Argentina, la Borsa non riapre

Argentina, la Borsa non riapre AL NERO IL DOLLARO SI VENDE GIÀ' A 1,60 PESOS DOPO LA SVALUTAZIONE A 1,40 Argentina, la Borsa non riapre Menem attacca il Presidente: è un inetto Francesca Ambrogetti BUENOS AIRES Ancora una giornata di chiusura di cambio e Borsa, banche aperte solo per operazioni limitate, nuova impennata del rischio Paese: l'Argentina cerca disperatamente di uscire dal tunnel ma non se ne vede la fine. Le maglie della gabbia finanziaria nella quale l'ex ministro Domingo Cavallo aveva chiuso i risparmi degli argentini sono state ulteriormente strette. Le nuove autorità hanno annunciato che gli investimenti a pronto termine e i dollari depositati nelle Casse di risparmio resteranno bloccati almeno per un anno. Jorge Lemes Lenicof, il responsabile dell'economia del governo di Eduardo Duhalde, ha dato nuove garanzie ai risparmiatori che i fondi verranno restituiti integralmente e in dollari ma ciò avverrà a rate e a partire dal mese di gennaio dell'anno prossimo. Questa scadenza è valida per i depositi di meno di cinquemila dollari; per somme superiori i termini si allungano: se l'investimento è di più di 30 mila dollari ad esempio non se ne parla se non a settembre 2003 e le rate diventano 24. La decisione sul mantenimento del «Corralito» è stata presa dopo trattative con 0 settore bancario che rischia lo squilibrio dei conti per la trasformazione in peso di parte dei crediti in dollari. Ai suoi interlocutori il ministro dell'Economia ha ribadito che la politica del governo sarà imperniata sulla prudenza fiscale, l'equilibrio di bilancio e sullo schema monetario restrittivo. Una prima manifestazione di appoggio è giunta da un portavoce della BBV spagnola (che ha prelevato il locale Banco Frances). Il piano di emergenza potrà consentire una crescita sostenuta - ha detto - anche se «sarà doloroso a breve scadenza». Per il primo semestre le previsioni non sono certo buone: i riflessi della recessione negli ultimi quarantadue mesi potrebbero far cadere l'economia ancora del 2Vo. L'ha affermato il presidente della commissione Bilancio e Finanze della Camera Jorge Matzkin; secondo il viceministro dell'Economia Jorge Todesca invece nella seconda metà dell'anno «la ritrovata fiducia dei consumatori e l'aumento delle esportazioni» dovrebbero essere i motori di crescita. Uno scenario che per il momento appare lontano: con le operazioni di cambio chiuse dal 21 dicembre è difficile fare ipotesi su ciò che avverrà oggi alla riapertura annunciata da Lemes Lenicof (ma non si esclude un nuovo rinvio a lunedì). In questi venti giorni il peso è stato svalutato del 29l!4 e al cambio nero il dollaro, il cui valore è stato stabilito, in 1,40 peso, si è venduto anche a un 1,60. Il governo teme l'esame del mercato dei cambi e fonti del ministero dell'Economia hanno denunciato una serie di manovre di lobbies finanziarie per ostacolare il programma di emergenza economica e tornare sull'ipotesi della dollarizzazione. Denunce anche sul piano politico da parte del presidente Eduardo Duhalde, che in un incontro con rappresentanti di organizzazioni non governative, ha affermato che alcuni settori cercheranno di «destabUizzare» il governo e diffondere voci sulle sue dimissioni. Senza nominarlo, Duhalde si è riferito a Carlos Menem. Da Santiago del Cile l'ex presidente peronista che ha governato il Paese dal 1989 al 1999, la definito «inetto» il suo successore e rivale all'interno del partito e ha criticato duramente la svalutazione. Sull'attuale situazione argentina e le sue cause il presidente ha parlato di una discesa finora inarre- stabile verso la «recessione, la depressione, lo stato preanarchico e il caos». «Un gradino sotto a quello in cui ci troviamo ora ed avverrà un bagno di sangue in Argentina», ha detto Duhalde, che già nei giorni scorsi aveva fatto le stesse previsioni. Le dichiraziOni di Menem contro Duhalde hanno provocato un terre-moto all'interno del peronismo, dove l'ex presidente ha ancora una base di sostegno, particolarmente tra i governatori della province dell'interno. Ieri Duhalde li ha riuniti per cercare un sostegno indispensabile al governo. La situazione sociale, intanto, è di relativa calma ma anche molto tesa; ad alcune proteste dei ceti medi che hanno continuato ad organizzare «cacerolazos» isolati hanno fatto riscontro violente proteste di dipendenti statali in diverse città del Paese per il ritardo o il pagamento in titoli moneta degli stipendi. In quasi tutti gli ospedali di Buenos Aires medici e infermieri hanno sbattuto pentole e coperchi contro l'inflazione che comincia a sentirsi per effetto della svalutazione. Le medicine sono state tra i primi prodotti colpiti. Manca da giorni l'insulina, per esempio, e nonostante sia giunta dal Brasile una scorta di 275 mila fiale i diabetici sono preoccupati e hanno organizzato anche loro una dimostrazione di protesta. I conti in valuta restano bloccati fino al 2003 Duhalde torna a parlare di «bagno di sangue» In coda davanti al consolato spagnolo a Baires per ottenere un passaporto

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