Cameron, il baby leader provoca Blair: più libertà

Cameron, il baby leader provoca Blair: più libertà IL NUOVO CAPO TORY RISCRIVE IL VOCABOLARIO POLITICO RINFOCOLANDO L'ANTICA TRADIZIONE BRITANNICA Cameron, il baby leader provoca Blair: più libertà Andrea Romano -v ! "" uno scontro frontale tra ~ due idee di libertà, quello mm che si annuncia sulla scena britannica dopo l'elezione di David Cameron alla guida dei Tories. Da una parte la libertà che nasce dalla tutela della comunità, di una comunità nazionale florida e protettiva com'è l'Inghilterra dopo un decennio di boom economico a guida laburista. Dall'altra la riscoperta libertaria del diritto a fare da soli, se possibile fuori dalla comunità e lontano dallo Stato. E quindi del diritto di fumare o di praticare la caccia alla volpe, i due cavalli di battaglia che il giovane Cameron ha scelto per il proprio esordio da leader conservatore. Temi solo all'apparenza stravaganti per un debutto pohtico. Perché nella loro congiunzione c'è il tentativo di tenere insieme l'Inghilterra aristrocratica e rurale, che non hai mai digerito la proibizione di quel suo passatempo pittoresco ancorché truculento, con la Gran Bretagna metropolitana e popolare alla quale sarà presto impedito di fumare nei pub. Dietro le volpi e le sigarette c'è dunque di più. Ed è l'abbozzo di una strategia che punta a disarticolare il blocco di consenso che Tony Blair ha costruito negli otto anni del suo governo. Espandendo la piattaforma politica laburista ben oltre i confini della protezione sociale e dell'interventismo statale, fino ad inglobarvi valori un tempo appannaggio della tradizione liberale. Come il successo economico e l'emancipazione per- sonale, la libertà di riuscire nella vita e il gusto dell'innovazione creativa. Quel blocco mostra ora i segni del tempo, mentre si avvicina il momento in cui Blair dovrà passare la mano al proprio successore (Gordon Brown o qualcuno più giovane). Ed ecco che il mix di valori e messaggi su cui il New Labour aveva costruito il proprio successo si apre alle incursioni dell'avversario conservatore. Un partito che di colpo si scopre diverso da quel pugile suonato che Blair era riuscito a tenere nell'angolo sin dal 1997, miracolato dalla comparsa di un leader che non ha niente da perdere nell'impresa di restituire ai Tories un ruolo non più marginale. Come voglia riuscirvi diventa via via più chiaro, mentre il suo profilo di leader giovane e giovanile comincia ad assumere un contomo politico più definito. «Sono assolutamente determinato a rendere il mio partito molto più simile alla società che intendiamo governare», ha dichiarato nella sua prima intervista di respiro, domenica scorsa all'Observer. Non è poca cosa per il capo di un partito che sino a ieri era sembrato chiudersi nel rifiuto della travolgente modernità che la società britannica ha espresso nell'ultimo decennio, facendosi sempre più simile ad un club della nostalgia thatcheriana animato da fanatici un po' senili. E dunque largo all'immigrazione extracomunitaria, valorizzata come risorsa economica e culturale per una società in fortissima espansione. Ma anche pieno riconoscimento degli investimenti fatti dai laburisti nell'educazione pubblica, con l'annessa sepoltura del ritorno ai vecchi meccanismi selettivi che i Tories avevano rivendicato fino a pochi mesi fa. Ma soprattutto, tanta e ancora tanta libertà di scelta. Quella «choice» che Margaret Thatcher aveva elevato a totem della propria visione politica, costruendovi ima lunga stagione di successo, e che il New Labour era riuscito a sfilare ai Tories. Oggi la parola «choice» torna a dominare il vocabolario conservatore, in un revival liberale e libertario che fa appello alle radici profonde della Gran Bretagna. Guardando all'invidiabile condizione di benessere e ottimismo di quella società, che sembra temere il futuro molto meno di altre nazioni europee. Forse proprio per questo Cameron appare così distante dal campione della destra francese, Nicolas Sarkozy, che in un paese attraversato dalla paura e dall'insicurezza mobilita l'opinione pubblica giocando sui tasti del tutto diversi. Per il momento la partita del nuovo leader dei Tories si gioca tutta in casa, dove sta provocando le prime onde telluriche. A farne le spese per primo è stato Charles Kennedy, leader di quel partito liberaldemocratico che era sembrato (anche in Italia) il vero beneficiario della crisi laburista. E che oggi si trova invece insidiato nel suo bacino culturale ed elettorale dall'offensiva libertaria di Cameron. La leadership di Kennedy è ormai apertamente contestata all'interno del partito, anche grazie a voci di pigrizia professionale e di alcolismo che i suoi avversari hanno messo in giro senza troppa pietà. Ma il bersaglio grosso è ovviamente il Labour. Dove Gordon Brown, il delfino designato da Tony Blair, sta mobilitando le proprie forze facendo appello al bagaglio culturale più rassicurante. La sua risposta al debutto di Cameron è in una mozione degli affetti che tocca il cuore della tradizione laburista: «Alla radice della nazione britannica vi sono le idee di libertà, responsabilità e giustizia. Perché le persone non sono isole autosufficienti, ma membri di una comunità legata dalla responsabilità e dal senso morale». Un'altra idea di libertà, per l'appunto. Che oggi si fa forte degli straordinari risultati di benessere e sviluppo che il governo laburista ha garantito al paese. Ma che domani, se il ciclo economico si invertisse, non basterebbe più ad arginare la ritrovata vitalità dei Tories. E già adesso Cameron incassa il successo nei sondaggi: se si votasse oggi, ha rivelato nei giorni scorsi il Guardian, vincer^be lui, anche nel testa a testa contro Gordon Brown. Una vittoria per ora solo mediatica, ma si comincia sempre così. Dìvieto di fumo «Sono contrario preferirei che per legge i pub e i ristoranti fossero divisi in zone fumatori e non fumatori» Caccia alla volpe «Voglio rendere di nuovo legale la caccia con i cani Ho fatto il cacciatore una decina di volte» Club soli uomini «Basta con i club dei conservatori chiusi alle donne Un circolo politico deve far entrare tutti» Il terzo figlio «Quando nascerà chiederò di prendere un permesso di paternità E'possibile fare bene sia il padre che il politico» Tony Blair, venerdì in Iraq David Cameron, il nuovo leader dei Tories britannici, ha 39 anni

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