Finito lo sprint euro sotto quota 0,89

Finito lo sprint euro sotto quota 0,89 Finito lo sprint, euro sotto quota 0,89 Il G-10 da Basilea: «Europa e Usa in ripresa per fine 2002» Luigi Grassia Si allontana l'effetto-charapagne che aveva corroborato l'euro subito dopo Capodanno. Ieri la nuova moneta si è distanziata ancora un po' (al ribasso) da quella quota di 0,91 e passa centesimi di dollaro che aveva toccato la settimana scorsa nel momento migliore, regredendo per un attimo nella giomata fino a 0,8884 cent, cioè al minimo «storico» di questo breve ma assai significativo periodo di conversione che stiamo vivendo dal 2 gennaio, mentre sullo yen l'euro è sceso a 116,59. Però i banchieri centrali riuniti nel G-IO di Basilea sono sicuri: questo sarà un buon anno per tutta l'economia occidentale, compresa Eurolandia, ma soprattutto per gli Stati Uniti che come al solito faranno da locomotiva per il pianeta. Dopo un incontro con il presidente della Federai Reserve, Alan Greenspan, che ha coperto di elogi per come sta gestendo la politica monetaria, ieri sera George Bush ha ribadito la sua ricetta per trarre l'America fuori dalle secche: tagli di imposte in misura mai vista. Più che un annuncio però è un auspicio, perché lo stallo in Senato per ora non si sblocca. La previsione migliore della giomata è il «cauto ottimismo» espresso dal G-IO di Basilea, sia pure con i distinguo imposti da brutte situazioni come l'Argentina e la Turchia. A sintetizzare lo scambio di opinioni dei governatori in occasione del tradizionale incontro presso la Banca dei regolamenti intemazionah è stato il numero uno della Banca d'Inghilterra, in veste di portavoce. George ha detto che lui e i suoi colleghi sono «ben consci che a breve termine la congiuntura resterà relativamente debole ovunque. Ma rispetto a novembre scorso, quando i dati erano tutti negativi, adesso i segnali cominciano a essere variegati, con spunti in direzione di una ripresa in Usa e Eurolandia e in alcuni paesi emergenti». Ancora più in sintesi: «Penso che abbiamo toccato il fondo e che avanzando nel prossimo anno vedremo la ripresa». Di quale consistenza? Secondo i governatori il panorama Usa è «modestamente incoraggiante» e le stime prevalenti vedono una «ripresa intomo al 3 per cento nell'ultima parte del 2002». Analoghi i giudizi sulle prospettive di Eurolandia, «il cui andamento economico piatto - ha detto - continuerà all'inizio di quest'anno per poi arrivare a una crescita del 2-2,25 per cento nel quarto trimestre». La «grande eccezione» è costituita dal Giappone, paese nel quale «continua la stagnazione». Secondo i banchieri del G-IO il paese del Sol levante dovrà «spingere sull'acceleratore delle nforme», strada dolorosa da imboccare per sperare in una ripresa successiva. Raccomandazioni ripetute da anni e anni senza esito alcuno. Uno splendido 2002 attende la Cina che dovrebbe avere una crescita al 796 nell'ambito della quasi generale ripresa dell'economia mondiale. Ma se le aspettative di mercati e degli analisti andassero deluse, se la ripresa in America, e dunque nel mondo, tardasse ad arrivare, la Federai Reserve agirebbe ancora con decisione sui tassi di interesse. Lo ha ipotizzato in un'intervista al Sole-24 Ore il professore del Mit di Boston, Rudi Dombusch, secondo cui «non è escluso che i tassi possano calare ulteriormente. Vedrei bene i tassi nominali a breve scendere a zero». Ipotesi controversa: secondo altri economisti tagliare ancora è inutile, le imprese americane non investirebbero nemmeno con i tassi reali a quota zero, perché non hanno ancora smaltito l'eccesso di investimento degli ultimissimi anni di boom. Non è nemmeno escluso che anche la ripresa dei corsi azionari a Wall Street si riveli una nuova bolla speculativa, impossibile da riempire di contenuto con i profitti delle imprese. Bush ha provato a spazzar via tutte le incertezze riunendo alla Casa Bianca i suoi ministri e consigheri economici e il signore del dollaro Alan Greenspan. «La domanda che mi pongo e che spero il Congresso si stia ponendo - ha detto retoricamente il Presidente - è in quale maniera creare nuovi posti di lavoro. Sono ottimista sul fatto che nel 2002 l'economia migliorerà rispetto al 2001, ma dobbiamo incoraggiare la crescita economica di modo che gh americani che cercano impiego possano realizzare il loro desiderio. L'America è stufa di polemiche e litigi politici», ha concluso Bush, lanciando un'implicita accusa ai democratici che finora in Senato hanno bloccato il suo piano di enormi sgravi fiscali, soprattutto a favore dei contribuenti più ricchi. Il Presidente ha escluso di rinunciare a tagli che considera già decisi, affermando che una mossa simile equivarrebbe ad aumenti di fatto. «Penso che aumentare le tasse sia un'idea economica sbaghata, non si è mai visto che si aumentino le tasse in una fase di crisi economica», ha esclamato. Ha poi ammesso che probabilmente il govemo federale chiuderà l'anno fiscale del 2002 con un deficit di bilancio, ma ha giustificato il fatto con la guerra al terrorismo. «In tempi di guerra è accettabile che una nazione accusi un deficit di bilancio. Nel nostro caso poi dobbiamo scontare un'economia che era già in recessione prima degh attacchi deh' 11 settembre». Prevista per gli Usa nel quarto trimestre una crescita del 307o Per i Quindici il 2,250Zo Bush elogia Greenspan eannuncia:«llmio piano economico deve passare così com'è»

Persone citate: Alan Greenspan, Bush, George Bush, Greenspan, Luigi Grassia