Nei secoli dei secoli i volti delle Parole

Nei secoli dei secoli i volti delle Parole Nei secoli dei secoli i volti delle Parole ,LA MOSTRA Sandro Doma SI inaugura oggi a Reggio EmiUa, nei trecenteschi Chiostri di San Domenico (recentemente ristrutturati), «AUabeto in Sogno, dal carme figurato aUa poesia concreta», una mostra ricca di libri preziosi, rari incunaboli, incisioni e manoscritti; in tutto più di 300 opere generosamente prestate daUe più importanti biblioteche pubbUche e private del mondo. L'esposizione (aperta al pubbUco dal 20 gennaio al 3 marzo) ha per tema la poesia in relazione aU'immagine; una parte molto importante deUa storia deU'arte, non solo del libro, in un aspetto non ancora sufficientemente approfondito. Perciò l'artista Claudio Parmiggiani ha voluto promuovere e curare questa mostra ricavando U titolo, con tocco febee, daU'AZ/afceto in sogno, un libro datato 1683 del suo suo estroso conterraneo, U bolognese Gian Battista MiteUi. Per offrire al pubbUco un avvenimento filologicamente ineccepibUe e al tempo stesso spettacolare, gU organizzatori deU'evento, unico nel suo genere in Italia per impostazione e quaUtà deUe opere (l'Assessorato aUa Cultura e la BibUoteca Panizzi di Reggio EmiUa in coUaborazione con l'Istituto per i Beni Artistici deUa Regione EmiUa Romagna), hanno nominato un comitato soientifico intemazionale di grande prestigio. GU esperti che ne fanno parte si sono assunti la responsabiUtà di guidare i visitatori deU'esposizione lungo un periodo storico di cinque secoU e mezzo: daU'invenzione deUa stampa aUa cessazione deU'iiso dei caratteri mobih - praticamente, dalla metà del Quattrocento aUa fine degU Anni Settanta accompagnandoli con una serie di saggi pubbUcati da Mazzetta neU' esauriente catalogo di 500 pagine e SOOiUustrazioni. Per loro natura i Ubri patiscono di Umiti scenografici e per gustarti appieno sarebbe necessario conoscerli in anticipo, come U conoscono i bibUofiU, capaci di "sentire" U fruscio delle pagine anche sotto U peso deUe copertine. Spunto ed emblema di questa mostra è U Liber Figurarum di Gioachino da Fiore, un volume in venti fogU di sole immagini dotate di grafici e didascaUe, custodito abitualmente nel Seminario VescovUe di Reggio EmiUa, U cui valore estetico e simboUco viene evidenziato dal testo di Fabrizio LoUini deh' Università Ca' Foscari di Venezia. Si tratta di un libro miniato del XIII secolo, esphcativo deUe complesse teorie reUgiose e profetiche di Gioachino, aUa stesura del quale, contrariamente a quanto avveniva abitualmente per questo genere di libri, si impegnò una sola persona, sia nel lavoro di copista che di miniatore. U prezioso originale viene esposto al pubbUco per la prima volta. Si intitola «Poesia come via teologica» lo studio suUa genesi deUa parola scritto da Gianfranco Ravasi, Prefetto deUa BibUoteca Ambrosiana di Milano, le cui conclusioni conducono al divino atto creativo. Nei Testamenti è «la Parola divina che squarcia il sUenzio del nuUa: "In prmcipio...Dio disse: sia la luce! E la luce fu"»(Genesi 1, 1.3); come nel Nuovo Testamento, nel prologo del Vangelo di Giovanni, è l'inno che indica la verità; «In principio c'era la Parola» (1, 1)». Ravasi evidenzia U problema fondamentale di chi ha voluto trasmettere la Parola attraverso la scrittura, sottolineando l'irrimediabUe perdita di significato neU'atto stesso deUo scrivere; effica' ce, a questo proposito, la citazione dal Faust di Goethe: «si, la parola muore già sotto penna». Perciò la Bibbia, scritta per la prima volta in una lingua scarna e povera di