Alla mia anima ci pensi Round non Berlusconi di Marcello Veneziani

Alla mia anima ci pensi Round non Berlusconi Alla mia anima ci pensi Round non Berlusconi Marcello Veneziani ANZICHÉ usare la diffusa pratica del disprezzo e della derisione, Michele Perriera ha distinto tra una sottocultura destrorsa, figlia di un sottobosco intellettuale nutrito di arrivisti, e una cultura di destra raffinata e profonda che è stata finora trascurata dalla sinistra. E non solo dalla sinistra, perché la cultura di destra ha avuto sempre due avversari: la sinistra tout court e la destra pragmatica, a volte travestita da centro. Perriera si pone il problema di rendere efficace la presenza di una cultura di destra nell'azione di governo. Lo stesso problema mi sono posto io in un libro di prossima uscita da Laterza. A differenza sua non credo a due cose: che una cultura per restare nobile debba essere «esoterica» e che un governo debba «svelare gli arcobaleni dell'anima», come egli scrive. Capisco le ragioni che lo spingono a sostenere queste due speranze; o per dir meglio capisco il suo disgusto incrociato per una cultura ruffiana, dedita interamente al successo largo e vanesio, e per governi presi esclusivamente dalla gestione utilitaristica e commerciale dell'esistente. Si dovrebbe aver voglia di pensare più in grande, di scommettere su progetti meno caduchi, di puntare sulla qualità e sulla gloria, anziché sull'effimero e sulla quantità. Però io chiedo a lui: può una cultura esoterica diventare il riferimento pubblico di un governo democratico? Si può davvero pensare che Pound e Celine possano informare l'agire politico e dvile? Io credo che il compito di una cultura che voglia intervenire nell'agire politico sia intercettare e rappresentare il comune sentire. E credo che la risorsa specifica della cultura della destra oggi non sia quella di esprimere saperi elitari, aristocratici, ma sia quella di connettersi più direttamente alle tradizioni di una comunità e di rielaborare i saperi condivisi di un popolo. È questo il suo punto di maggiore incisività rispetto alle culture di sinistra : quella sua predisposizione realistica à interpretare la sensibilità comunitaria. Fino a che la cultura resta un sapere esoterico, non incide nella realtà ma contribuisce ad allargare il fossato tra cultura e società. Il problema è stabilire ponti tra l'alta cultura e la vita di massa, cercando di dar vita a quel che è oggi veramente assente: una cultura popolare. Uccisa non solo dalla frenesia degli ascolti e dei numeri, ma anche dai saperi introversi delle elite tecnico-scientifiche o delle sette giacobine, ideologichemilitanti. Degli intellettuali collettivi. Giotto che illustra la vita di san Francesco faceva grande cultura ma insieme faceva cultura popolare, di largo accesso; faceva televisione con i mezzi dels^0 tempo. E così Omero, Shakespeare. Non mi sognerei mai di ridurre l'alta cultura alla divulgazione di massa, tengo anch'ic) a distinguere una sfera più alta, e coltivo nei limiti delle mie possibilità queste differenze di rango e di accesso; anzi aggiungo che il miglior modo per tutelare le culture raffinate è di non pretendere che diventino orientamenti di massa. Ma credo che il compito non ancora tentato nel nostro paese sia pròprio quello di consentire i matrimoni finora proibiti: tra cultura e televisione, tra cultura e scuola, tra cultura e media. Mi affascina pensare a governi che «svelino gli arcobaleni dell'ani-,. ma»; ma mi preoccupa pensare a governi che abbiano questa funzione cosmica é interiore. Preferiscoche all'anima ci pensino le anime e non i ministri. Dai governi mi aspetto non solo la manutenzione delle strade ma anche la rinascita dell' amor patrio. Con tutta la simpatia per il centro-destra, preferisco che della mia anima si curi Ezra Pound più che Berlusconi. Non sogno alcuna devolution dell'anima e non chiedo a Castelli alcuna riforma del codice morale.

Persone citate: Berlusconi, Castelli, Celine, Ezra Pound, Michele Perriera, Perriera, Pound, Shakespeare