Torino-Milano, viaggio dentro l'incubo

Torino-Milano, viaggio dentro l'incubo LE PROMESSE MANGXTE SECONDO IL GESTORE BASTANO 75 MINUTI PER UNIRE LE DUE CAPITALI DEL NORD. UN FLOP PER LE OLIMPIADI Torino-Milano, viaggio dentro l'incubo Quasi due ore sull'autostrada devastata dai restrmgimenti e invasa dalle colonne di tir reportage MASSIMO NUMA Inviato a MILANO Staffelli, porta il Tapiro d'oro ai signori della A4, la Torino-Milano. Dicono che basta un'ora e 15 minuti, invece - in una serata senza neve, quasi senza traffico pesante, senza nebbia, a bordo di un'Alfa 166 2,4 diesel al comando dell'autista Ettore Bertotto - siamo arrivati a Milano Certosa, punto di partenza autoporto Pescarito, periferia estrema di Torino {l'imbocco di corso Giulio Cesare è chiuso da tempo) dopo un'ora e 47 minuti. Semaforo verde alle 18,15. E via, verso i tormentati chilometri della A4. Primo cantiere ancora sullo svincolo di Settimo, poi enumerarli tutti diventa un'impresa. No, non è il percorso del gioco della playstation: è tutto vero. Due corsie, scambio di corsie, gigantesche frecce gialle che puntano verso un punto indefinito della corsia che si restringe all'improvviso. Destra o sinistra? In certi tratti, ti vai a infilare in una pista da bob delimitata da new jersey di cemento grigio. Illuminazione e segnali sono deboh e a volte contradditori. Strisce gialle, limiti di velocità quasi sempre congelati sugli 80 all'ora. Non è un bel biglietto da visita per le Olimpiadi 2006. Certo, se si bara, magari, quei fatidici 75 minuti possono anche bastare; però non devi trovare colonne di Tir, ci dev'essere una visibilità perfetta e soprattutto devi evitare quei signori in divisa blu che viaggiano sulle Alfa s.w. bicolori col fungo sul tetto: la polizia stradale e i suoi frequenti autovelox. Ma se rispetti le regole del gioco, i 75 minuti sono solo un sogno. Tra Chivasso Ovest e Chivasso Est si finisce in fila indiana dietro a una teoria di autoarticolati francesi, tutti bianchi che ci trascinano nella monocorsia di Rondissone: si va a 50 all'ora, per un pò di maledetti chilometri. L'altra via d'uscita, la deviazione a sinistra, ci avrebbe portato nella corsia opposta. In effetti, è più veloce. Ma imboccarla giusta è uno spettacolo. Con la nebbia, una specie di scoimnessa. Il più delle volte va bene, a volte no. A proposito: se l'auto si rompe, se manca la benzina, se ti senti male mentre percorri la pista da bob? Megho non pensarci. Meno male che ci sono le eliambulanze. Altrimenti si resterebbe lì, nel gigantesco ingorgo, in attesa del nulla. I limiti di velocità di abbassano a 60 all'ora. E pensi: ma questa è un'autostrada dove si paga pure il pedaggio? Sì, è proprio così. Il bello di queste deviazioni e restringimenti è che spesso sono tortuosi, in mezzo a sinuosi dossi, su paraboliche che sarà un piacere affrontare quando i lavori saranno finiti. Ma oggi è un tormento. Si rispettano i limiti e la gente si adira. Ecco un furgone che ha deciso di fingere che non sia accaduto nulla. Prima i fari, poi il clacson, per farci spostare, poi un sorpasso a destra da infarto, un attimo prima di schiantarsi contro un rimorchio grande come una palazzina. Chi rispetta il limite degh 80? Nesssuno. Salvo lo zio Pino che s'è infilato tra un tir e l'altro con la sua micro utilitaria e fa tanta tenerezza. Di uscire dalla carovana non se ne parla. Speriamo che non sia finito stritolato. A bordo c'è anche una signora, appesa disperatamente alla maniglia, neanche fosse sul tram. I minuti passano, il navigatore ci promette 1 arrivo a Milano Certosa entro le 19,47. Utopia. Figurarsi. Alle 18,45 siamo a qualche chilometro da Borgo D'Ale, e ci siamo studiati con estrema calma, la cartina della città di Dortmund, disegnata con teutonica precisione sul portellone di un tir tedesco. Certo, sorpassare si potrebbe, ma addio ai fatidici 80. Fino a Novara è una pena infinita. I cantieri sono uno dopo l'altro, quasi senza soluzione di continuità. È vero, ogni tanto ci si ricorda all'improvviso di essere su un'autostrada, quando le corsie da due diventano tre, addirittura, in un breve tratto, pure con la corsia di emergenza. Comunque, non si devono superare i 110. Tanto, il lusso dura poco. All'altezza dello svincolo per Alessandria e Genova c'è un mega cantierone. Luci nel buio, frecce, le corsie che si chiudono. Lo slalom gigante finisce poco dopo l'ultimo casello di Novara. Ma anche in quest'ultimo tratto che ci fa tomare alla normalità dell'Occidente industrializzato, compaiono qui e là un paio di cantierini. Però si viaggia a 130 e - visto che non c'è per niente traffico - si riesce ad arrivare a Milano entro 105 minuti, alle 20, per 126 chilometri. Ma siamo a Natale, e in un giorno feriale qualsiasi, con le code quasi inevitabili, i tempi potrebbero essere ben più lunghi. E il ritomo? Un viaggio fotocopia. Da Novara verso Torino iniziano i salti di corsia, il gioco a premi del «destra o sinistra». Forse sembra facile ma molti automobilisti, prima di infilarsi nel settore giusto, denunciano fatali indecisioni. Non è un caso che quasi tutti gli incidenti avvengano neUe deviazioni, come quello che incontriamo a Santhià. Il tempo del MilanoTorino è leggermente mighore dell'andata. Niente di che, appena dieci minuti in meno. 175 nunuti promessi sono un miraggio nel deserto. Ma non esageriamo: di Tapiro ne basta uno. Vale per l'andata e il ritomo. Le strettoie arrivano improvvise e molti automobilisti hanno indecisioni che spesso provocano incidenti La Torino-Milano da tempo è un unico cantiere: fino a Novara silavora per le quattro corsie e si viaggia in fila indiana tra blocchi di new jersey in cemento A5 LA MAPPA DEI CANTIERI

Persone citate: Ettore Bertotto, Staffelli