vocaboU, lasciò adito a diverse interpretazioni suUa verità rivelata. Di questo libro, U Libro per ecceUenza, sono esposti diversi manoscritti ed alcuni esemplari stamlati in varie epoche. Tra i più noti: a Bibbia con Masora e la Bibbia con masorah parva et magna, entrambe del XV secolo e provenienti daUa medesima bibUoteca, la Palatina di Parma. Ma U discorso deUa lingua apre un nuovo capitolo deUa storia deUa parola, queUo affidato a GiuUo Busi deUa Freie Universitat di BerUno che nel saggio «Le lettere deUa creazione» si addentra negU usi e concezioni asemantiche deU'affabeto nel giudaismo. Esemplare per la comprensione dei complessi meccanismi trattati in questo settore, è il Sefer Yetzirah: «Scritto forse neUa Palestina del VI-VH secolo deU'era volgare, U libro contiene una riflessione sul valore deUe consonanti ebraiche come strumento della creazione divina». La copia esposta del Sefer Yetzirah, ovvero U Liber creationis, Liber cabalisticus stampato a Mantova nel 1562, proviene dalla BibUoteca Universitaria di Bologna. I carmi figurati sono composizioni poetiche che interagiscono con l'immagine disegnata o dipinta determinando un'opera compiuta nella quale una deUe due parti non può fare a meno deU'altra; normalmente, entrambe sono opera deUo stesso pittore-poeta. Di questa affascinante parte deUa storia deU'arte scrive Giovanni Polara deU'Università Federico H di NapoU ne «La poesia figurata tardoantica e medioevale». I carmi figurati tardoantichi riguardavano, indifferentemente, argomenti di carattere sacro o profano e quando servivano come veicolo di informazione, non si esitava ad appenderU sin muri delle chiese o deUe case come veri e propri manifesti, fl primo, grande autore di questo genere, Optaziano, ispirò Rabano Mauro (del quale è esposto De laudibus sanctae Crucis del 1503) e anche Venanzio Fortunato, entrambi dotati di rile¬ vanti qualità artistiche oltre che poetiche. Quando, poi, Alessandro Serra, deU'Università di Bologna, affronta «La Poesia figurata in età moderna; i nodi di una storia», si ricorda di nominare con ammirazione e riconoscenza. Padre Giovanni Pozzi che con lucidità, chiarezza di Unguaggio e straordinaria documentazione, offrì al pubbUco la prima trattazione organica deU'argomento ne La parola dipinta (Adelphi 1981). La guida di quel testo consente ora di "riconoscere" le poesie figurate degU antichi greci {technopaegnia) e i calligrammes di Apollinaire, dopo aver frequentato autori e capolavori, durante il percorso deUa mostra. Esempio supremo, l'Hypnerotomachia Poliphili (BattagUa d'amore in sogno di Polifilo) di Francesco Colonna, stampata a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio, le cui eccezionaU caratteristiche gU valsero la fama di "più bel libro del Rinascimento". Poi, tra gU altri, di Fortunio Liceti, U De Natura 6- Arte (1640), di Athanasius Kircher, Turrìs Babel sive Archontologia ( 1679) e, in età più recente, l'incantevole sogno di AUce iaAlice's adventures in wonderland (neU'edizione del 1896) frutto deUa vena "deUziosa- mente assurda" (secondo Mario Praz) di Lewis CarroU. Fa da ponte, nel passaggio ai testi magico/alchemici, un capolavoro assoluto, uno dei più alti raggiungimenti artistici deUa creatività umana, Melancolia I di Albert Diirer incisa nel 1514, U cui titolo, come aveva suggerito Adalgisa Lugli, rappresenta il filo' d'Arianna messo a disposizione daU'autore per entrare in un labirinto di oggetti. Mario Diacono con U saggio «U linguaggio deUa magia, la magia del linguaggio», conduce U visitatore in un mondo ovviamente misteroso