Cossiga: nella Finanza la talpa delle intercettazioni

Cossiga: nella Finanza la talpa delle intercettazioni IMTERPELLAMZA «LA MAGISTRATURA SI LASCIA STRUMENTALIZZARE DALLA GUERRA DI BANDE BANCARIE?» Cossiga: nella Finanza la talpa delle intercettazioni ROMA «Corrisponde al vero che sarebbe stato un ufficiale della Guardia di Finanza a divulgare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche disposte nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata Unipol alla Bnl?». Con un'interpellanza ai ministri Tremontì e Castelli, il Presidente emerito Francesco Cossiga non sì limita a tirare in ballo un generico ufficiale della Gdf: fa un nome, quello del maggiore Martino senza però specificare il nome .dì battesimo. Raggiunto al telefono, spiega: «Io temo fortemente non che la magistratura sìa complice, ma che si stia lasciando strumentalizzare dalla guer¬ ra di bande bancarie europee». L'interpellanza è stata commentata con stupore negh ambienti giudiziari di Milano, ricordando che documenti e brogliaccì delle conversazioni telefoniche sono in mano anche degli avvocati difensori. Ma cosa chiede Cossiga ai ministri dell'Economìa e della Giustizia? Vuole sapere se corrisponda al vero «quanto sembra accertato da altri servizi dì polizia, e cioè doversi alla illecita attività dì certo maggiore Martino, della Guardia di Finanza, la illecita divulgazione alla stampa delle trascrizioni dì intercettazioni telefoniche, anche indirettamente di membri del Parlamento Nazionale e in vio¬ lazione delle loro prerogative costituzionali, disposte dai pubblici ministeri Greco e Fusco». Cossiga si riferisce alla scalata Unipol alla Bnl - che ha sempre difeso - in contrasto con la Banca dì Bilbao. Scalata, aggiunge Cossiga, «sostenuta dagli attuali soci dì riferimento della banca, che lo sono anche della Rcs, proprietaria del Corriere della Sera». Per il senatore a vita il maggiore Martino avrebbe diffuso «"confidenze" anche a costo dì violare la legge penale, se pur in concorso con magistrati e ufficiali di polizia giudiziaria». Cossiga infine chiede dì sapere «se tali illecite divulgazioni siano avvenute dì iniziativa dì detto infedele ufficiale di polizia giudiziaria o con l'agevoazione, o per mandato, o soltanto nella "distrazione" dei citati pubblici ministeri». Questa l'interpellanza. In una nota poi l'ex Capo dello Stato si duole di non essere stato inserito tra i pohtici che «si sono impicciati nella scalata di Bnl da parte di Unipol». E questo «benché abbia più volte detto, scritto e... telefonato che ero favorevole ad essa, per motivi economici e per motivi pohtici, ritenendo che il controllo dì questa banca da parte dì un soggetto politico-economico dì sinistra serva a controbilanciare l'emergente neo-capitalismo itahano, che si dà ingannevolmente arie dì "centrosinistra", e che fa il moralista, solo perché la magistratura è con esso più compiacente... E dire - aggiunge Cossiga - che nei cassetti dei pm di Milano vi è più di una mia telefonata... "compromettente". Il fatto che qualche fedifrago ufficiale della Guardia dì Finanza o qualche magistrato non abbiano illecitamente passato le loro registrazioni a importanti giornali, mi fa comprendere dolorosamente come io non conti più nulla». Il senatore a vita al telefono scherza pure sul maggiore Martino. Dice che, avendo letto «Democrazia e opinione pubblica del noto costituzìonalista Dicej, ha ritenuto prioritario il diritto primario del cittadino a essere informato delle telefonate sulle vicende Unipol e Bnl». Dicevamo che l'interpellanza dì Cossiga non è passata inosservata al tribunale di Milano dove di fatto si nega l'esistenza di una «talpa». Viene fatto osservare, infatti, che il materiale relativo a Consorte e pubblicato dai giornali non è a disposizione solo degli investigatori, ma anche dì numerosi avvocati difensori fin dalla scorsa estate. [r.r.] Francesco Cossiga

Luoghi citati: Milano, Roma