«Bin laden è vivo, l'ho sentito dare ordini»
«Bin laden è vivo, l'ho sentito dare ordini» «Bin laden è vivo, l'ho sentito dare ordini» Scettici gli Usa sulle rivelazioni di un pakistano Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK Osama bin Laden sembra scomparso nel nulla. I marines perlustrano le grotte di Torà Bora e gli aerei spia della Cia i cieli dell'Afghanistan, ma del leader di Al Qaeda non c'è traccia. Un portavoce militare per la prima volta si è lasciato sfuggire espressioni di frustrazione: «Stiamo dando la caccia alle ombre». Una di queste ombre si è manifestata ieri, quando un esponente radicale islamico del Pakistan, Javed Ibrahim Paracha, ha detto di aver «sentito la voce» del super-terrorista. L'episodio sarebbe avvenuto di recente quando Paracha, giunto in ima località segreta a Torà Bora, avrebbe visto un miliziano di Al Qaeda parlare al telefono con Bin Laden. «Osama è vivo e continua a dare ordini» assicura Paracha. Un'altra ombra viene da Kandahar, dove il governatore Haji Gul Agha si è detto sicuro che l'uomo più ricercato del mondo si trovi ora «nella provincia di Ghor, Uruzgun o Helman». Il Pentagono non degna neanche di un commento le nuove voci e con il generale Tommy Franks, capo di «Libertà Duratura», fa capire che anche le perlustrazioni a Torà Bora - oggetto di nuovi raid - stanno per terminare: «Entro due giorni avremo finito». Dopo, le operazioni cambieranno: in Afghanistan i militari Usa - oramai arrivati a 4000 uomini - si dedicheranno all'eliminazione delle restanti sacche di resistenza, la caccia a Bin Laden si sposterà invece ufficialmente in Pakistan «con l'assenso delle autorità locali». Se il fronte militare segna il passo, aumenta visibilmente il numero dei prigionieri: gh Stati Uniti ne hanno in consegna 364, i mujaheddin almeno seimila. Si sono arresi nella regione di Kanr dahar tre ex ministri del regime dei taleban: l'ex ministro della Difesa, mullah Obaidullah, l'ex ministro della Giustizia, mullah Nooruddin Turabi e l'ex ministro dell'Industria, mullah Saadudin. Il governo di Kabul ha fatto sape¬ re che «non sono detenuti e non lo saranno fino a quando il popolo afghano non avrà contestato loro crimini precisi». Ma l'Amministrazione Bush ne reclama la consegna. «Ci aspettiamo che ci vengano affidati», afferma il generale Richard Myers, capo degli Stati Maggiori Congiunti. L'interesse del Pentagono è soprattutto per Turabi e Saadudin, ritenuti da fonti militari «due degli uomini del regime dei taleban più legati ad Al Qaeda»: entrambi sarebbero stati personalmente foraggiati dalle casse di Osama bin Laden. Soldi, in Afghanistan, non ne sono rimasti molti: i forzieri delle banche di Kabul sono stati svuotati dai taleban prima della fuga, uno dei cassieri ha mostrato un assegno da cinque milioni di dollari con la firma del mullah Omar anche lui volatilizzato - servito per legalizzare il prelievo dell'ultim'ora. Chi invece a Kandahar non si è arreso, è stato un fedelissimo di Osama bin Laden, il comandante sudanese Abu Bakhar: detenuto nell'ospedale locale da dicem¬ bre, e da alcuni giorni barricato in una corsia con sei compagni, si è fatto saltare in aria con un carica di esplosivo che ha scosso l'intero edificio. La determinazione del kamikaze a non arrendersi è una confenna che Al Qaeda non è stata ancora sconfitta. Dentro il Pentagono fervono le consultazioni sui possibili nuovi obiettivi della guerra al terrorismo. Il vice segretario alla Difesa, Paul Wolfowitz, ha detto al «New York Times» che tra i bersagli vi sono le «zone sottratte alle sovranità dei governi» in Paesi come Somalia, Filippine, Yemen e Indonesia. «La Somalia è un ottimo rifugio per Al Qaeda», ha sottolineato Wolfowitz, una delle menti dell'operazione «Libertà Duratura», lasciando però intendere che potrebbero essere le Filippine il primo Paese con cui «co laborare». «Si tratta di una nazione amica e alleata - sono le sue parole - che ha bisogno di noi per combattere il terrorismo» del gruppo fondamentalista di Abu Sayyaf. Matrimonio «borghese» a Kabul: Najib Nasser e la moglie Diba Rasulzai si avviano verso il ricevimento
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