ai profani, ma neppure del tutto praticato dagU specialisti, nel quale si trovano inquietanti teologi deU'Inquisizione condannare uno studioso geniale e irrequieto come Giordano Bruno che, scomunicato dalla chiesa cattohca, ma anche dai calvinisti e poi dai luterani, seppe rispondere a chi lo condannava al rogo; «Tremate più voi a leggere la sentenza, che io ad ascoltarla». Di lui si può ammirare un raro manoscritto {De imaginum, signorum, et..) ed esaminare U De unibris ideomm, pubbUcato nel 1582 a Parigi, città che abitava in quegli anni, invitato da Enrico III, curioso di conoscere le sue famose teorie deU'ars mnemonica. U celebre medico-alchimista Paracelso, pur non avendo pubbUcato in vita alcun libro, è qui presente con tre volumi postumi, il più antico dei quah è l'Opera. Bucher und Schriffien, Basel 1590. E ancora, alcuni volumi del mistico catalano Raimondo LuUo, autore di numerosi scritti in lingua catalana e araba. Dopo la metà deU'Ottocento, grazie al cambiamento di mentaUtà determinata dal SimboUsmo, compUci i versi di Baudelaire, si ha la svolta; «Con Un Coup de Dés Mallarmé compie la sua rivoluzione del linguaggio poetico aprendo a possibilità nuove che interesseranno U Novecento», scrive Guido Guglielmi deU'Università di Bologna, in «MaUarmé, Marinetti, Apollinaire - Un'estetica tipografica». Prima ancora, Lautreamont aveva allargato la prospettiva, annunciando un' arte non fatta per tutti, ma fatta da tutti e Arthur Rimbaud aveva pubbUcato a BruxeUes U suo primo libro, Une saison en enfer (1873). «fl veggente», che diceva di appartenere a una generazione dolorosa e in preda aUe visioni, era stato capace di colorare (con tinte alchemiche) le vocah: «A noir, E blanc, I rouge, U vert, 0 bleu...» proprio in queU'unico, sconvolgente libro redatto tra i sedici e i diciannove anni, stampato U quale non avrebbe mai più scritto. Intanto, i tipografi, condizionati daUe esigenze sempre più stravaganti degU artisti, erano costretti a fare i salti mortali per soddisfarti. Tutto era cominciato quando Stéphane MaUarmé, sul punto di reaUzzare U sogno dietro al quale aveva speso la vita, chiese un'impaginazione inusuale per il suo Un coup de Dés (naturalmente esposto qui neU'edizione postuma del 1914 assieme al rarissimo numero deUa rivista Cosmopolis dove era apparso per la prima volta il 4 maggio 1897). Paul Valéry racconta che MaUarmé, dopo avergU mostrato le bozze di stampa, gU chiese: «Non trovate sia un atto di pura folUa?». Dopo la morte del poeta francese, il testimone deUa guida dell' avanguardia passa a Marinetti che, pur partendo dal Simbolismo degli esordi, in seguito prenderà le distanze da Mallarmé per propugnare il suo ideale di arte globale e attiva, che troverà sbocco neUa fondazione del movimento Futurista. Di quanto fosse briUante autore di "Parole in Ubertà", lo testimoniano'qui alcuni Ubri memorabiU per l'originaUtà deUe soluzioni tipografiche, quah Zang Tumb Tuum 1914, les mots en liberté futuristes 1919. DaUa stessa matrice simbolista proveniva Guillaume Apollinaire che più di tutti, ricoUegandosi agh antichi Carmi figurati, U farà rivivere nei suoi celebri Calligrammes (tra gU altri, è esposto l'autografo del famoso II pleut, oltre a una rara copia di Alcooìs del 1913). Forse per la sua ascendenza italiana, Apollinaire sarà il poeta francese' più vicino ai futuristi. E' U periodo in cui i letterati e i pittori si influenzano a vicenda: gh uni, osando sempre di più sui loro fogli e gU altri, suUe loro tele (basti pensare si collages di Picasso, Schwitters, ma anche a queUi