A Porto Alegre tra marcia di pace e allarmi black bloc

A Porto Alegre tra marcia di pace e allarmi black bloc A Porto Alegre tra marcia di pace e allarmi black bloc Le Tute nere avvistate al campeggio intitolato a Carlo Giuliani I no global italiani attaccano i diessini: giù le mani dal Social Forum Negato l'intervento al belga Verhofstadt: «Motivi di sicurezza» Jacopo lacoboni A ora di pranzo fuori dall'hotel Continental di Porto Alegre ci sono 39 gradi, un'umidità del 90 per cento e un centinaio di militanti che si prendono il loro tempo. Maniche arrotolate, facce allegre nonostante gli improvvisi scrosci di pioggia, fantastiche t-shirt: su quella esibita da un italiano ci sono quattro belle ragazze che saltano e, sotto, la scritta «Porto, Allegre», il movimento ha il volto di Guevara, ovvio, ma sulle magliette la gara la vince il leader contadino Emiliano Zapata, viso scavato e sfondo rosso, il simbolo dell'ala più radicale dei no global intemazionali. Vittorio Agnoletto, portavoce degli italiani, si allontana per un momento da José Luiz Dal Rojo, il rappresentante del Forum mondiale delle alternative, e sillaba: «È una cosa che non possiamo accettare che partecipino parlamentari che in Italia hanno volato per la guerra». Attorno, applausi. Ripete, più o meno, un concetto che sarà la chiave per capire la giornata: questa protesta non ama i politici che tentano di mettere il cappello sul Social Forum. E dire che l'anarchismo internazionale si sta convincendo che il Social Forum è troppo moderato, quindi «va sabotato». I no global, anche le frange radicali - centri sociali alias disobbedienti, il network Va basta, Ong battagliere come Reclaim the Streets - ieri tranquillizzavano. Eppure, a un certo punto s'era diffusa di nuovo la sindrome di Genova: c'era gente che diceva di aver visto dei black bloc al campo, poi alcuni attivisti vestiti di nero sono stati adocchiati davvero, in plaza Montevideo, mischiati al corteo ultrapacifico che cominciava a snodarsi nella Marcia della pace. Dopo, occuperanno un palazzo, e gli agenti per evitare guai chiuderanno un occhio. Il Forum è cominciato e proseguito cosi, tra speranze che bruciano i petti di cinquantamila militanti festosi provenienti da mezzo mondo, e ansie magari irrazionali, ma come non averne dopo quello che è capitato. A ricordare Genova, oltretutto, c'era la mamma di Carlo Giuliani, Heidi, che alle tre di pomeriggio, alla faccia di un acquazzone e dei suoi stessi ricordi, ha inaugurato una città dei giovani che porta il nome del figlio. «Era come forse molti di voi, non sapeva ancora cosa avrebbe fatto della sua vita». Loro hanno applaudito, convinti magari di non sapere cosa vogliono, ma almeno di sapere cosa non vogliono. Per esempio: che i Ds, «e ogni altro politico», mettano le mani sul Social Forum. Per scongiurare appropriazioni indebite del copyright antiliberista e pacifista, la fetta italiana del popolo «per un'altra globalizzazione» si è incontrata alle dieci palazzo del commercio di Porto Alegre. Ha affittato una sala al settimo piano, tanti tavoli rotondi stile prima comunione. Se l'è pagata, la sala, con una colletta tra i presenti. Molti si sono autotassati per esserci, e poiché anche i luoghi hanno un significato, hanno deciso di sborsare qualche lira per vedersi proprio lì, nel palazzo di commercio: «Perché non siamo contro il commercio ma per un altro commercio». C'è Luca Casarini, per i centri sociali di Nord-Est. Francesco Caruso, per i napoletani della Rete No global. Guido Lutrario e una ventina di «disobbedienti» del Roma Social Forum. Beppe De Cristofaro, dei comunisti italiani. C'è Agnoletto, e con lui la parte «soft», quella che stringe i nodi della rete Lilliput. Ci sono, anche, i forum sociali di mille città: nati come funghi in un'annata che, a seconda dei punti di vista, può essere considerata drammatica o eccezionale, comunque cruciale, per la protesta intemazionale. Quella italiana è un forum nel forum. Non apprezza chi prova a raccontare Porto Alegre come un'appendice, esotica, delle crisi della sinistra di casa nostra. Non ama «i politici che vengono qui a sfilare». Ce l'ha, soprattutto, con i diessini che hanno votato per la guerra. I più arrabbiati sono i giovanissimi, ieri per esempio bollavano senza pietà la leggenda metropolitana di un possibile arrivo, al Forum, del segretario Ds Piero Fassino. Voluto o meno, il matrimonio tra movimento e politica sta producendo due conseguenze impreviste. La prima: perii Social Forum, o per gli incontri preparatori, Porto Alegre è stata «assediata» da figure della politica istituzionale, molte delle quali accendono gli animi più che unirli: il sindaco di Roma Walter Veltroni, i diessini Salvi, Burlando, Polena, persino un rappresentante di magistratura democratica, Nicoletta Gandus. Idem per i politici di altre nazioni. Il premier francese Jo.spinli{i mandatqsei ministri e Parigi è attivissima, ha anche lanciato un manifesto filo no global firmato da banchieri come Michel Camdessus, l'ex direttore del fondo monetario, oggi governatore della Banca di Francia. L'Onu ha tre inviati che già si aggirano per le avenide, José Antonio Ocampo per conto di Kofi Annan, il commissario per i diritti umani Mary Robinson e Juan Sommavia, direttore dell'agenzia Onu per il lavoro. I no global brillano nei distinguo, ma in particolare gli italiani non amano i diessini. E gli attivisti del resto del mondo non è che siano più teneri: gli organizzatori del Forum hanno jrespjiltp J^nterventg alla, manifestazione del premier belga, Guy Verhofstadt, e del vicepresidente della Banca mondiale per gli affari i iì ni I i» in 0 esteri, MatsKarlsson. «Per evidenti divergenze ideologiche», dicono, ma anche per motivi di sicurezza. Se la politica non mette giù le mani da Porto Alegre, temono, qualcuno potrebbe piantare grane. Un'ala intera dell'anarchismo mondiale, anche su chat, critica il moderatismo del Social Forum, «si sono venduti al capitale». Agnoletto ha ripetuto tutto il giorno di temere «provocazioni e infiltrazioni» che, come a Genova, potrebbero rovinare la festa. I giovani dimo.stjanti rassicutanoonajnica tanto, «possiamo controllare noi tutto», e la città è comunque sorvegliatissima. Non è successo niente, ieri. - i ir "i fi t T. ni .i ir ^i !ìyE'i)'*' Una manifestazione di protesta in apertura del Social Forum di Porto Alegre