Bossi annuncia la crociata contro l'Europa e il sesso
Bossi annuncia la crociata contro l'Europa e il sesso IL SENATUR AL CONGRESSO: «LA LEGA HA MOLTI NEMICI E DEVE PENSARE A DIFENDERSI. E LA MIGLIOR DIFESA E L'ATTACCO» Bossi annuncia la crociata contro l'Europa e il sesso «In primavera attacco a tutto campo. Visto com'è finita agli Esteri?» retroscena AldoCazzullo inviato a MILANO LA parola chiave, quella che più ricorre nei discorsi di Bossi e dei suoi, è «paura». Paura di chi? Di toro. Loro sarebbero: i giudici, la sinistra, la finanza, le banche, la globalizzazione, gli immigrati, Zaccaria, Papalia, la Turchia incuneata nell'Europa, le Poste che non consegnano La Padania, i giornali del regime sinistrorso, i grandi magazzini, i tecnocrati giacobini, la società civile, che «non esiste, io non l'ho mai incontrata, la società civile sono toro». Poi ci sono i nemici personali: «Io avevo Ruggiero, e avete visto com'è finita». Castelli ha Borrelli, Maroni ha Cofferati; «altri due che andranno in pensione». La Lega deve difendersi, ma «la miglior difesa è l'attacco. Dobbiamo far paura anche noi, con le nostre grandi riforme. In primavera partirà un attacco a tutto campo» contro di toro; tutti i nemici di cui sopra, e due in particolare, i più subdoli perché inafferrabUi e irrimediabili: l'Europa, e il sesso. Deh'euro Bossi parla come un poeta romantico deUa dorma perduta o un filosofo determinista della Necessità: un male inevitabile, una piaga incancrenita; «ma non bisogna piangere sul latte passato. Certo, se avessero fatto votare il popolo... ovunque c'è stato un referendum, l'euro ha preso botte in testa: in Francia è passato per un miUesimo, altrove ha perso». Applausi. Ma ormai è fatta. Pensiamo piuttosto alla Costituzione europea. Bossi non è contrario, anzi, fa propria la formula coniata da Tremonti nell'intervista a La Stampa, «e pluribus panca», confederazione di Statinazione con devoluzione verso l'alto e verso il basso. La coniuga però a modo suo. Sulla Costituzione il referendum ci sarà, e respingerà il Superstato sul modello sovietico, quello che avrebbe costruito Amato, «e meno male che abbiamo voluto Giscard. Un momento: cos'è che c'è lì?». C'è il manifesto con la forca di Forcolandia, che sarebbe l'Europa, cui è impiccata l'Italia. «Bel manifesto. Bello slogan. Mi piace». Neanche il sesso sarebbe male; il punto é che «la famiglia ha fallito nel gestirlo. Una volta c'era il matrimonio combinato, adesso c'è il matrimonio d'amo- re. Ma anche questo è incapace di gestire la sessualità, il meccanismo erotico». Perché mai? Bossi svela la sua concezione angelicata della donna: «E' che la moglie trova sull'uscio la concorrenza della prostituta, della casa chiusa», spiega ispirato come Guinizzelli nei suoi momenti migliori; colpa anche degh uomini «superficiah», che ricorrono ad «alternative troppo facili, come la pomografia o la pedopomografia». Qui entra in scena U grande nemico: il Belgio, e «quel barbone», che sarebbe il ministro degh Esteri Louis Michel, «che voleva assicurare la quantità minima di pedopomografia, insomma le cassette ai pedofili». Per fortuna «la Pada¬ nia è più grande del Belgio», e così Castelli l'ha bloccato, ma non può provvedere a tutto: «Il problema sono i figli». Loro «ci hanno chiesto di non fare figli, ce l'hanno impedito, per ripopolare con gli immigrati». Tutti in piedi: Umberto-Umberto! Umberto esercita sui suoi un potere assoluto, lo sa e ci gioca. Tutto il congresso della Lega lombarda è stato l'attesa messianica del suo apparire, e lui ovviamente si è manifestato alla fine, senza sentire una sola parola di decine di discorsi tutti rivolti a lui, irti di sue citazioni, porti con toni e ritmi che tentavano di imitare i suoi; compreso quello di Castelli, Guardasigilli che ha litigato con tutti i colleghi europei, che è sotto il tiro delle procure e dell'opposizione che ne chiede le dimissioni, ma fa sapere che «una sola persona avrebbe 0 potere di mandarmi via, in cinque minuti, il tempo di rimettere a posto le carte», e quella persona non é Berlusconi, è Bossi. Lui maramaldeggia. Si diverte a farsi beffe dei dirigenti, a maltrattare i militanti, legati a lui da un rapporto quasi masochista che ricorda quello che incatena i diessini (non tutti però) a D'Alema. L'investitura del nuovo segretario av¬ viene così: «Oggi eleggiamo Giorgetti. Non è che non ci siano dubbi su di lui. Ma vedrete, è un gran lavoratore, ora aspetta addirittura un figlio»; inoltre è presidente della commissione Bilancio, e quindi «ci porterà a casa casinò, funicolari e altri giochi di prestigio». Seguono i consueti excursus storici, Carlo Magno, Napoleone, la fondazione della Banca d'Inghilterra, Keynes, Stalin, che «come tutta la sinistra capiva poco di economia»; Bossi rivela inoltre che «c'è un asse con Blair», che «chiacchierare è facile, scrivere è difficilissimo», che «ormai non si fanno più i soldi lavorando», con gesto dell'ombrello alla Sordi: lavoratori, tié. Enumera poi le quattro generazioni della Lega, cominciando dalla prima, «che sono io». Chiusa: «Viva la Padania!». Padania libera era stato il saluto di Castelli, Padania-Padania ritmano tutti, ma ormai è come il sol dell'avvenire per i socialisti o la rivoluzione per i comunisti, un traguardo inattingibile, un elemento di identità; e infatti l'applauso più alto dopo quelli per Bossi va a Castelli quando annuncia: «Ho cacciato 50 dirigenti su 52, ho creato il ministero più lombardo della storia». «Ormai la moglie trova sull'uscio la concorrenza della prostituta E' giunto il momento di farla finita» Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi ieri a Milano
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