«Sono i nuovi poveri il dramma dell'Italia» di F. Gu.

«Sono i nuovi poveri il dramma dell'Italia» L'ALLARME DELLA COIVIUNITA' «NELLE NOSTRE MENSE VENGONO MOLTI ANZIANI» «Sono i nuovi poveri il dramma dell'Italia» Sant'Egidio: in un anno cresciuti di 800 mila ROMA Crescono i nuovi poveri, soprattutto al sud, mentre gli immigrati, malgrado le restrizioni della legge Bossi-Fini, costituiscono sempre più una risorsa per il Paese. È il quadro tracciato da Mario Marazziti, uno dei fondatori della Comunità di Sant'Egidio, nel corso della conferenza stampa di presentazione della guida «Dove mangiare, dormire, lavarsi». La Comunità pubblica la guida a Roma, ma anche a Firenze, Genova, Napoli e Barcellona. «L'idea di realizzare questa guida - ha spiegato Marazziti - è nata dal fatto che ci siamo accorti, aiutando e stando a contatto con le persone che vivono in strada, di essere depositari dei loro segreti di sopravvivenza. Ci siamo resi conto di avere molte informazioni, così abbiamo deciso di inserirle in una guida». Attraverso le numerose mense, i centri di accoglienza e di aiuto, i consultori gestiti dalla Comunità, ha spiegato Marazziti, risultano confermati i trend nazionali per quel che riguarda l'aumento dei cosiddetti «nuovi poveri»: «Ottocentomila italiani in più rispetto al 2004, un dato allarmante. Ormai più della metà dei frequentatori dei nostri centri - osserva - sono persone che hanno una casa, ma che non riescono più ad arrivare alla fine del mese. Questo perché il raddoppio effettivo del costo dei generi alimentari, se incide solo per il dieci per cento sul tenore di vita della fascia medio-alta, incide per il settanta per cento su quella bassa». -L'identikit dell'utente delle mense di Sant'Egidio, insomma, è lentamente ma inesorabilmente cambiato: «Vengono molti anziani, che vivono magari dall'altra parte di Roma e che si sobbarcano lunghi viaggi in autobus perché hanno assoluto bisogno di generi alimentari, o di vestiti. E in media frequentano la mensa in un arco di tempo più lungo rispetto agli stranieri, che invece si sistemano prima». A fare da contraltare alla difficile situazione della fascia medio-bassa degh italiani, infatti, c'è per Marazziti la sorprendente vitalità economica oltre che anagrafica, degli immigrati. «In Itaha vivono tre milioni di stranieri tra regolari e non. L'anno scorso hanno fatto 49 mila figli, consentendo all'Italia per la prima volta da anni di avere un saldo della popolazione positivo. Senza gh stranieri, infatti, avremmo avuto trenta mila abitanti in meno. È importante notare che il 27 per cento delle richieste di permessi di soggiomo proviene da famighe, evidente segno di stabilizzazione». Un'altra buona notizia, ha aggiunto Marazziti, è che gh stranieri pagano le tasse: nel 2002 abbiamo avuto quasi due mihoni di dichiarazioni dei redditi di immigrati, che hanno versato alle casse dello stato 1 miliardo e 766 milioni di euro. A ciò si aggiunga che un milione e duecento mila immigrati ormai hanno un conto in banca. Risultati più difficili da ottenere per la nuova immigrazione, secondo Marazziti, a causa della Bossi-Fini, che «mira a contenere i flussi, invece che a favorire l'integrazione, col rischio di creare delle sacche di emarginazione troppo vaste, che potrebbero diventare come le banlieues francesi. Eppure, pur aumentando le difficoltà del viaggio, l'immigrazione non si ferma. Basti pensare all'ecatombe del canale di Sicilia e dell'Adriatico: sono morti, negh ultimi quindici anni, 2.279 immigrati, stando ai dati ufficiali. Il che vuol dire alméno 7.000 reah. Molto più delle torri gemelle». [f. gu.]

Persone citate: Marazziti, Mario Marazziti