Duhalde cancella la parità con il dollaro

Duhalde cancella la parità con il dollaro Duhalde cancella la parità con il dollaro Il neopresidente: l'Argentina è alb sfascio ma ha ancora un futuro Francesca Ambrogetti BUENOS AIRES E' fallito con Adolfo Rodriguez Saà il tentativo dei peronisti di portare alla Casa Rosada un candidato a «immagine e somiglianza» di Juan Domingo Peron: il nuovo presidente argentino Eduardo Duhalde ha assunto l'incarico come esponente di uno stile diverso del suo multiforme partito, ma con a fianco una nuova Evita. La moghe del neo capo dello Stato si chiama Hilda, ma tutti la conoscono con il nomignolo di «Chiche» (si pronuncia Cioè). Brava madre di famigha, il suo aspetto è ben lontano da quello dell'affascinante compagna di Peron. Ma come lei durante il periodo in cui il marito ha governato la provincia di Buenos Aires, ha dedicato ogni suo sforzo all'assistenza sociale. E ha già annunciato che continuerà a farlo in un campo ben più vasto, quello dell'intero Paese, e in una situazione ben più grave e difficile. Insediato oggi come il 52" presidente argentino, dodici dei suoi predecessori sono stati militari quasi tutti giunti al potere permezzodiun colpo di stato, Duhalde ha rotto una specie di «maledizione». Quella che nella storia argentina ha sempre impedito a governatori ed ex governatori della più importante provincia del Paese, di assumere la più alta carica dello Stato. E i candidati tra loro sono stati tanti. «Il Paese è fuori uso», «Siamo falliti», «La situazione è simile a quella di un malato terminale», «La crisi è di una tale portata che non abbiamo nessun mainine di errore». Sono alcune delle frasi drammatiche che hanno punteggiato l'insediamento e le prime ore del nuovo presidente che però ha anche detto: «abbiamo un futuro» e «stiamo vivendo un'esperienza inedita, quella della formazione di un governo di unità nazionale». Un governo, il cui elenco completo sarà reso noto nelle prossime ore il giuramento dei ministri è previsto per domani - ma nel quale si sa già vi saranno esponenti dei partiti al governo fino a due settimane fa e cioè l'Unione civica radicale (Ucr) e un settore del suo socio Frepaso (Fronte per un paese solidale). E sono poi quelli che con il loro voto hanno consentito a Duhalde di compiere l'ambito sogno di entrare dall'ingresso principale della Casa Rosada. Un sogno che aveva infranto due anni fa nelle presidenziah del 1999 il candidato dell'Ucr Fernando de la Rua. Ironia della politica argentina, che vede un partito praticamente scomparso dalla scena pohtica resuscitare nel giro di pochi giorni e riconquistare un ruolo abbastanza significativo. Dopo il fallimento di Rodriguez Saà, Duhalde, sostenuto da un'importante corrente del suo partito, ma ostacolato da altri settori,.si è trovato nella necessità di chiedere all'Ucr lo stesso appoggio che il peronismo aveva negato a de la Rua nelle sue ultime drammatiche ore. Ma la situazione intanto è talmente precipitata che l'ex partito al governo ha risposto sì all'appello e formerà parte del gabinetto di unità nazionale proposto da Duhalde. Due dicasteri chiave sono stati comunque affidati a uomini del peronismo: Jorge Remes Lenicoff che aveva svolto lo stesso incarico nella provincia di Buenos Aires durante il governo di Duhalde, sarà il ministro dell'Economia e Carlos Ruckhauf, attuale governatore della stessa Regione ed ex ambasciatore a Róma, avrà la responsabilità dei rapporti con l'Estero. Dopo le caotiche recenti giornate l'Argentina ha cominciato U primo giorno feriale dell'anno con una maggiorazione a metà: le banche, con orario prolungato, stanno lavorando normalmente, la Borsa ha aperto al rialzo (l'indice Merval dei principah titoh ha visto una crescita del 6,707o) e il rischio-Paese - il termometro che ha misurato negli ultimi mesi la febbre dell'economia argentina-è calato del 14per cento. Niente operazioni di cambio, invece. Resteranno chiuse fino a che il governo non annuncerà venerdì i nuovi provvedimenti economici, primo fra tutti la morte della «convertibilidad» e cioè della parità uno a uno con il Dollaro, già anticipata nel suo discorso programmatico da Duhalde. La parità fissa con la valuta americana è infatti una misura simbolo del modello economico neo liberale argentino voluto dall'ex presidente peronista Carlos Menem e sostenuto dal suo successore radicale Fernando de la Rua. «Un modello esaurito - ha detto Duhalde - che ha portato alla disperazione la grande maggioranza del popolo argentino». Si parla di una svalutazione del 30-40 per cento, preceduta però da una «pesificazione». E cioè dalla trasformazione in Pesos di tutti i debiti contratti in Dollari con un meccanismo di compensazione peri creditori. L'insediamento alta Casa Rosada, a Buenos Aires, del nuovo presidente argentino Eduardo Duhalde

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires