Ritorsione di Israele, abbattute 50 case di Aldo Baquis

Ritorsione di Israele, abbattute 50 case Ritorsione di Israele, abbattute 50 case Bush: sospetto che le armi della nave fossero per i terroristi Aldo Baquis TEL AVIV Il governatore di Rafah (Gaza) Sufian al-Agha ha dichiarato ieri «zona disastrata» un settore del locale campo profughi palestinese dopo che decine di abitazioni sono state rase al suolo o seriamente danneggiate da ruspe militari israeliane, in una ritorsione ad un precedente attacco militare condotto da Hamas. Al termine della operazione, settecento profughi sono rimasti senza tetto e sono stati provvisoriamente alloggiati in due scuole. «Israele si è macchiato a Rafah di un crimine di guerra» ha commentato il presidente palestinese Yasser Arafat, mentre il leader della Jihad islamica Ramadan Shallah ha dichiarato da Damasco di non sentirsi più vincolato da alcuna intesa di cessate il fuoco e ha preannunciato nuovi attentati antiisraeliani. Intanto comincia a pesare su Arafat la vicenda della Karine A, la nave sequestrata una settimana fa da un commando israeliano nel mar Rosso con 50 tonnellate di armi iraniane dirette - secondo il premier Ariel Sharon - al presidente palestinese. Dopo una fase iniziale di scetticismo, ieri il presidente Geoide Bush ha detto: «Comincio a sospettare anch'io che le armi fossero destinate al terrorismo». «Arafat deve rinunciare al terrorismo - ha aggiunto - deve rifiutare di seguire quanti vorrebbero far deragliare il processo di pace». LAutorità nazionale palestinese nega con decisione di essere mai stata a conoscenza della Karine A Ma ufficiali di intelligence israeliani, inviati in missione a Washington, hanno sottoposto ai dirigenti statunitensi informazioni secondo cui esponenti deìl'Anp avrebbero stanziato 20 milioni di dollari per la spedizione delle armi. Una cifra del genere, hanno aggiunto, non può essere sfuggita alla attenzione di Arafat. Ieri il ministero della difesa di Tel Aviv ha convocato una ventina di ambasciatori europei per aggiornarli dei retroscena della vicenda. Bush ha promesso di tornare ad inviare il suo emissario Anthony Zinni «al momento opportuno». Ma ieri il colonnello Jibril Rajub, comandante della sicurezza preventiva palestine- se, ha avvertito che la situazione rischia di sfuggire di mano in ogni momento «a causa della politica repressiva israeliana». Lo stato di assedio nei Territori non è stato rimosso ed è questa la ragione principale secondo Rajub - dell'attacco compiuto mercoledì a sud di Gaza da militanti di Hamas, conclusosi con sei morti: quattro israeliani e due palestinesi. Poche ore dopo, decine di mezzi blindati israeliani hanno raggiunto Rafah - la città da dove era partito il commando - e hanno inizato a demoli¬ re alcune abitazioni del Blocco O del campo profughi. Alcune di esse, ha poi spiegato un portavoce militare a Tel Aviv, servivano da postazioni di terroristi palestinesi, altre coprivano tunnel utilizzati per contrabbandare armi dall'Egitto. Nel corso delle operazioni si è sviluppato imo scontro a fuoco in cui altre case sono state seriamente danneggiate dal fuoco israeliano. Solo al mattino il governatore di Rafah, al-Agha, ha potuto fare un primo bilancio dei danni. Una cinquantina di case erano state rase al suolo e altre 20 rese impraticabili per la gravità dei danni. Secondo Israele, dieci case sono state demolite, e una ventina danneggiate negli scontri. L'attacco israeliano, improvviso, è avvenuto nel cuore della notte, durante un acquazzone. Gli abitanti del campo profughi hanno appena avuto il tempo di mettersi in salvo. Dopo una notte all'addiaccio, sono riinasti a lungo infreddohti ed inumiditi. Molti di loro erano ieri impegnati nel disperato tentativo di recuperare nel fango fra le macerie di quelle che erano le loro abitazioni qualche abito ancora utilizzabile, documenti, foto di famiglia. «Di fronte a situazioni del genere ha commentato un dirigente della Jihad islamica - l'Atìp non può certo esigere che noi rispettiamo il cessate il fuoco». Rajub ha replicato. Che Arafat resta sempre deciso ad impedire a singole formazioni politiche di decidere in maniera indipendente gli interessi nazionali del popolo palestinese. Ma per Sharon, il presidente Arafat è lui stesso l'ispiratore delle svariate azioni terroristiche contro Israele. In un infuocato intervento di fronte ad esponenti del likud nella «Fortezza Zeev» di Tel Aviv (sede centrale del partito) il premier ha ricordato die sono ancora in libertà a Ramallah gli assassini del ministro Rehavam Zeevi e i loro mandanti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Oltra a loro, Arafat deve adesso catturare anche Fuad Shùbaki, un suo stretto consighere finanziario coinvolto (secondo Israele) nella vicenda della Karine A. Finché questi arresti non saranno stati compiuti Arafat,' ha avvertito Sharon, «resterà chiuso a Ramallah, anche per anni». Settecento persone rimaste senza tetto La Jihad: dopo questo raid la tregua è finita Sharon: Arafat resterà a Ramallah per anni Palestinesi cercano di recuperare i loro averi tra le macerie delle case distrutte