«Niente da rimproverarmi, non mi dimetto» di Maurizio Tropeano

«Niente da rimproverarmi, non mi dimetto» «Niente da rimproverarmi, non mi dimetto» Caso Odasso, Ghigo respinge le accuse. Silenzio sui soldi finiti a Forza Italia Maurizio Tropeano TORINO La verità di Enzo Ghigo: «Io, almeno io, non nego di aver ricevuto come omaggio natalizio un orologio. Ho interpretato quel gesto come un gesto di amicizia. E dico la verità, essendo collezionista, non ho dato né peso a quell'omaggio né al valore economico». Davanti al Consiglio regionale e a un pubblico da grandi occasioni il presidente della regione Piemonte aggiunge: «Io sono qui di fronte a voi tutti per dire che non ho nessuna intenzione di dimettermi perché credo di aver sempre agito seguendo dò che il mio senso istituzionale mi suggeriva». Credono ciecamente in lui gli altri 39 consiglieri della Casa delle Libertà che respingono al mittente con accuse di «giustizialismo» e di comportamenti «vetero-comunisti» la richiesta del centrosinistra di dimissioni del presidente della Giunta e dell'assessore alla Sanità, Antonio D'Ambrosio. Poi la forte rivendicazione del «voto popolare che prima in Piemonte e poi a livello nazionale ha dato fiducia alla sfida politica di Silvio Berlusco¬ ni». La richiesta di dimissioni (non sottoscritta e non votata dallo Sdì, dall' Udeur e da un'indipendente ex Margherita e dai radicali) era stata presentata dall'Ulivo e da Rifondazione subito dopo la pubblicazione dei verbali delle confessioni di Luigi Odasso, ex direttore generale delle Molinette, che ha ammesso di aver regalato un orologio del valore di nove milioni e mezzo a Ghigo e di aver acquistato per due anni consecutivi 800 tessere di Forza Italia. Tessere al momento senza padrone. Ma nella geografìa interna delle correnti azzurre l'ex manager si era schierato a fianco del presidente Ghigo e dell'assessore al Bilancio Angele Burzi, nello scontro con il coordinatore regionale, Roberto Rosso. Di quelle tessere del valore di 160 miliom di lire Ghigo non ha parlato ma ha spiegato aie «non ho nulla da rimprovéranai per quanto concerne i miei rapporti con il manager Odasso. Era stato scelto perché considerato un buon direttore generale e per questo fu messo alle Molinette e non certo perché di Forza Italia». Dalle file del centro¬ destra si leva un timido applauso. I cinque capogruppo della Casa delle Libertà si alzano dai loro banchi e vanno da Ghigo per complimentarsi. Poi tocca all'assessore alla Sanità, Antonio D'Ambrosio (An), anche lui beneficiato di un dono natalizio (un vaso dal valore di poco superiore al milione di lire) che rivendica r«introduzione dei controlli prima completamente assenti» e promette che i «18 mila contratti attualmente in vigore verranno rivisitati con specifiche metodiche in tutto il loro iter». La verità dell'opposizione è diametralmente opposta. Spiega Antonio Saitta, capogruppo del Ppi: «Siamo di fronte ad una sistematica organizzazione tangetìzia che ha agito in modo super raffinato e che na trovato terreno fertile in omissione dei controlli e nella decisione del presidente Ghigo e della sua maggioranza di trasformare i direttori generali in attivisti politici». Giuliana Manica, capogruppo Ds, racconta di «cene e altre iniziative di partito a cui i direttori generali, compreso quello dell'Agenzia regionale, hanno partecipato più come attivisti che come esperti del settore. Insomma, ima vera e propria prova di fedeltà». Gli altri diessini (Suino, Placido e Riggio) sottolineano come il «vero problema sono le tessere di Forza Italia acquistate da un uomo di fiducia di Ghigo con i soldi delle tangenti sulla sanità». Aggiunge Placido: «E' una coincidenza che alcuni dei personaggio coinvolti siano iscritti all'associazione Società Aperta dell'assessore al Bilancio, Angelo Burzi?». Pino Chiezzi (Comunisti Italiani) vuole sapere se «Ghigo era a conoscenza del fatto che Odasso ha finanziato con 8 milioni (regolarmente denunciati, ndr.) la campagna elettorale di An». Anche Rifondazione, Verdi, Riformisti e Democratici tengono alto il tono della polemica. La Casa delle libertà risponde compatta. La linea scelta dai capigruppo Cattaneo (Forza Italia), Gaasso (An), Brigandì (Lega), Angeleri (Ccd) e Deorsola (Cdu) è quella di accusare l'opposizione di «strumentalizzazione politica» e di sottolineare il fatto «che si tratta di un caso isolato» scoppiato per il fatto che «è stata scelta la persona sbagliata». Enzo Ghigo, presidente della Regione Piemonte, durante II suo intervento in aula

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