A naso di cane nella Napoli epica di Veraldi

A naso di cane nella Napoli epica di Veraldi A naso di cane nella Napoli epica di Veraldi RECENSeQUANTI, e quanto cospicui, sarebbero i debiti da saldare nei confronti di Attilio Veraldi, da parte dell'esercito di giallisti proliferati sull'onda di fine millennio. In tempi non sospetti - quando Giorgio Scerbanenco era ancora archiviato come un geppetto dell'arte letteraria - Veraldi mosse i suoi Diimi passi narrativi nell'ibrido imbo intercorso tra avanguardie da Gruppo '63 e consohdamenti ormai antologizzati. Non esistevano «giovani scrittori», nel 1976 in cui vide la luce La mazzetta, né si prospettava quel profluvio di proposte eterogenee che avrebbero vivacizzato l'editoria degli Anni Novanta. L'eclatante boom della donna domenicale di Frutterò 8- Lucentini poteva forse servire da esca, ma per il buon Veraldi - adoratissimo, eclettico traduttore senza confini, dall'americano alle lingue SIONE io scandinave - si trattava pur sempre di un esordio, all'età non verdissima di cinquantun anni. Fu un successo notevole, ne venne ricavato un film seigiocorbucciano con un Nino Manfredi poco rispondente alle caratteristiche del più giovanilistico Sasà levine del romanzo, ma tant'è: La mazzetta entrò più che mai nel linguaggio comune a indicare le manovre sotterranee del pubbUco divenire sulle italiche sponde, e Veraldi continuò a cimentarsi - con minor riscontro, forse - in un ambiente dal quale ci pare - venne più accettato che benvoluto. Ovvio, non era un innovatore, bensì un «sempUce» narratore di storie quotidiane per di più nere - e come tale sarebbe rimasto in soffitta se le edizioni Avagliano non avessero messo in cantiere la riproposta della sua opera omnia, qualcosa come otto romanzi, di cui forse proprio quello d'esordio e Naso di cane risultano i più riusciti, pur senza dimenticare narrazioni robuste come II vomerese e Uomo di conseguenza. Ci piacerebbe collocare l'esperienza di Veraldi - scomparso a Montecarlo nel '99 - a metà strada fra il best seller subalpino di F S- L e JZ nome della rosa di Eco: una collocazione affettiva, ma anche emblematica, dove il giallo serve a tracciare - forse involontariamente - le nuove geografie di un realismo narrativo ancora tutto da definire. Tra provincia e impero europeo, la Napoli dei romanzi di Veraldi staziona come linea di confine epocale: svaniti nella consacrazione antologica i bozzettismi vivaci di Rea, Maretta, Compagnone, assai- oltre le «nuttate» eternamente da passare di Eduardo, Veraldi mette a punto ima lezione ancora da imparare, preconizzatrice - tuttavia - di tempi assai più loschi e fetidi di quelli descritti nelle sue storie. E sono storie vivaci, grottesche ma non ironiche, tragicomiche eppure impietose nella cruenza delle soluzioni malavitose, destinate ad accattivare il lettore ma anche, crediamo, a farci aprire gli occhi sul formicaio che opera a ritmo di denaro facile ed esecuzioni sommarie nei sotterranei - o nei sacrari - delle nostre giornate travettiane. La mazzetta e Naso di cane, i primi titoli riproposti da Avagliano, non appaiono affatto datati né scontati: se continuiamo a preferire il secondo è soltanto }er la dirompente - quasi teatrae - drammaticità dei personaggi, protagonisti e vittime di un mondo fatiscente - la Napoli dei quartieri a rischio e dintorni - in cui non esiste un vincitore sicuro, perché tutto affonda nel fango dei caseggiati costruiti con lo sputo, nelle sparatorie con incendio di cadavere incluso, nelle ruzzolate d'amore che sono un respiro tolto alla lama del destino. Ciro Mele - «Naso di cane» - il torbido killer a pagamento protagonista del romanzo, è una figurina neanche troppo centrale dell'album di infingardaggini che ruotano attorno alle cosche malavitose di una NapoU caotica e annebbiata da bestemmie coraU. La sua tragica epopea si sposa con queUa dei suoi aUeati-antagonisti, in un mondo dove tutti sono nemici di tutti, e anche la figura asfittica, depressa, del commissario di poUzia ApiceUa è nient'altro che un segno rosso d'avviso sul quaderno degU errori di un'intera città. Veraldi fu un narratore lento e minuzioso, attento ai TÌettagU, incapace di abbandonare un dia- , logo a metà, più edificatore di scenari antropologici che gialhsta d'azione: ma questi due romanzi risultano davvero emblematici nel delineare U transito narrativo degU scrittori itaUani da ima forma di reaUsmo postbelUco a quello susseguente U boom economico, rappresentato, per certi velasi da La vita agra di Bianciardi. In questo. La mazzetta segna la linea di confine tra l'impegno deUa ricostruzione morale di un Paese e la presa di potere di nuovi, cupi interessi economici, spesso combattuti a vuoto, dove il potere stesso si accompagna senza remore con la peggior delinquenza. La vicenda dell'avvocaticchio Sasà lovine si presenta più come una commedia aU'itaUana che un dramma epocale, ma è sintomatica nel delineare - con la sua surreale rincorsa aUe carte «scottanti» in mano aUa figha del boss politico . don Nicola - una svoltahel mòdo tutto provinciale di gestire Ife sorti nazionaU. I romanzi di Veraldi si leggono ancora oggi con piacerjé, apprezzando le quaUtà esuberanti dell'autore, linguisticamente colorite, ma servono soprattutto, senza troppi dubbi, a definire l'ingresso in campo di nuovi stiU di vita - malavitosi o pubbUcamente da ossequiare - che avrebbero presto portato ITtaUa aUa resa dei conti con la gestione di se stessa, in attesa dell'illusione di TangentopoU, e senza alcuna certezza di riscatto per un Sud che qui appare come l'anticamera tutta teatralmente partenopea di un Terzo Mondo casereccio in cui per vivere occorrono faccia tosta e fantasia. RECENSIONE Sergio La riscoperta dello scrittore scomparso nel '99: storie vivaci, grottesche ma non ironiche, tragicomiche eppure impietose nella cruenza delle soluzioni malavitose Nel ventre di Napoli (foto di Alain Volut): Avagliano ha avviato la ristampa dell'intera opera di Veraldi Attilio Veraldi La mazzetta Avagliano, pp. 239, 6 72,39 L. 24.000 Attilio Veraldi Naso di cane Avagliano, pp. 287, 6 7 7,36 L 22.000 ROMANZI

Luoghi citati: Montecarlo, Napoli