altri palestinesi sono stati feriti da spari nella colonia di Elon Moreh. In una lettera aperta al quotidiano «Haaretz», il comandante della sicurezza preventiva di Gaza, colonnello Mohammed Dahlan, ha ieri sollecitato gli israeliani a non credere ciecamente alla «disinformazione» propinata dai comandanti del loro esercito, perché lo stato dì assedio prolungato dei Territori non solo non blocca i kamikaze, ma ne crea sempre dì nuovi. L'unica via di uscita, a suo parere, resta un ritiro totale di Israe e dai tenitori occupati nel 1967 e la costituzione di uno Stato palestinese indipendente accanto a quello ebraico. Il premier israeliano: «Era nel mirino ma c'era l'intesa di non ucciderlo» Sdegno di Piqué e Prodi Secondo il presidente diturnodeirUe«nonci sono le condizioni minime per nuove iniziative» Soldati israeliani osservano la scena dopo l'agguato di ieri nella striscia di Gaza, in cui due palestinesi sono rimasti uccisi