Terzo grado per 307 prigionieri di Al Qaeda di Paolo Mastrolilli

Terzo grado per 307 prigionieri di Al Qaeda Terzo grado per 307 prigionieri di Al Qaeda senatori Usa convinti che, dopo Omar, anche Bin Laden sia fuggito Paolo Mastrolilli NEW YORK Osama bin Laden è scappato: probabilmente in Pakistan, ma forse anche in, un altro Paese. Ormai cominciano a dirlo gli stessi americani, quindi alla rocambolesca fuga in motocicletta del mullah Omar bisogna aggiungere anche quella del capo di Al Qaeda. Il Pentagono non ha dato la sua versione ufficiale, ma ieri hanno parlato il capo della Commissione Intelligence del Senato, Bob Graham, e il collega John Edwards, che sta viaggiando con altri parlamentari nella regione: «I nostri sforzi per trovarli in Afghanistan stanno diventando sempre più vani. Ci stiamo convincendo ohe sono scappati, nei territori controllati dalle tribù oltre il confine col Pakistan. Adesso ci aspettiamo che le autorità di Islamabad facciano tutto il possibile per aiutarci a localizzarli». Ieri mattina un gruppo di marines ha lasciato ancora la base di Kandabar, per un'operazione di «caccia» che il Pentagono non ha voluto specificare, perché l'obiettivo potrebbe essere colpito ancora nei prossimi giorni. Gli aerei, nel frattempo, hanno lanciato nuovi raid nella zona orientale dell'Afghanistan, dove è passato Bin Laden, se davvero è riuscito a sconfinare in Pakistan. Il nuovo leader di Kabul, Karzai, ha detto di essere determinato ad arrestare Omar a ha promesso la massima collaborazione con gli americani. Ma in questa situazione imbarazzante diventa ancora più cruciale il ruolo dei 307 prigionieri taleban e di Al Qaeda che si trovano nelle mani degli americani. Da loro, se decidessero di collaborare, potrebbero arrivare le informazioni d'intelligence indispensabili per catturare i due ricercati principali. Pochi giorni fa, scherzando nel suo show abrasivo sulla televisione Cbs, il comico David Letterman aveva detj to che «dopo tre mesi di guerra e diversi milioni di dollari spesi, il membro di Al Qaeda più alto in grado che siamo riusciti a catturare è un americano». Negli ultimi tempi, però, le cose sono un po' cambiate. A John Walker, il taleban della California, si sono aggiunti anche il mullah Abdul Salam Zaeef, faccia noia in tutto il mondo da quando faceva l'ambasciatore di Omar in Pakistan, e Ibn al-Sbaykh al-Libi, capo dei campi di addestramento di Bin Laden. Insieme a loro, altri 300 membri dei due gruppi sono finiti nelle mani degli americani, tra quelli detenuti dai marines a Kandahar come al-Libi, e quelli già trasportati sulle navi ed largo della zona di guerra, come Zaeef che si trova sulla «Uss Bataan» nel Mare Arabico. Dall'inizio del conflitto, in realtà, circa 3.500 taleban e membri di Al Qaeda sono stati catturati, ma Washington non vuole fare prigionieri, e si è fatta consegnare solo i 300 che potrebbero tornare utili nella campagna contro il terrorismo. Il piano è di portarli tutti o quasi tutti a Cuba, nella base americana di Guantanamo, dove 1500 soldati stanno già costruendo e difenderanno una prigione in grado di ospitare ino a duemila prigionieri. Walker, essendo cittadino americano, seguirà una sorte diversa. Lo prenderà in consegna il Dipartimento alla Giustizia, per giudicarlo in base alle leggi americane e alle protezioni offerte dalla Costituzione. Gli altri, invece, saranno difesi solo dalla Convenzione di Ginevra, che regola il .trattamento dei prigionieri di guerra, anche se non c'è stata una dichiarazione formale. Nell'ordine con cui ha istituito i tribunali militari, il presidente Bush ha preso cinque impegni versoi prigionieri: «Detenerli in un luogo appropriato scelto dal ministro della Difesa; trattarli umanamente, senza distinzioni di razza, colore, religione, sesso, nascita, ricchezza, o simili criteri; fornire cibo adeguato, acqua potabile, alloggio, vestiario e trattamento medico; permettere il libero esercizio della religione, compatibilmente con le regole di prigionia; detenerli secondo altre condizioni che il ministro della Difesa potrebbe stabilire». Portare i prigionieri dall'altra parte del inondo, oltre a garantire che non facciano danni, serve anche a disorientarli e spingerli a collaborare negli interrogatori. Gli agenti della Cia e dell'Fbi, oltre a catturare Bin Laden e Omar, vogliono anche informazioni sulla struttura della rete terroristica e su possibili nuovi attentati. I media non parlano più di tortura, ma la pena di morte è un destino probabile, per chi terrà la bocca chiusa. Un Royal Marine britannico nelle vie di Kabul: fa parte della forza che garantisce l'ordine nella capitale afgharia