di Soffici e Carrà). Ci si stava orientando verso un'arte totale. U doveroso approfondimento suU'attività poetico-figurativa del Futurismo è affidato a Luciano Caruso, secondo D quale quel movimento era nato «daU'esigenza di "sporcarsi le mani", di rivendicare la sensibiUtà deUa materia e di calarsi neUa realtà per riscattarla aUa luce del proprio libertario messaggio». L'elenco ragionato delle pubblicazioni più significative del movimento, tutte esposte al pubbUco (BaliUa PrateUa: Musica futurista 1912; Corrado Covoni, Rarefazioni e parole in libertà 1915; FiUppo Tommaso Marinetti; Parole in libertà futuriste olfattive tattili termiche, il famoso "Litolatta" del 1932; TulUo d'Albisola; L'anguria lirica, U secondo "Litolatta del 1934 con le illustrazioni del giovane Bruno Munari; ecc. ) mette in luce la singolare vivacità inventiva e U lungo respiro futurista «non curante del fallimento deU'avanguardia, votata fin dall'inizio, con piena consapevolezza, alla sua dissoluzione». La ricchissima sezione dei capolavori editoriali del futurismo russo è Ulustrata con sapienza nel saggio firmato da John Bowlt deU'Institute of Modem Russian Culture di Los Angeles e da Nicoletta Misler deU'Istituto di studi OrientaU di NapoU. Qui si raffrontano i magici equilibri aerei di El Lisickij in Ptica Bezymiannaja con alcuni carmi figurati barocchi di Simeon Polockij (1629-1680) per approdare agU pseudo-carmi figurati degU Armi Trenta con U volto di Stalin ricorrente. Nel tragitto si possono valutare i più disparati esperimenti di quegli artisti e apprezzare l'influenza esercitata su di loro dal futurismo ifaliàiiò. Poi, 'coinè ili una fiaba russa, fanno la loro comparsa volumi colorati firmati da ChagaU, Kandinsky, Larionov, Maiakovskij, PuSkin. Infine, la Poesia Concreta che si presenta con molte immagini appese aUe pareti; non vogUono fare concorrenza ai quadri o aUe Utografie, sempUcemente si propongono come prolungamento deUe bibUoteche. Per iUustrare quest'ultimo mo- vimento poetico-figurato, punto d'arrivo deUa mostra, Arrigo LoraTotino riunisce in «Poesia concreta, tendenze e svUuppi» le varie esperienze simiU che si praticavano nel mondo tra gh Armi Cinquanta e Settanta. DaU'Italia con Carlo BeUoU (primo poeta concreto già operativo nel 1943), al BrasUe con U famoso Gruppo Noigandres; dalla Svizzera del grande Eugen Gromringer aUa Cecoslovacchia di Jiri Kolàr. I limiti del concretismo erano già stati evidenziati dal poeta ceco Vàclav Havel (futuro presidente deUa Repubblica Ceca), che in una sua opera dispose ripetutamente, la parola ypred (avanti), fino a determinare graficamente un cerchio, a dimostrazione deU' inutihtà di proseguire la ricerca in quella direzione. Tra i più importanti poeti itaUani di quel movimento, incontriamo ancora, in chiusura di ima mostra memorabile: Vincenzo Agnetti, Nanni Balestrini, Carlo BeUóU, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Mario Diacono, EmiUo Villa e, naturalmente, Claudio Parmiggiani. UN VIAGGIO DAL QUATTROCENTO AGU ANNI SETTANTA, DALLA BIBBIA Al FUTURISTI. DAI SIMBOLISTI FRANCESI ALLA POESIA CONCRETA, COME EMBLEMA IL «USER FIGURARUM» Dl GIOACHINO DA FIORE «(ALFABETO IN SOGNO, DAL CARME FIGURATO ALLA POESIA CONCRETA»: A REGGIO EMIUA IN MOSTRA UBRI PREZIOSI, RARI INCUNABOU, INCISIONI E MANOSCRITTI. PIÙ Dl TRECENTO OPERE PROVENIENTI DALLE MAGGIORI BIBUOTECHE PRIVATE E PUBBUCHE Dl TUTTO IL MONDO «Poema In forma di tromba», sec. XVII «II grande drago rosso», dal «Liber Figurarum» di Gioachino da Fiore, manoscritto del sec. XIII «Melancolia I», incisione di Dùrer