Gli invisibili Nei magazzini degli Uffizi di Fiorella Minervino

Gli invisibili Nei magazzini degli Uffizi Gli invisibili Nei magazzini degli Uffizi LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Fiorella Minervino ^ iniziativa assai meritoria sottrarre e rispol- m— verare non dall' obho, bensì dalla polvere o da giudizi liquidativi capolavori o comunque opere significative, relegate per anni se non secoli nei depositi dei musei, specie quando si tratta dei fiorentini Uffizi. Da lungo tempo fioriscono leggende sui luoghi dove dipinti e sculture vengono ospitati, e più ancora sulle condizioni deplorevoh di tali conservazioni. Risulta allora indispensabile che i visitatori verifichino quali e quante esagerazioni accompagnino le favole sulle condizioni di tali opere che il mutare del gusto, la carenza di spazio espositivo, relegano in luoghi visibili ai soli specialisti. Sono 50 i dipinti, sculture, arazzi esibiti ora in quello che pomposamente è denominato il Salone deUe Reali Poste, sala piuttosto angusta per accoghere sia pur una LA MODESETTFiorella parte minima dei 2500 pezzi, fra pitture, sculture, miniature, porcellane, mobili, arazzi, tuttora sepolti in depositi fra le 4500 acquistate nei secoli dei secoh dal celebre Museo. Patrimonio impareggiabile quanto arduo da amministrare, sebbene ora in vista dei futuri Nuovi Uffizi, si intenda mano a mano presentare, nonché restaurare, parecchie opere neUa speranza che trovino spazio adeguato durante i lavori che dovrebbero terminare nel 2003. Un poco affastellati, i 50 «Mai visti» fanno beUa mostra di sé, soggiogando dapprima gli osservatori con capolavori: corre l'obbligo citare subito l'ineffabile Venere e Cupido di Tiziano, entrata nelle collezioni medicee negh Anni 20 del Seicento, in seguito agli Uffizi. La superba Venere ignuda, con rose nella mano, decorata di soli gioielli, con STRA LA MANA nervino il corpo dalle rotondità golose se ne sta allungata sopra una letto ricoperto d'un magnifico velluto marrone, dove la luce scandisce le pieghe, un amorino abbraccia la giovane dea, un canino abbaia ai suoi piedi, mentre sul davanzale incorniciato dalle tende in velluto, fa capolino una pernice, un punto fermo verso il paesaggio deheato, forse in parte solo abbozzato, sul fondo. Basterebbe il vaso di fiori, sopra un tavolino vicino a Venere, a raccontare la maestria di Tiziano allorché verso il 1550 ideò tale composizione. Che dire di quell'incanto che è l'Annunciazione attribuita a Melozzo da Forlì? Due mirabih tempere su tavola, dolorosamente decurtate in passato nella parte superiore e ai lati, sottoposte a incauti restauri, rifulgono per la lievità dell'Angelo e il modeliato di San Prosdocimo, difficile da osservare per il velo che na- scende nel retro. Sono peraltro fra le prime opere del pittore di Forlì, forse parte di sportelli d'una pala, conservano pure rilievo di documento. A Filippino Lippi va la pregevole Madonna con Bambino e San Giovannino, (proveniente, come tanti capolavori da San Marco) che pur con taluni aspetti forse giovanili, svela certa grazia e finezza dell'Amico Sandro, il Botticelli. Alla bottega del Maestro fiorentino è dovuta la Flagellazione, probabile frammento di più vaste dimensioni che alla sapienza del Botticelli accomuna goffaggini forse di garzoni per ora ignoti, che terminarono l'opera dopo la morte del Maestro nel 1510. D'un attento restauro è bisognoso il Ritratto virile del Tintoretto, al centro di numerose attribuzioni, ombroso e poderoso, si impone nel buio della tela per certa ardi¬ tezza d'un personaggio di rilievo al tempo, forse Giulio Savorgnan, governatore nel 1567 all'Isola di Cipro. Né manca di fascino speciale la Natività che pare dovuta la Moretto, come pure le Nozze di Cana di Andrea Boscoli, dalla poderosa originalità compositiva e cromatica, così come ammalia la delicata tela del Dolci, Angelo annunziante. Non è tutto: la Madonna col Bambino a San Giovannino fra due angeli, è un vero incanto fra la delicata Vergine, i due Angeli e il paesaggio di fondo nel tondo che forse fu «colmo da camera», di qualche dimora patrizia, come indicherebbero pure le 4 rosette della cornice. Parecchie le sorprese come i San Benedetto di Niccolò di Pietro, pare su cartoni di Gentile da Fabriano, o la squisita e severa Madonna del Di Gaurdiagrele, la Madonna del Francia o la tavoletta del San Benedetto di Bartolomeo di Giovanni. Documento raro appare L'ingresso di Carlo Vili d Firenze del Granacci, e degno di studi meditati e accurati appare il tenebroso, corrusco Cristo deriso attribuito a Bartolomeo Manfredi. Minuscoli ritratti di Giuseppe Maria Crespi precedono il singolare autoritratto dell' Inganni. Quanto alla collezione di antichità classica, busti marmorei, gustose tavolette con scene di vita, sarcofagi, meriterebbero un discorso a parte, sulla poderosa dovizia di collezioni archeologiche. Se gran parte del di questa lodevole iniziativa, che con probabilità ne anticipa altre in futuro, è dovuta alla direttrice degh Uffizi, Annamaria Petrioh Tofani, con l'aiuto d'un comitato (ne fa parte Antonio Natali) indubbio è il merito d'un conoscitore, appassionato e studioso quale il Soprintendente, già ministro, Antonio Paolucci che spiega in catalogo: «Il deposito è la faccia in ombra del Museo...tanto importante quanto la sua faccia in luce». DA TIZIANO A MELOZZO DA FORLÌ', DA FILIPPINO LIPPI A TINTORETTO CINQUANTA CAPOLAVORI MOSTRANO «LA FACCIA IN OMBRA» DEL MUSEO FIORENTINO Madonna con il bambino e i santi Francesco e Antonio di Francesco Raibolini detto il Francia I mai visti Firenze, Piazzale degli Uffizi Orario: mar.-dom. 10-18 Chiuso il lunedì, FinoalSmarzo

Luoghi citati: Cipro, Fabriano, Firenze, Forlì, Francia, Stra